5 è il numero perfetto [Oggi AL cinema]

di Alex Reale

 

 

Toni Servillo è un guappo in pensione in un noir d’atmosfera tratto da una classica graphic novel italiana di Igort

Due braccia, due gambe, una testa”: 5 è il numero perfetto, la somma delle parti che rendono l’uomo completo e autonomo, capace di badare a sé stesso e di prendere le proprio scelte, rintanandosi se necessario in un guscio esistenziale prima di uscirne per portare a termine un compito gravoso, ma necessario.

È da questo assunto che parte l’opera prima di Igort, regista e fumettista cagliaritano cresciuto artisticamente a Bologna tra le pagine di Linus, Alter e Frigidaire. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 nella sezione Giornate degli Autori, 5 è il numero perfetto è l’adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel del 2002 ad opera dello stesso Igort, che si rende autore di un’operazione estremamente coraggiosa. La stessa storia viene infatti ripresa a oltre quindici anni di distanza, comportando un ripensamento del materiale e una lavorazione sia tecnica – dovuta al cambio di medium – che emotiva, a causa della diversa età ed esperienza.

Il film, ambientato nel 1972, segue le vicende di Peppino Lo Cicero, interpretato da un superlativo Toni Servillo, sicario della Camorra in pensione, costretto a tornare in azione dopo l’omicidio di suo figlio. La morte di Nino, anch’egli sicario, tira fuori Peppino dalla sua reclusione, innescando una serie di azioni e reazioni in un mondo fatto di violenza, che il protagonista non ha mai realmente smesso di amare. Ecco dunque Peppino procedere a passo leggero come un eroe byroniano abbandonato a sé stesso, attraverso i vicoli e gli edifici barocchi di una Napoli cupa e tetra, continuamente imbeccata da una pioggia scrosciante che confonde le forme della città, mischiando ombre e luci in un affresco suggestivo che ricorda la Sin City di Frank Miller.

Peppino Lo Cicero sembra una versione italica del Dick Tracy di Warren Beatty, ma 5 è il numero perfetto non si perde nella mera imitazione degli immaginari statunitensi. Peppino è un assassino d’altri tempi, fedele a un codice d’onore che dà vita al delicato equilibrio tra bene e male, sul quale ritiene debba reggersi l’intero mondo della criminalità, ricordando le figure criminali dei fumetti italiani Diabolik e Kriminal.

Igort riesce così nel tentativo di raccontare una storia locale ed efficace, capace di diventare universale nei temi e nella sensibilità. Il film, oltre a celebrare una Napoli notturna e silenziosa, si alimenta di una certa vitalità nei numerosi riferimenti al cinema poliziesco nostrano anni Settanta e ai fumetti menzionati, lontani dalla figura dell’eroe americano senza macchia.

Ad aiutare l’antieroe dannato Lo Cicero, ci sono due vecchi amici: Totò o’ Macellaio, intepretato da un sacrificatissimo Carlo Buccirosso, e la vecchia fiamma di Peppino, Rita, portata sullo schermo da una convincente e affascinante Valeria Golino. Le relazioni e le dinamiche dei vari rapporti tra i personaggi sullo schermo vengono però appena accennate, lasciando molto più spazio ai ricordi e alle parole di Peppino, i cui pensieri rimandano a un altro classico della nona arte: il Rorschach del Watchmen di Alan Moore.

Igort è egregio nel mantenere intatta l’efficacia dei dialoghi originali, semplici ma di impatto nel tratteggiare la coscienza sporca di un padre ferito e deluso da ciò che è diventato. 5 è il numero perfetto si affida a un incredibile Toni Servillo, che sembra nato per essere Lo Cicero, sempre a suo agio nel dare espressione alla dimensione tormentata del protagonista, affogato nei suoi rimorsi, nella sua rabbia e nei suoi pensieri.

La messa in scena non riesce però a tradurre una delle più grandi qualità del fumetto, l’intelligente equilibrio tra componente realistica e visionaria. Igort, a causa del cambio di medium, è costretto a fare una scelta ben precisa. Abbandona così ogni tentativo di ricostruzione dei sogni e degli incubi, preferendo affidarli soltanto alla parola, evitando di perdersi nel labirinto di un difficile adattamento visivo. Il regista suddivide ogni tanto lo schermo in piccole vignette per esaltarne i dettagli scenici, vivificati dall’ottima fotografia di Nicolaj Bruel (Dogman) che si ispira al Era mio padre di Sam Mendes con una prevalenza cromatica del giallo e del verde soffusi, d’atmosfera.

Nel suo grande impatto estetico, il film sfrutta e cita il cinema action di John Woo, da The Killer (1989) a Hard Boiled (1992), con rimandi cinematografici tarantiniani e reminiscenze orientaleggianti del Takeshi Kitano di Outrage, soprattutto nella suddivisione in capitoli e nella struttura delle sparatorie, con l’utilizzo del rallenty e degli studiati movimenti di macchina. Un peccato l’aver rinunciato a un montaggio sonoro più curato, lasciando molto spazio a rispolverate sonorità elettroniche, accompagnate da oboi e mandole, con rimani ai classici gangster movie americani del passato.

È su questo scenario che si appoggia furtiva la narrazione di Igort, una storia di vendetta, nostalgia e tradimenti, che si trascina in una Napoli silenziosa e piovosa come mai prima. Nel complesso, il debutto alla regia di Igort è più che positivo, riuscendo nel difficile tentativo di portare in sala un cinecomic noir dal taglio partenopeo e di forte valenza autoriale. Nonostante alcuni difetti legati a una narrazione a volte troppo confusionaria, 5 è il numero perfetto è un film riuscito, da conservare, e dal quale il cinema italiano contemporaneo potrebbe prendere spunto per avventurarsi nella sperimentazione di un genere cinematografico a lungo snobbato.

 

5 è il numero perfetto

 Regia: Igort

Cast: Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso

Soggetto: Igort (graphic novel)

Sceneggiatura: Igort

Fotografia: Nicolaj Bruel

Montaggio: Jan Hameeuw

Scenografia: Nello Giorgetti

Costumi: Nicoletta Taranta

Suono: D-Ross, Startuffo

Produzione: Marina Marzotto e Mattia Oddone per Propaganda Italia e Elda Ferri per Jean Vigo Italia con Rai Cinema

Distribuzione: 01 Distribution