E’ alla guida di Confcooperative della provincia di Alessandria dallo scorso settembre, e ha preso in mano il timone nel momento peggiore, quando la crisi cominciava a mordere talmente forte da rendere complicato anche solo progettare il futuro. Ma, da uomo concreto che proviene dal mondo agricolo (è anche presidente della AsProPat Piemonte di Castelnuovo Scrivia) Cesare Balsamo non si è perso d’animo, e oggi, dopo una prima fase di forte riorganizzazione della centrale delle cooperative “bianche” (al suo fianco c’è sempre lo “storico” direttore Giulio Veggi), traccia un bilancio del settore che ha certo ancora molte criticità, ma guarda comunque al futuro con fiducia e determinazione.
Presidente Balsamo, il mondo cooperativo sta reggendo meglio di altri l’urto della crisi?
Dipende dai settori. Consideri che andar bene, oggi, vuol dire cavarsela: ossia presidiare il proprio mercato, senza perdite clamorose. Da questo punto di vista certamente il comparto agro-industriale, nel quale tra l’altro personalmente opero, è quello che regge meglio. Penso al mondo del vino, ad esempio. Certamente in provincia qualche aggregazione in questo settore, sul fronte delle cantine sociali, si renderà necessario, ma in un’ottica non tanto di crisi, quanto di riorganizzazione e rafforzamento. Non è più tempo di eccessiva difesa del campanile: meglio raccogliere e razionalizzare le forze. Però il vino alessandrino manda segnali positive. Così come funzionano bene realtà come quella ortofrutticola di Monleale-Volpedo, con ricadute positive per tutte le valli del tortonese. E poi c’è il segmento dei cereali: le cooperative di questo settore sono radicate in tutta la provincia, con alcune realtà davvero interessanti. Le cito a memoria la San Michele, che ha sede appunto nella frazione alessandrina, la Settevie di Portanova-Castellazzo Bormida, la Saf di Fresonara, la Centro Mais Basso Monferrato di Occimiano.
Nell’edilizia, invece, è calma piatta?
Purtroppo sì. Da lì arrivano le note in assoluto più dolenti: ma non solo per le realtà cooperative, come sappiamo. Noi, come Confcooperative, siamo in realtà più presenti nel comparto edile a Torino che qui da noi, dove l’edilizia popolare e cooperativa ha conosciuto una grande stagione di crescita negli anni Sessanta e Settanta. Oggi c’è qualche tentativo nell’housing sociale, ma è chiaro che se non arrivano segnali di cambiamento e novità importanti l’edilizia farà davvero fatica a ripartire.
Il comparto delle cooperative sociali, siano di tipo A o tipo B, vede qualche piccolo segnale di ripresa, dopo la vera e propria emergenza degli ultimi 12 mesi?
Quello è un segmento legato a filo doppio al pubblico, come noto, e in particolare agli enti locali. Negli ultimi mesi qualcosa si è mosso, a livello di Regione Piemonte, e qualche piccola ricaduta positiva, a cascata, c’è stata anche da noi. Ma rimane un comparto a forte rischio, e che sul nostro territorio ha conosciuto la complicazione ulteriore del dissesto finanziario del comune di Alessandria, con tutto ciò che ne consegue. Tuttavia, in provincia di Alessandria Confcooperative ha, nel comparto sociale, diverse realtà di livello assoluto, quando a professionalità. Si va dalla Elle 1 uno di Casale Monferrato (che ha circa 1.200 soci lavoratori, e opera in diverse regioni, soprattutto del centro nord) alle alessandrina Bios e Azimut, a Crescere Insieme ad Acqui. A Tortona poi c’è Egeria, e a Castelnuovo Scrivia la S. Carlo: li conosco bene perché siamo vicini di casa, rispetto alla mia cooperativa agricola: e posso testimoniare che si tratta di ragazzi eccezionali, che prestano servizi davvero di grande qualità, aiutando davvero chi ne ha bisogno. Poi ci sono le cooperative sociali di tipo B, che danno lavoro a persone svantaggiate, e che rappresentano un altro segmento rilevante, sul piano occupazionale e sociale.
E poi ci sono le cosiddette cooperative di lavoro: anche questa una realtà rilevante, soprattutto nell’ambito dei servizi per le imprese…
Assolutamente sì: parliamo anche qui di qualche migliaio di lavoratori in provincia, con presenza rilevante in strutture come l’Interporto di Rivalta Scrivia. Nel settore le cito la Geat di Alessandria (specializzata in movimenti merci, facchinaggio, pulizie e altro, nell’ambito della logistica aziendale) che ha circa 600 soci lavoratori, la S. Guglielmo di Tortona, la Newcoop di Novi. Diciamo comunque che, complessivamente, Confcooperative in provincia di Alessandria ha 106 cooperative associate, e complessivamente più di 5 mila addetti, ossia soci lavoratori. Senza contare i soci conferitori del mondo agricolo, che sono altri 10 mila.
Presidente Balsamo, a livello di rappresentanza qual è la situazione? Il matrimonio tra voi e LegaCoop si farà mai?
L’Aci, Alleanza delle Coooperative italiane, è già una realtà a Roma, e lo sarà presto anche a Torino, e ad Alessandria. Non si tratta però al momento di cancellare strutture ricche di storia e di radicamento territoriale, ma di fare squadra e sistema rispetto ad alcune problematiche che sono comuni a tutta la cooperazione. Da questo punto di vista è nata anche Agri Insieme, che applica la stessa logica di aggregazione nel mondo agricolo. Insomma il percorso è avviato, e l’obiettivo comune è la sempre maggior valorizzazione della cooperazione sana, che è la stragrande maggioranza del nostro comparto.
Ettore Grassano