Provincia di Alessandria: chi dice che manca l’offerta culturale? [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

 

Se Guccini cantava con malinconia intrisa ad amore “la grazia o il tedio a morte/del vivere in provincia”, in realtà  nelle province italiane  vi è  spesso un tessuto culturale e associativo assai vivace. Un fenomeno che lascia ben sperare in un paese come l’Italia, dove 2/3 della popolazione risiede al di fuori delle grandi aree metropolitane visto che la cultura è considerata come una delle modalità di utilizzo del tempo libero in grado di creare opportunità economiche di rilievo.

Ad Alessandria e dintorni, ad esempio, ci sono 6,8 librerie ogni 100.000 abitanti, un dato non trascurabile, considerata la dispersione della popolazione. Nostalgici di quel piccolo mondo antico che erano le nostre città negli anni’80/90, riusciamo a trovare certezze nel permanere di alcune delle storiche librerie, seppure rimodernate ai mutamenti degli stili di vita e alla diffusione degli e-book e di Internet, che più che negozi erano circoli di incontri e di chiacchiere tra gli intellettuali locali,  affiancate dai nuovi Feltrinelli e Mondadori Book Store.

Un elemento di certezza che, invece, non troviamo più sono i vecchi cinema, un tempo parte integrante e simbolica dei centri storici, sostituiti dalle moderne multisala: ci sono più di 2.000 posti a sedere ogni 100.000 abitanti e l’offerta di spettacoli teatrali e dal vivo è elevata ( 88,2 ogni 100.000 abitanti).

Nel contempo, seppure con mille difficoltà, connesse alla necessità di una nuova gestione improntata a criteri più manageriali dei beni culturali, sta migliorando il grado di promozione dell’offerta culturale statale.

Tutto ciò grazie a una competizione anche culturale tra le diverse cittadine della Provincia che già di per sé hanno una buona dotazione di infrastrutture culturali, con stagioni teatrali disseminate in quasi tutte le città centro-zona.

Se nel capoluogo, nel 2016, dopo anni di chiusura a causa dell’amianto è stata riaperta la Sala Ferrero (e comunque l’offerta teatrale non manca, distribuita fra diversi altri teatri cittadini: Alessandrino, Ambra, San Francesco), Casale Monferrato, Novi Ligure, Tortona, Valenza, Acqui Terme, Ovada ma anche Gavi, Arquata Scrivia, Bistagno e diversi altri piccoli centri vantano una stagione o un buon cartellone teatrale.

Vi sono poi iniziative di intrattenimento nel territorio, come Vignale Monferrato Festival, promosso sempre dalla Fondazione Piemonte dal Vivo, che ricalca le orme di quel che è stato Vignale Danza, Il cartellone è dedicato all’eccellenza della danza internazionale, spaziando nei diversi linguaggi dell’arte coreutica. Un altro appuntamento di intrattenimento musicale che si ripete ogni anno è l’Isola in Collina, a Ricaldone, festival giunto alla 25 esima edizione che dal 1992 ricorda Luigi Tenco nel paese del Monferrato in cui è cresciuto e sepolto.

Sotto il profilo dell’heritage, non manca la presenza di beni faro, quali la Cittadella di Alessandria, in cerca di una vocazione che ne attualizzi il ruolo propulsivo in città, il Castello di Casale Monferrato, citato addirittura ne “I Promessi Sposi” , nelle pagine che ricordano la guerra tra Mantova e il Monferrato, Acqui Terme con i resti di un antico acquedotto romano e ancora due siti di interesse inseriti nel polo museale nazionale , quali Libarna, un’antica città romana , area archeologica statale, oggi teatro di eventi culturali, (nel 2017 ha registrato 3732 visitatori),  e il Forte di Gavi, una fortezza  difensiva costruita dai genovesi su un preesistente castello di origine medioevale, oggi di proprietà demaniale, adibito a struttura museale (nel 2017 i visitatori sono stati 10.189).

Molteplici anche i musei e le esposizioni degne di nota, dalla Pinacoteca del Divisionismo della Fondazione di Tortona, con il vicino studio del Pellizza a Volpedo, Palazzo Monferrato ad Alessandria, la gipsoteca del Bistolfi a Casale Monferrato.

Sono numerose le attrattive presenti in provincia, ma forse per apprezzarle bisogna averle prima interiorizzate, come notava Cesare Pavese: “Che cos’è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne.”