Il bluff dell’Imu [Controvento]

Casa denarodi Ettore Grassano.

Il premier Enrico Letta continua a lanciare proclami contro la disoccupazione giovanile, e sul “cambio di marcia” che il suo esecutivo intende incarnare. Sperem, al punto in cui siamo ci mancherebbe che non ce lo augurassimo tutti di cuore.

Intanto, però, dopo le prime settimane di attività l’impressione rimane quella di un governo “di sopravvivenza”, alleanza tra due forze (Lista Civica non esiste: lì dentro c’è Balduzzi che è Pd, Mauro che è Pdl ecc ecc) che si sognavano globalmente rappresentative di tutto il Paese, e che invece incarnano due minoranze di potere, alla ricerca del consenso perduto.

Possono ritrovarlo? Certamente sì: tranquilli. Gli italiani sono un popolo pragmatico, a cui mediamente i mandanti delle stragi o gli omissis di Stato importano meno di una cippa lippa. Per dire. Però alcuni asset materiali devono essere mantenuti, questo sì, e pure lì al momento il governo pare deboluccio.

L’Imu prima casa, par exemple: è evidente che la si potrà eliminare soltanto sostituendola con un’imposta almeno di pari entità (però, si sa, nella trasformazione da un balzello all’altro un po’ di “lievito” ci sta sempre). Altrimenti come continui a mantenerla la pletorica macchina pubblica del Paese, che è il cappio che ci strangola e al tempo stesso l’ossigeno che ci fa sopravvivere? E’ in corso un triplo “avvitamento” carpiato sempre più stretto, altro che cambio di passo.

Il Berlusca tiene tutti in pugno: si attribuisce il merito della cancellazione dell’odiata “patrimonialina” sulla prima casa, ben sapendo che la stessa tornerà in autunno con una sigla diversa. E sarà ancora una volta colpa “degli altri”, per cui il suo consenso personale continuerà a salire.

E il Pd? Stato confusionale completo, via d’uscita davvero difficile da individuare. Incapace di far sognare/illudere come fa Silvio,  e ormai persino imbarazzato quando la sinistra va in piazza per difendere i lavoratori. Con un neo segretario che per una vita ha campato come leader sindacale, e ora improvvisamente scopre che la piazza non conta, che sono ben altri i modi per dare risposte. Li aspettiamo, naturalmente.

Per ora c’è un unico punto su cui Pdl e Pd concordano, ben supportati dalla pletora di media amici (quasi tutti): lo sputtanamento di Grillo, e dei 5 Stelle. L’altro giorno anche il suicidio di un disperato in Liguria è stato in qualche modo accostato al nome del Beppe nazionale, perchè in passato “gli aveva scritto”.
Naturalmente i partiti mostrano ancora una volta di non aver capito nulla: più cercheranno di screditare (e far screditare) i 5 Stelle, e più il Movimento di Grillo crescerà, nonostante i suoi limiti e la quota di personaggi modesti che, inevitabilmente, ha imbarcato e imbarcherà.

Intanto, però, fino a domenica occhi puntati sull’elezione del sindaco di Roma: “se Pd o Pdl (ormai intercambiabili) la spuntano lì, per un anno si va avanti tranquilli, elezioni non ce ne sono più fino a maggio 2014”. Ma quanto può sopravvivere un Paese i cui partiti politici temono le urne come la peste, e cercano ogni volta di edulcorarne il verdetto? A voi il responso.