Terzo Valico: strada obbligata per lo sviluppo, o business per pochi? [Controvento]

Terzo Valicodi Ettore Grassano.

Il Terzo Valico s’ha da fare, senza se e senza ma. Parola della Cgil, che ieri su La Stampa, per voce del segretario provinciale del comparto edile, ribadiva, in sostanza, che l’edilizia alessandrina è moribonda, e che da quest’opera può arrivare una boccata d’ossigeno essenziale.

Completavano la riflessione numeri effettivamente da brividi: “Nel 2008 il settore edile in provincia occupava 8 mila 734 addetti, mentre alla fine del 2012 gli operai in regola erano 6 mila 170, quindi (2564 in meno, pari al 30%)”. Conprendendo tutta la filiera, si arriva a circa 4 mila posti di lavoro “bruciati”, mentre solo nel 2012 “sono state 111 le imprese che hanno chiuso i battenti”.

Messa così, e aggiunto per il Terzo Valico il dato dei “10 miliardi di euro complessivi di investimenti fra i territori di Genova e di Alessandria e 3 mila posti di lavoro nel 2017, al picco dei lavori”, sì può ancora dirsi contrari, a patto naturalmente che l’opera sia realizzata con tutti i crismi di attenzione ecc ecc?

Sì, probabilmente si può, e con ragioni assai fondate, che i No Tav del nostro territorio argomentano spesso, in maniera assai più qualificata di un semplice osservatore esterno.
Già il fatto, peraltro, che su una questione con un impatto così forte per il territorio non si sia mai pensato di consultare direttamente la popolazione interessata, con un bel referendum, la dice lunga.

Se voi parlare con le persone comuni (non insomma necessariamente con esponenti dei centriTerzo Valico 2 sociali e del Movimento 5 Stelle, notoriamente tutti facinorosi estremisti) scoprirete che i cittadini del basso Piemonte pensano quasi tutti (a torto, fino a prove provate, per carità) che il Terzo Valico sarà una grande “mangerìa”, a beneficio di una compagnia di giro di pochi intimi. Ma forse neanche tanto pochi, e neppure tanto intimi tra loro. Roba da larghe intese, diciamo.

Sbagliatissimo, certo, essere sempre prevenuti. Ma come mai la gente si sia abituata a pensare così male, forse occorrerebbero chiederselo.

Quanto alla Cgil: essere dalla parte del lavoro è doveroso, soprattutto di questi tempi. E del resto così fu sempre, anche in occasione della crescita, per fare un esempio, delle fabbriche spinettesi oggi sotto processo per reati gravissimi.

Però siamo sicuri che non esistano altre modalità di spesa pubblica in grado di creare crescita, sviluppo e occupazione, andando nella direzione della tutela del territorio e del patrimonio pubblico, anziché verso la sua devastazione?

“Le ferrovie sono di sinistra, e le autostrade di destra”, si diceva nel Novecento. Ma le strade della nostra provincia devastate dai buchi e dalle frane, così come il patrimonio scolastico pubblico abbandonato all’incuria del tempo, sono una sciagura per tutti noi, sia di destra che di sinistra. E, forse, sarebbe più utile, realistico e sensato intervenire lì, che puntare su un unico progetto, faraonico e ricco di controindicazioni di ogni tipo.