Governo schizofrenico: dalla piazza contro la magistratura, all’abbazia. E poi? [Controvento]

Abbazia Spineto

di Ettore Grassano.

A Brescia, in occasione del comizio anti magistratura (e pro sindaco Pdl: lì si vota fra pochi giorni) di Silvio Berlusconi, c’erano due striscioni emblematici: “Silvio sposami” e “Puzzone, sparisci”. Protagonista assoluto sempre lui, il re di Arcore che, dal 1994, è la star incontrastata del Paese.

Attenzione però a non enfatizzarlo troppo, il popolo mediatico dei due striscioni: perchè nel mezzo, indifferente all’uno come all’altro, c’è la maggioranza silenziosa (e un po’ menefreghista, certo) degli italiani, che non crede a Berlusconi più di quanto non si fidi di quel che resta del Pd, ed è invece interessata a quel che sarà della propria vita nei prossimi mesi e anni. Occupazione, lavoro, tasse, pensioni, sanità, studio. Sono questi i temi che
interessano (e preoccupano non poco) gli italiani del 2013: che sono assolutamente indifferenti, invece, al caso Ruby e alla compravendita dei parlamentari, alle riforme istituzionali ed elettorali, a chi sarà eletto o non eletto in autunno segretario del Pd. Che, Carontecerto, mettendo ad Epifani (già tristanzuolo di suo come personaggio) l’etichetta di traghettatore ha dimostrato che lezioni da Silvio, almeno sul fronte dell’immagine, dovrebbe ancora prenderne, e tante.

Berlusconi è un comunicatore straordinario, e un bugiardo megagalattico. Persino chi, come il sottoscritto, la tv non la accende praticamente quasi più, non può non correre a sedersi davanti allo schermo quando parla lui, in diretta. Ogni frase, ogni pausa, ogni sorriso e ogni finta commozione sono semplicemente perfetti: arte comunicativa allo stato puro.

Enzo TortoraE pazienza se la figlia di Tortora si indigna: quel che conta è che vada a segno, nell’immaginario collettivo, l’equazione tra le due vittime, egualmente perseguitate dalla magistratura. E chissnefrega se si tratta di due storie, e di due epoche, che non hanno nulla in comune.

Altra annotazione: in passato i media di regime, per dire che il dissenso popolare era marginale, e da parte di gentaglia tutto sommato poco rispettabile, dicevano: “contestazione dei centri sociali”. Oggi la frase di rito è, fateci caso, “contestazione di centri sociali e grillini”. E anche qui (posto che centro sociale non significa nulla, detta così è un’astrazione), pazienza se gran parte degli elettori del Movimento 5 Stelle come centro sociale ha giusto presente la bocciofila di quartiere, o il centro anziani.

In ogni caso, la situazione è, come sempre da noi, drammatica ma per niente seria. Con un presidente della Repubblica padre della patria che tace di fronte a ministri del governo (da lui fortissimamente imposto) che contestano in piazza contro la Magistratura. Con un partito, il Pd, che pochi mesi fa gongolava “smargiasso”, convinto di essere prossimo al trionfo, e invece pare ad un passo dal ko definitivo. E un altro partito, il Pdl, che in realtà non esiste, ed è solo un marchio come un altro che Silvio utilizza per dare forma al proprio personalissimo rapporto con i suoi fans. Potrebbe metterci il marchio del Biscione, e cambiare tutti quanti gli esponenti del partito dalla sera alla mattina, e avrebbe lo stesso, identico consenso popolare.

Il governo Letta è sostenuto da questo retroterra politico culturale, di cui è fedele espressione: teniamolo presente. In queste ore è riunito in abbazia, per fare squadra in maniera meditativa. “Ognuno paga per sè”, ha precisato il premier: ma su chi pagherà i costi veri della crisi dubbi ce ne sono sempre meno.

Ps: grazie come sempre a Molotov, per il suo impareggiabile Caronte…