di Ettore Grassano
Marco Protopapa, da Acqui Terme, è l’assessore della giunta Cirio con le deleghe a Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca. Settori delicati, per una Regione con una forte vocazione agricola, e anche da sempre in prima fila sul fronte del cibo come difesa della propria cultura e tradizione. “Stiamo completando, e lo faremo entro l’estate, la fase della ricognizione delle diverse situazioni e realtà territoriali: emergenze a parte, dall’autunno si parte con la progettualità, che sarà fortemente condivisa con i territori”.
Protopapa, ad Acqui Terme, è stato candidato sindaco della Lega, ed è capogruppo in consiglio comunale (“incarico a cui dovrò probabilmente rinunciare”), per cui conosce a fondo le esigenze di quel territorio: “sicuramente sì, ma girando il Piemonte mi sto rendendo conto di quanto sia omogenea la situazione della nostra agricoltura, di quante eccellenze esistano, e di come la necessità condivisa sia quella di fare ‘rete’, e di valorizzare prodotti che hanno enormi potenzialità, ma spesso anche finora difficoltà a presentarsi in maniera adeguata su un mercato ampio, che non è più soltanto quello locale”.
Partiamo da qui, Assessore: cosa può fare la Regione per aiutare gli agricoltori, e tutta la filiera del comparto?
Tantissimo, e più di quel che è stato fatto finora. Penso soltanto al fatto che, per una serie di scelte strategiche sbagliate, il centro sinistra non ha adeguatamente utilizzato, negli anni scorsi, i fondi comunitari a disposizione. Puro autolesionismo, e intendiamo ripartire da lì: con un percorso, già avviato, di ascolto e di condivisione con l’associazionismo di categoria, che è variegato e molto dinamico, per supportarli davvero, ovviamente per quanto di competenza della politica regionale. Il business lo devono fare loro, come imprenditori agricoli. Il nostro compito è fare in modo che possano agire in maniera ottimale, e il più possibile ‘leggeri’ sul fronte della burocrazia.
La difesa del ‘Made in Italy’ è da sempre un punto di forza e un baluardo della Lega: come concretamente cercherete di ‘battere’ questa strada?
Con il gioco di squadra, nel senso che queste partite si vincono su altri campi, non a livello regionale ma nazionale, e in Europa. Con il Ministro Centinaio la sintonia è totale, e qualche battaglia è già in corso, ad esempio sul fronte della difesa del nostro riso. Ma penso alla carne piemontese, alle quote latte che interessano in particolare la provincia di Cuneo, e poi a tutti i nostri prodotti enogastronomici tipici, e preziosi. Siamo un paese per il quale enogastronomia significa ricchezza: sia in termini culturali e di identità, sia di fatturato per le aziende, soprattutto piccole e medie. Possono scordarsi che accettiamo di farci invadere da prodotti dozzinali, di incerta provenienza e potenzialmente nocivi, oltre che lesivi per la nostra economia.
Una tutela che riguarda anche, ad esempio, il vino piemontese? Abbiamo eccellenze conclamate, ma anche vitigni che fanno fatica, e perdono quote di mercato. Cosa si può fare?
Sto visitando in queste settimane realtà vitivinicole splendide, spesso di matrice consortile e cooperativistica, in tutto il Piemonte. A partire naturalmente da casa mia, l’acquese e l’ovadese, dove ci sono vini come il brachetto e il dolcetto, alla ricerca di una strada che consenta una piena ripresa sul mercato. La Regione cercherà di sostenere, là dove possibile anche in termini economici, gli sforzi dei produttori, e di sostenerli nella ricerca di mercati più ampi, nel resto d’Italia come all’estero.
Giovani e agricoltura: si parla di una ripresa di interesse, e le associazioni di categoria raccontano storie d’impresa interessanti. Che però spesso faticano a passare dalla dimensioni individuale ad una maggior maturità…
E’ un problema comune oggi a tanti comparti d’impresa, non solo all’agricoltura. Certamente gli under 40 nell’agricoltura piemontese stanno crescendo, e non poche volte si tratta di donne, con progetti anche di forte innovazione. Il Psr (Piano di Sviluppo Rurale) in vigore prevede già misure di sostegno ai giovani agricoltori, ma cercheremo di fare in modo che le stesse possano crescere ulteriormente, così come cercheremo di stimolare il mondo del credito ad essere più sensibile, e a sostenere maggiormente il comparto giovani.
Emergenza fauna selvatica: si arriverà ad una soluzione concreta del problema, rispettando la sensibilità di tutti?
Come prima azione siamo partiti dalla questione ungulati, e dalla necessità di un ‘contenimento’ oggi richiesto da tutti, sia da chi fa agricoltura che dai semplici automobilisti, a rischio incidente anche grave, come le cronache ci raccontano.
La situazione ha toccato livelli seri, e non solo in Piemonte: in Umbria, nelle Marche, in Toscana si segnalano realtà altrettanto critiche, o anche di più. Credo che nessuno auspichi sterminio di animali, e che gran parte dei cacciatori siano assolutamente favorevoli al mantenimento di un equilibrio che però, da alcuni anni, non esiste più. Gli agricoltori in collina sono disperati, e gli incidenti anche seri per automobilisti e motociclisti si sono moltiplicati. Per non dire dei contenziosi legali, altra partita tutt’altro che secondaria. La soluzione c’è, e si chiama contenimento selettivo. Le associazioni agricole lo chiedono da tempo, i cacciatori sono disponibili, agli animalisti garantiremo il massimo del controllo e della trasparenza. Ma intervenire si deve, per forza: e con un piano organico e strutturale.
Maltempo e interventi regionali: ormai ad ogni segnale di siccità, grandine, freddo eccessivo o altro le associazioni di categoria inondano le redazioni dei giornali di alert e emergenze. La Regione che può fare?
Tutto il possibile, e magari un po’ di più. Ovviamente non esistono le risorse per farsi carico in maniera indiscriminata di ogni tipo di calamità, ma è indubbio che i cambiamenti climatici stanno creando a chi opera in agricoltura danni non paragonabili a quelli del passato. Anche su questo fronte per essere efficaci occorre fare rete, e farsi sentire in Europa.
C’è una ‘piaga’ che periodicamente emerge in agricoltura Assessore Protopapa, ed è quella del lavoro sottopagato, e spesso ‘nero’. Qualche associazione di categoria però ‘storce’ il naso all’ipotesi del salario minimo orario. Che succederà?
Ad un recente convegno di Coldiretti mi sono confrontato sul tema anche con il Giudice Caselli, molto attento al tema: anche perché dove c’è sfruttamento e ‘nero’ non raramente si inserisce poi la malavita organizzata. Non so se la soluzione sia il salario minimo, e se basti. Di questo si deve occupare il legislatore a livello nazionale. Certamente da parte nostra massima collaborazione perché il settore operi in condizioni di assoluta trasparenza, con regolarità retributiva e contributiva per tutti gli addetti.
Ultima riflessione sul cibo, assessore, e i suoi legami con il turismo. C’è chi teme un proliferare eccessivo di sagre. Un Piemonte da strapaese insomma, dopo i fasti della cultura alta…
(sorride, ndr) Non riuscirà a farmi polemizzare, ma ribadisco: i nostri territori sono una ricchezza, un potenziale enorme da valorizzare, anche in un’ottica d’impresa. Il cibo in Piemonte è eccellenza vera, e si ‘fonde’ con la nostra identità e cultura: cito SlowFood e l’Università di Pollenzo, ma esempi ce ne sono tanti altri. Il nostro obiettivo nei prossimi anni sarà far crescere e valorizzare tutta la filiera, nell’interesse della comunità piemontese. Una sfida economica, culturale, sociale che la Lega accetta con entusiasmo, e con il massimo impegno.