di Enrico Sozzetti
Le imprese «fanno la loro parte». Ma il sistema pubblico fa lo stesso? Una domanda legittima perché mentre il privato lotta quotidianamente con la burocrazia, con i lacci e lacciuoli di norme spesso in contraddizione fra loro e che sembrano pensate per rendere difficile la vita a un imprenditore invece di agevolarla, la pubblica amministrazione è mediamente in costante ritardo nel dare risposte e facilitare lo sviluppo. Ma il mondo industriale non si perde d’animo e cerca sempre il confronto e la discussione, come ha fatto Confindustria Piemonte che ha voluto aprire «un’interlocuzione con la politica in vista delle elezioni regionali del 26 maggio per il rinnovo del presidente della Regione e del Consiglio regionale piemontese attraverso la presentazione di un documento in grado di offrire una visione di mandato alla prossima legislatura». È stato questo il senso dell’assise di Confindustria Piemonte, convocata a Torino per illustrare il documento ‘Il Piemonte verso il futuro’.
L’evento, introdotto da una fotografia de ‘L’economia piemontese’ del vicepresidente della Fondazione Edison, Marco Fortis, è proseguito con la ‘Presentazione dei temi prioritari’ illustrati dal presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, e con la tavola rotonda ‘Le forze politiche rispondono alle istanze degli imprenditori piemontesi’ cui hanno partecipato i tre candidati alla presidenza: Giorgio Bertola, Sergio Chiamparino e Alberto Cirio che hanno risposto alle domande dei coordinatori dei sei tavoli di lavoro (Semplificazione, Capitale umano, Infrastrutture, Innovazione, Finanza ed Europa) che hanno prodotto il documento strategico di Confindustria Piemonte. Ha poi concluso i lavori il presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia.
Per un sistema pubblico chiamato a fare la sua parte, c’è quello privato che la sua cerca di farla. Come emerge dall’edizione numero 178 dell’indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Alessandria che ha rilevato le previsioni di attività delle imprese associate per il trimestre aprile-giugno 2019, intervistando un campione di centotre aziende associate (su circa cinquecento) tra le manifatturiere e dei servizi alla produzione. E come ha subito rilevato Maurizio Miglietta, presidente degli industriali alessandrini, le previsioni sono di «crescita per la nostra economia locale, anche se in un contesto complessivo fragile». Quasi tutti gli indicatori sono positivi e anche quei pochi che sono a ‘zero’ in realtà indicano un parziale recupero rispetto al trimestre precedente quando il dato negativo era più marcato. «Le aspettative più positive e in particolare l’alto grado di utilizzo degli impianti e della propensione a investire – rileva Miglietta – indicano che gli imprenditori continuano a ‘fare la loro parte’, anche se permangono le criticità dello scenario economico nazionale e internazionale già rilevate nella precedente indagine. Peraltro, il dato negativo sulla redditività mostra, come emerge anche a livello regionale, che le imprese per conservare le quote di mercato, contengono i prezzi e sacrificano la loro redditività».
Maurizio Miglietta era a Torino per l’assise regionale. Ma se il tono della relazione, durante la presentazione dell’indagine congiunturale alessandrina, è positivo, concreto e pragmatico, è quando inizia a parlare dell’evento torinese che, benché conservando la tradizionale pacatezza e diplomazia, emergono le perplessità per una politica che ha difficoltà a smarcarsi dai luoghi comuni e a mettere a fuoco strategie e progettualità di sviluppo, soprattutto quando vengono affrontati temi forti come quello delle infrastrutture e della logistica. E non nasconde lo sconcerto per una frase di Chiamparino che ha parlato di Novara come del fulcro dello snodo infrastrutturale piemontese.
Poi c’è la preoccupazione per un fenomeno che se non può essere modificato, va però gestito: il trend demografico del Piemonte che vede la popolazione in costante invecchiamento. «Vanno individuati strumenti specifici per affrontare le ricadute negative sul tessuto socioeconomico, sulla sanità e sul welfare. La frenata rispetto alla crescita delle competenze e degli effetti sul processo innovativo delle imprese – dice Miglietta – non può ricadere unicamente sulle spalle degli imprenditori, che fanno la loro parte, ma non bastiamo. Il sistema pubblico ha le sue responsabilità».
I risultati dell’indagine congiunturale sono stati presentati e commentati, oltre che dal presidente, anche dal direttore, Renzo Gatti, e da Giuseppe Monighini, responsabile dell’Ufficio Studi. Rispetto alle previsioni, l’indice dell’occupazione è a +9 (era +6 lo scorso trimestre), quello della produzione è a +11 (era +6), gli ordini totali a +9 (erano –4), gli ordini export a +7 (erano +1). La redditività a –2 (era –6). La propensione ad investire è indicata dal 78 per cento degli intervistati (era 75 per cento tre mesi fa) e il grado di utilizzo degli impianti è rimasto al 76 per cento della capacità. Il ritardo negli incassi è dichiarato dal 39 per cento degli imprenditori (era il 26). La previsione di ricorso alla cassa integrazione è segnalata dal 3 per cento del campione (era il 6). Ha lavoro per più di un mese il 78 per cento degli intervistati (era l’80 per cento). Infine, i settori produttivi con il metalmeccanico che registra l’indice dell’occupazione a +8 (era zero), la produzione risale a zero (era –9), gli ordini totali salgono a zero (erano –10), e gli ordini export risalgono a zero (erano a –20); chimica: l’occupazione a zero (era zero), la produzione a zero (era zero), gli ordini totali salgono a zero (era –11), e ordini export a zero (era +11); gomma-plastica: l’occupazione a zero (era zero), la produzione a +18 (era +25), ordini totali salgono a +18 (erano +13), ordini export a +10 (erano +25); alimentare: l’occupazione sale a +20 (era zero), la produzione cresce a +20 (era zero), e risalgono gli ordini totali a zero (erano a –12) e anche gli ordini export a +37 (erano +14).