di Enrico Sozzetti
Nasce al ministero dell’Ambiente la Direzione generale per l’economia circolare. Si occuperà «della promozione delle politiche per la transizione ecologica e l’economia circolare, della gestione integrata del ciclo dei rifiuti, dei programmi plastic free e rifiuti zero, dell’implementazione dei criteri ambientali minimi (Cam), di rifiuti radioattivi e Ogm».
Servirà? C’è da augurarselo perché la sfida del futuro è proprio l’economia circolare. Certo che da parlamento e governo non arrivano sempre segnali incoraggianti. Anzi. Il recente decreto ‘Sblocca cantieri’ prevede che torni alle Regioni la competenza a emettere le autorizzazioni agli impianti per il trattamento dei rifiuti dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 28 febbraio dello scorso anno che aveva paralizzato l’industria del riciclo.
Peccato che, a giudizio di tutte le associazioni di settore, la decisione, «rifacendosi a una norma che risale al 1998», non tiene conto «dell’evoluzione tecnologica che il settore dei rifiuti e dell’economia circolare ha conosciuto. Un problema non da poco per l’economia circolare, che rappresenta uno dei comparti economici nazionali che più guarda al futuro, ma si trova inchiodato a norme di oltre venti anni fa». Senza dimenticare serviranno anche discariche sostenibili al servizio dell’economia circolare. Le tecnologie di recupero e riciclo producono rifiuti che devono essere mandati a smaltimento. «La discarica ‘a sostenibilità aumentata’ non lascia passività ambientali alle generazioni future» hanno osservato, durante un recente convegno nazionale, gli amministratori della ‘Filippa’ di Cairo Montenotte che hanno progettato ‘La Filippa 2.0’ che prevede la sistemazione di aree di cava e discarica la realizzazione di una discarica di soli rifiuti non pericolosi a servizio dell’economia circolare, con il successivo riutilizzo a fini turistico – ricreativi, in località Cascina Pitocca tra Frugarolo e Casal Cermelli.
Che l’economia circolare in campo industriale possa rappresentare una risposta sul piano ambientale, lo conferma ancora una volta la Ecoplasteam, che nello stabilimento nella zona industriale D5 a Spinetta Marengo produce l’Ecoallene, un polimero plastico ecosostenibile, totalmente riciclabile, frutto del recupero dei film di plastica e di alluminio che compongono, insieme alla carta, i contenitori in tetrapak. Proprio alla la società guidata dal presidente Carlo Maggi è stato consegnato uno dei tre premi della prima edizione del concorso Plastica Amica, promosso dal Consorzio Proplast (la sede è nel Parco scientifico e tecnologico di Tortona), che ha visto la partecipazione di una trentina di aziende. «Sono stati premiati – spiegano a Proplast – i tre elaborati che meglio rispondevano alle finalità espresse nel regolamento del concorso, cioè che quanto presentato racchiudesse intrinsecamente un messaggio comunicativo e culturale sulla plastica». Si parla di aziende che diffondono «una corretta cultura delle materie plastiche, nell’utilizzo quotidiano, nel recupero e nel riciclo, stimolando contemporaneamente idee innovative e sostenibili per il recupero di materiali plastici». Il primo premio è stato assegnato alla società di comunicazione e marketing piemontese AT Media, il secondo appunto Ecoplasteam e il terzo premio alla Tech IT Packaging – Italpolimeri (packaging flessibile) di Osimo, in provincia di Ancona.
E non è tutto. La Ecoplasteam ha ricevuto una menzione speciale dopo essere stata selezionata fra le dieci migliori startup per il settore Clean Tech nell’ambito dell’UniCredit Start Lab, iniziativa nata per sostenere i giovani imprenditori, l’innovazione e le nuove tecnologie.