di Alex Reale
Pennywise è tornato a Derry dopo 27 anni. Il club dei Perdenti è costretto a riunirsi per sconfiggere ancora una volta lo spaventoso Clown.
Dopo il primo capitolo uscito nel 2017, il regista Andy Muschietti porta in sala la seconda parte dell’omonimo romanzo del 1986 di Stephen King. Nel prequel avevamo lasciato Bill e il giovane club dei Perdenti sul finire dell’estate del 1989 con il terrificante Pennywise sconfitto e cacciato dalla cittadina di Derry, ma con la consapevolezza che da lì a ventisette anni sarebbe potuto tornare per placare la sua fame di paura e terrore.
È proprio dal ritorno di Pennywise che prende avvio questo secondo capitolo. Una nuova strage di innocenti costringerà infatti il club dei Perdenti a riunirsi per tenere fede alla promessa suggellata col sangue: ritornare in città per sconfiggere ancora una volta il Clown, l’incarnazione della paura. Ciò porterà a galla tutte le paure, le insicurezze e i sensi di colpa sedimentati nei ricordi dei protagonisti ormai adulti, scatenando emozioni e ricordi repressi.
Muschietti compie un’operazione interessante, strutturando il film su flashback e intrecciando la narrazione tra presente e passato, portando così in scena i Perdenti cresciuti alle prese con i propri fantasmi. Il messaggio è chiaro: affrontare le proprie paure e avere il coraggio di vederle per ciò che sono realmente è l’unico modo per sconfiggere Pennywise. Il regista rimane così fedele all’idea originale di Stephen King, che riuscì nell’intento di celebrare la potenza dell’infanzia nel generare e sconfiggere mostri.
Rispetto al primo capitolo, nel quale il regista aveva cavalcato l’ondata di nostalgia anni ’80, con l’intenzione di creare una pellicola sulla perdita dell’innocenza che ricordasse volutamente film come Stand By Me – Ricordo di un’estate, I Goonies e La storia infinita, questa seconda parte assume sfumature più adulte, cercando di portare su schermo un vero e proprio film dell’orrore. Se però nella prima parte Muschietti riesce nel suo intento, nella seconda il regista perde il focus del film.
Infatti, per quanto il racconto riesca ad appassionare e perfino commuovere lo spettatore, il fattore paura e suspence tradisce le aspettative. Risulta assente un’intelligente costruzione della suspence, che si crea su una serie decisamente numerosa di jump scares a volte fin troppo prevedibili. Pur confezionando sequenze stilisticamente interessanti, Muschietti non riesce così a dare vita a una struttura della suspence realmente convincente.
Nonostante ciò, il regista può fare affidamento sull’ottima interpretazione di Bill Skarsgård, che dà vita, anche questa volta, a un Pennywise spaventoso. L’attore risulta infatti convincente in tutte le diverse personificazioni della Paura, declinata secondo le diverse sfaccettature psicologiche dei personaggi, restituendo tutto il potenziale terrificante del Pennywise di Stephen King.
A rubare la scena in questo secondo capitolo è però Bill Hader, nei panni di Richie Tozier, un personaggio tridimensionale e perfettamente riuscito. Altra performance da sottolineare è quella di Eddie Kaspbrak, interpretato da un ottimo James Ransone. I due sono autori di una performance ben superiore a quella delle due star di punta: James McAvoy e Jessica Chastain, rispettivamente nei panni di Bill Denbrough e Beverly Mash, risultando più credibili e coinvolgenti.
Da sottolineare anche le ottime ambientazioni e scenografia del film, che mostrano ancora una volta l’accuratezza con cui Muschietti ha voluto rendere omaggio a uno dei più grandi classici della letteratura horror di Stephen King. Ogni scena può infatti contare su una scenografia diversa, curata nei minimi dettagli e inquietante a suo modo.
Il vero problema del film è costituito dal ritmo della pellicola. Nella prima parte del film, il racconto si perde molto, dimostrando in modo forse eccessivo la preferenza dello sceneggiatore Gary Dauberman nel raccontare i Perdenti da bambini, tralasciando però un’approfondita caratterizzazione dei personaggi adulti. Nella seconda parte, invece, gli avvenimenti si fanno più veloci, a volte frenetici, fino ad arrivare a una risoluzione fin troppo sbrigativa, fallendo nel rendere giustizia al finale del romanzo, come successe in occasione del primo adattamento cinematografico del 1990, con uno straordinario Tim Curry protagonista.
Nel complesso però, Muschietti riesce a dare vita a una storia di crescita, redenzione e accettazione decisamente attuale, rimanendo fedele al suo predecessore, nonostante non riesca a giungere a un epilogo con la stessa delicatezza del prequel. Nonostante manchi di quella complessità e profondità che hanno reso il romanzo di Stephen King uno dei migliori del suo genere, It – Capitolo Due è una pellicola ben confezionata, capace di coinvolgere ed emozionare lo spettatore, segnando una più che sufficiente conclusione del primo capitolo del 2017.
It – Capitolo Due
Regia: Andy Muschietti
Cast: James McAvoy, Jessica Chastain, Bill Skarsgard, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Xavier Dolan, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone, Andy Bean, Jaeden Martell, Wyatt Oleff, Jeremy Ryan Taylor, Chosen Jacobs, Jack Dylan Grazer
Soggetto: Stephen King (romanzo)
Sceneggiatura: Gary Dauberman, Jeffrey Jurgensen
Fotografia: Checco Varese
Montaggio: Jason Ballantine
Scenografia: Paul D. Austerberry
Costumi: Luis Sequeira
Produzione: Seth Grahame-Smith, David Katzenberg, Roy Lee, Dan Lin, Barbara Muschietti per New Line Cinema
Distribuzione: Warner Bros. Pictures