di Cristina Bargero
Fu una proposta di legge del deputato Luigi Luzzatti, nel lontano 1903, a istituire l’Istituto Case Popolari, che in seguito divenne Istituto Autonomo Case Popolari, con la finalità di sopperire alle esigenze abitative dei ceti meno abbienti.
La “legge Luzzatti” aveva previsto la possibilità di costituire a livello territoriale enti economici di pari caratteristiche. Luzzatti infatti aveva mutuato nella normativa nazionale l’esperienza di Trieste dell’Istituto Comunale per gli alloggi minimi.
La problematica della casa a distanza di più di 100 anni nonostante gli interventi legislativi e i proclami che si sono succeduti rimane scottante. Le case popolari in Italia scarseggiano sono 750 mila coloro che occupano un alloggio di edilizia sociale, mentre i richiedenti sono 1,7 milione. Il rapporto “The State of Housing in the EU 2017” stima che nel nostro Paese solo il 3,7% del patrimonio residenziale sia adibito a edilizia sociale, cifra irrisoria rispetto al 17,6% dell’Inghilterra e al 16,8% della Francia.
Di fronte all’acuirsi del disagio sociale il Governo nel 2015 aveva adottato il Piano Casa: il primo “step” prevedeva la vendita delle case popolari da parte degli Iacp, dei Comuni e degli altri enti pubblici proprietari, il secondo il recupero delle case sfitte.
Con la legge di bilancio 2015 sono stati stanziati un fondo di 468 milioni da destinare alla ristrutturazione con adeguamento energetico ed antisismico di 12mila alloggi facenti parte del patrimonio di Iacp, Ater e Comuni e un fondo di 226 milioni per morosità incolpevole e di 100 milioni per il sostegno all’affitto. In aggiunta sono state previste delle misure deterrenti serie per gli occupanti abusivi di alloggi popolari (annullamento contratti già sottoscritti, divieto di allaccio d’acqua, luce e gas).
I fondi però risultano ancora insufficienti per la costruzione di nuovi alloggi, per la manutenzione di un patrimonio vetusto, mentre aumenta il numero delle morosità incolpevoli.
La Regione Piemonte, da parte sua, se da un lato ha recentemente varato politiche innovative sull’housing sociale creando una rete del welfare abitativo che dovrà basarsi su una programmazione strategica, dall’altro già nel 2014 aveva modificato l’assetto delle Agenzie Territoriali per la Casa, che sono passate da 7 a 3: un’Agenzia per la casa del Piemonte Nord, per l’ambito territoriale Novara/Vco, Biella e Vercelli, un’Agenzia per la casa del Piemonte Centrale, per l’ambito territoriale della Provincia di Torino e un’Agenzia per la casa del Piemonte Sud che subentra alle Atc di Alessandria, Asti e Cuneo.
L’Atc competente per il nostro territorio, come anche le recenti cronache denunciano, mostra una serie di criticità nel bilancio 2017 (ultimo anno disponibile sul sito), già evidenti dall’analisi della gestione caratteristica dell’azienda, dove pur a fronte di entrate per circa 22 milioni di euro e quasi 3 milioni di contributi ricevuti, la gestione caratteristica presenta un saldo negativo di oltre 3 milioni e 300 mila euro.
Il risultato delle attività finanziarie
(-143.463 euro) e delle partite straordinarie (-1.586.000) non fanno che peggiorare il risultato del 2017 che chiude con oltre 5 milioni di perdita ante-imposte, risultato questo che sommato agli oltre due milioni di imposte dell’esercizio porta ad un poco gratificante risultato negativo di oltre 7 milioni di euro.