di Dario B. Caruso
Cantava Faber nel millennio scorso: “le acciughe fanno il pallone che sotto c’è l’alalunga”.
Il significato di questa meravigliosa e complessa canzone scritta da De André insieme ad Ivano Fossati sembra composta oggi, per attualità e colore.
Le acciughe vengono attratte dalla luce lunare, una leggenda le racconta come antiche stelle cadute nel mare che sentono la necessità di tornare in cielo alla vista del satellite terrestre.
Le lampare dei pescatori – che simulano questo chiarore – attraggono i banchi di piccoli pesci che risalendo in superficie formano un grande vortice circolare che somiglia ad una palla gigante.
Sulla superficie del mare ci sono le reti dei pescatori, pronte a raccogliere le acciughe e trascinarle in barca.
Sotto il pallone c’è l’alalunga, una qualità di tonno che caccia le acciughe.
Insomma, da qualsiasi parte esse si volteranno la probabilità di sopravvivere è vicina allo zero.
Renderanno felici le pance degli uomini o quelle di pesci più grandi, secondo le leggi naturali della catena alimentare.
Ho realizzato questa canzone lo scorso anno scolastico, con un gruppo di bambini di scuola primaria. Ne hanno apprezzato il testo, poetico e ipnotico, colto e popolare ad un tempo, la melodia, calda e apparentemente ninnananneggiante, il ritmo, tranquillo ma non sonnolento.
Pochi giorni fa i giornali hanno parlato di sardine, parenti stretti delle acciughe, e mi è tornata alla mente questa canzone.
Le ho apprezzate, le sardine, e stimate così stipate in un grande spazio divenuto stretto, rivendicare la loro libertà di pensiero e di non appartenenza, come stelle cadute in un mare infinito.
Ho pensato che avrei voluto esserci anch’io, tra quelle sardine, e avrei guardato la luna sperando nella verità di quella luce.
Deve essere imbarazzante scegliere tra la lampara e l’alalunga, difficile perché non esiste il minore dei mali tra due mali.
Preferisci un pestone sull’alluce o un pizzicotto sull’avambraccio?
Vuoi morire per un colpo di pistola o avvelenato?
Noi sardine siamo pesci piccoli.
Se vediamo la luna facciamo il pallone.