Quando, un mese fa più o meno, l’ingegner Claudio Lombardi è entrato nella giunta di Rita Rossa, con l’incarico di assessore alle politiche di tutela e valorizzazione dell’ambiente, più di qualcuno ad Alessandria ha avuto da ridire, soprattutto a sinistra naturalmente. A parecchi da quelle parti non è piaciuto che Sel, tramite l’ex manager della Ferrari, si prestasse ad offrire alla giunta una “sponda”, dopo le burrascose uscite dalla maggioranza di Nuccio Puleio e Giorgio Barberis. Si dice che anche all’interno del partito di Vendola non siano mancati i momenti di tensione, poi almeno formalmente superati. Ma Claudio Lombardi ha una tenacia pari alla sua ampia preparazione, e se si mette in testa un traguardo, lo raggiunge. E oggi, sia pur in un contesto che definire precario è eufemistico, non “molla la presa”, ed è costantemente al lavoro tra riunioni, proposte, progetti. Non ha neppure un ufficio suo (“non mi serve, condivido questa stanza al quarto piano con l’assessore Ferraris, in orari diversi”) e men che meno una segretaria: gli basta l’agenda, un telefono, e un foglio su cui, durante l’intervista, traccia priorità ed emergenze del suo assessorato, collegando con delle “frecce” alle possibili soluzioni.
Ingegner Lombardi, perché entrare in giunta, in un momento così particolare?
(ci pensa un momento, ndr) Per senso di responsabilità, prima di tutto. Troppo comodo star fuori, criticare e lasciare le “patate bollenti” in mano ad altri. Oltre tutto mi è stato proposto un assessorato tecnico, assolutamente in sintonia con le mie competenze, ma anche con la vocazione ambientalista di Sel. Perché avrei dovuto rinunciare? Sia chiaro: rispetto moltissimo le motivazioni ideali che hanno indotto Puleio e Barberis a fare scelte diverse. Ma Sinistra Ecologia Libertà è certamente un partito con ambizione e vocazione di governo, e non di opposizione sempre e comunque. Quindi eccoci qui.
Con quali priorità?
Una su tutte: i rifiuti. Dobbiamo riuscire a dare un assetto stabile a tutta la filiera: dalla raccolta allo smaltimento. Amiu, credo che sia noto, è in liquidazione per cause imputabili alla precedente amministrazione di centro destra: mancato trasferimento, per più anni, della tassa rifiuti, e scelte sbagliate, che hanno portato ad una situazione regressiva, e al contempo a sostenere spese pesanti. Mi riferisco, in particolare, alla scelta di abbandonare la raccolta domiciliare, e di tornare alla stradale, con tutte le conseguenze del caso. A questo punto, comunque, non resta che auspicare che vada in porto il progetto di affidare temporaneamente la raccolta direttamente all’Aral, in attesa di compiere scelte definitive, che passeranno anche attraverso la riorganizzazione delle regole e degli assetti del comparto, di cui avete parlato di recente con l’assessore provinciale Lino Rava.
Da parte mia, auspico che l’attività possa rimanere, anche in prospettiva, in mano pubblica: è un settore davvero molto delicato. Intanto, però, prepariamoci a gestire l’emergenza di questi mesi: quel che mi sento di garantire è che non ci sarà nessuna interruzione delle prestazioni: anzi, cercheremo di fare il possibile per migliorare in servizio.
Altro tema caldo assessore: le fognature…
Alessandria è una città in cui ben 25 mila persone, ossia più di una su quattro, non beneficia di fogne moderne, ossia con servizio completo di depurazione. E’ il caso della Fraschetta, in particolare, ma anche di S. Michele e Osterietta. E’ semplicemente scandaloso: in Fraschetta, in particolare, esiste un semplice collettore fognario, che scarica nel Rio Lovassina, e da lì in Tanaro, senza depuratore. La scorsa giunta, pur avendo gli strumenti per procedere, non lo fece, o lo fece molto parzialmente: e non mi chieda che fine hanno fatto quelle risorse, perché non so rispondere, e come tutti attendo chiarimenti dalla commissione ad hoc. Intanto però dobbiamo risolverla, questa questione: l’Amag ha stanziato le risorse, ci sono sul tappeto due ipotesi, e spero che presto si prenda una decisione definitiva.
Lei, ingegner Lombardi, in Fraschetta ci vive: tra servizi scarsi e inquinamento elevato, i contribuenti di quell’area sono un po’ a credito con il comune, non le pare?
Consideri che dalla Fraschetta arriva circa il 70% del Pil alessandrino, dato l’insediamento delle grandi fabbriche su quel territorio. E in effetti come area è sempre stata molto trascurata. Non so se sia questo il momento migliore per invertire la tendenza, ma ci proveremo.
Già che siamo in tema e nei pressi, parliamo del polo chimico? Al processo in corso il compito di stabilire chi sono i responsabili: ma un fatto certo è che quegli impianti, nei decenni, hanno riempito di veleni il territorio circostante. Come se ne esce?
Va portato avanti, con rigore, il processo di bonifica del suolo e della falda da cromo esavalente, e a al contempo va costantemente verificato che l’Aia (autorizzazione integrata ambientale), ossia la possibilità dell’azienda di continuare a produrre, ma solo a certe condizioni di impatto sull’ambiente, sia effettivamente rispettata. Da questo punto di vista autorizzazione e controllo spettano a Provincia e Arpa: ma è pur vero che, invece, la responsabilità della salute dei cittadini è in capo al sindaco: per cui sta anche a noi incalzare, e vigilare chiedendo massima trasparenza e chiarezza. Stiamo parlando, lo sappiamo tutti, di un inquinamento ambientale che è in corso da un secolo, e che non può scomparire da un giorno all’altro, per magia. Però attenzione: certo, se penso alla situazione di quando ero ragazzo io, e ad oggi, non posso non constatare che la situazione è migliorata. Ma esiste nella bonifica una variabile importante, perché sia efficace, ed è il tempo: da questo punto di vista garanzie vere e verificate mi pare che ancora non ce ne siano. E poi c’è l’altro aspetto: il polo chimico è “sito Seveso”, ossia a rischio di incidente rilevante. Ecco, di questo, e delle possibili conseguenze, certamente si parla troppo poco.
Assessore, altra questione è l’inquinamento da “polveri sottili”: pare che un effetto benefico della crisi sia proprio un miglioramento della qualità dell’aria. E’ così?
Diciamo che la “decrescita infelice” da crisi economica e occupazionale ha certamente comportato un miglioramento della qualità dell’aria cittadina, ma rimangono alcuni elementi di criticità. Soprattutto c’è un po’ di confusione sulle cause: l’attività industriale su questo fronte oggi incide pochissimo, e così il riscaldamento delle abitazioni, che ad Alessandria è in gran parte ormai a gas. La parte del leone nell’inquinamento da polveri sottili la fanno invece i motori diesel più vecchi: sia veicoli privati, che del trasporto pubblico. Ed è lì che bisognerebbe intervenire. Come? Semplicemente chiudendo il traffico a quel tipo di veicoli.
Più facile a dirsi che a farsi, ingegner Lombardi…
Ci vuole semplicemente determinazione, e una stretta collaborazione tra assessorati diversi: ambiente, trasporti, salute. Ci sono esempi virtuosi di altri comuni a cui ispirarsi: Firenze prima di tutto, ma anche Milano o Torino. E poi, naturalmente, è necessario ragionare su una riorganizzazione del trasporto pubblico cittadino, con Atm. Bisogna rinnovare il parco macchine, ma anche mettere a punto una serie di parcheggi attorno alla città, con servizio bus ecologico per portare le persone in centro. Ci vuole tempo, naturalmente, e un po’ di serenità, che in questo momento manca. Ma qualche passo in avanti, se non altro nell’analisi del problema, lo abbiamo fatto: pensi che la giunta precedente era arrivata a negare il nesso tra Pm10 e traffico automobilistico, e a collocare le aree Ztl in stradine di periferia, giusto per ottemperare formalmente agli obblighi di legge: sono cose da pazzi!
E i fiumi, assessore? Quasi vent’anni dopo la tragica alluvione del ’94, Alessandria può dirsi davvero ‘al sicuro’?
Purtroppo no: anzi, oggi il rischio potenziale di esondazione non è inferiore a quello di allora. Lo sarà quando avremo completato alcune opere che sono in corso di realizzazione: in sostanza la sopra elevazione degli argini del Tanaro di un metro, che dovrebbe essere ultimata entro novembre. Ma, naturalmente, la questione vera va affrontata a monte della città, e non a valle: realizzando quelle casse di esondazione che, noi, come Sel, chiediamo da tempo, e che però dipendono da finanziamenti regionali.
Poi ci sarebbe la questione del nuovo Cittadella: lei fu tra coloro che erano completamente contrari all’abbattimento del vecchio ponte: ha cambiato idea?
Assolutamente no, ed è una ferita che brucia ancora. Abbattere il Cittadella è stato assolutamente ininfluente ai fini della sicurezza di Alessandria, e ha privato la città di un’opera dal grande significato storico. In più, costruirne il nuovo Cittadella costerà ‘un botto’, è risaputo: ma rinunciare avrebbe significato dire no anche ad ingenti risorse, legate al Pisu, per cui è inevitabile guardare avanti, anziché recriminare sul passato. A me piacerebbe che una parte di quelle risorse servissero anche a rivitalizzare le sponde del Tanaro, a renderle davvero fruibili alla cittadinanza: oggi sono sporche e semi abbandonate. Eppure ci sono esperienze, da Torino a Pavia, che ci mostrano come un fiume cittadino possa diventare anche risorsa, e luogo di aggregazione per la comunità. Speriamo di riuscirci.
Ettore Grassano