8 marzo, una giornata per festeggiare la donna: ma quanta strada rimane da percorrere…

di Graziella Zaccone Languzzi

 

A quasi un secolo dalla sua istituzione (in Italia nel 1922) l’8 marzo si celebra la “Giornata Internazionale della Donna”, una lunga marcia contro i luoghi comuni e in favore dei diritti di chi ha meno diritti da sempre: la donna.

Dal tempo dei tempi nello scorrere dei secoli, noi donne abbiamo dovuto lottare e lottiamo ancora, per vederci riconosciuti gli stessi privilegi di genere che agli uomini spettano invece fin dalla nascita. Sarebbe curioso conoscere con che criterio sta cosa è stata stabilita e da chi, da Dio?

Ho forti dubbi scientificamente parlando. Forse dovremmo essere noi donne fin dalla nascita a sentirci consapevoli che abbiamo lo stesso valore, da sempre io stessa, non mi sono mai posta il problema e sentita inferiore all’uomo e personalmente non sento il bisogno di essere festeggiata in una data istituita, perché mi considero speciale sempre e ogni giorno.

Sarebbe tempo che la donna non permettesse all’uomo di “abbassare” ogni suo diritto allo scopo di “innalzare” se stesso.

La donna non dovrebbe accettare e permettere la violenza maschile in tutte le sue forme sul lavoro, sessuali e in primis esigere rispetto in ambito familiare e coniugale. Scriverò una cosa banale ma è dimostrabile ed innegabile che senza le donne il Paese e il globo terrestre si potrebbero fermare, nonostante ciò tutte le cariche di potere se lo assegnano gli uomini.

Cito una frase dello scrittore Aldo Cazzullo: “Le donne, eroine di tutti i giorni. Sono le donne che hanno fatto ripartire l’Italia nel dopoguerra”, alla donna gli fosse data la possibilità di dimostrarne la capacità. Ci sono però voluti secoli perché nel mondo civile, si arrivasse ad una seppur timida ascesa delle donne in mestieri per secoli riservati agli uomini ma penalizzate negli stipendi e nei compensi per lo stesso tipo di lavoro sia in medicina, ingegneria, scienza, magistratura etc. Sulla pari opportunità tra uomo e donna secondo la Costituzione Italiana, dei 139 articoli di cui è composta ne sono dedicati soltanto tre: gli art. 3, 37 e 51.

Da una statistica in ambito istruzione, il 60% dei laureati sono donne e una ricerca dell’Università Washington a Saint Louis – Missouri, ha testato che la differenza metabolica tra i due sessi premia il cervello femminile, perché risulta che la femmina a pari età del maschio possiede un cervello più giovane di tre anni.

LE DONNE IN POLITICA: nella politica italiana, diversamente da alcuni paesi UE, è rimasta indietro rispetto alla società, restando sotto certi aspetti un paese maschilista. Unico segretario di partito in Italia è Giorgia Meloni, e la sua forza è superiore a certi colleghi segretari di partito maschi. Esempi in politica? Nei giorni scorsi con le primarie PD 2019 solo candidati maschi: “Pd, solo uomini tra i favoriti alle primarie: “Dove sono le donne?”.

Eggià, dove sono le donne? infatti parlando di primarie, per tirare fuori dalle ceneri PD e affini i principali candidati alla segreteria che si sono confrontati erano uomini e a questo punto fatemelo dire: bella considerazione per le loro compagne politiche non ritenute all’altezza di mettersi in discussione come segretario di partito, al massimo raramente concedono la carica di sindaco. Ciò è una conferma che la demagogia è tanta sul dichiarare il valore e il rispetto per la donna ma poi l’esercizio maschilista prende la mano e il potere se lo tiene il maschio, come dire che; “predicano bene ma razzolano male”. Sto notando pure che per le candidature alla presidenza regionale e di alcune città della provincia, per ogni partito, movimento, liste civiche ad ok, leggo proposte di solo nomi maschili e pure obsoleti per non dire stantii, stessa cosa si preannuncia per le candidate europee. Mi piacerebbe un Presidente del Consiglio e della Repubblica per una volta donna.

LE DONNE NELLA CHIESA: la Chiesa è rimasta nel “medio evo”, dove vige la marginalizzazione femminile. E’ una regola che le donne siano relegate a ruoli irrilevanti e il dubbio è: lo vuole Dio oppure gli uomini? Peggio del “medio evo” sono altre religioni.

PER CONCLUDERE: mi sono chiesta se per l’uguaglianza di genere, a quando la “Giornata Internazionale dell’Uomo”? Bella domanda, figuriamoci se e quando sarà istituita. Curiosando però nel web ho scoperto che tale giornata esiste. La “Giornata internazionale dell’Uomo” è stata istituita nel 1999 e cade il 19 novembre ma a quanto pare nessuno (o quasi) lo sa. L’ho trovato pubblicato in molte riviste femminili e sul sito di “Radiomontecarlo”. Sta scritto che si tratta di una ricorrenza che vuole favorire l’uguaglianza di genere e informare sulla salute degli uomini, più cagionevole rispetto a quella delle donne. L’idea è partita dall’UNESCO, promossa dall’ONU e da altri numerosi paesi, attualmente viene celebrata in circa 50 paesi in tutto il mondo. Sta scritto che è un’occasione per mettere in risalto i modelli positivi di ruoli maschili, per denunciare le discriminazioni contro gli uomini (il maschio per capirci) onorare i loro successi in famiglia ed esaltare il loro ruolo di mariti e padri.

Di fronte a tale scoperta tenuta nell’ombra chissà perché, mi chiedo come mai non esiste un simbolo pari alla mimosa per la donna anche per l’uomo? Cene per soli uomini con spettacoli di spogliarelli al femminile, incontri, dibattiti, cortei … insomma il can can con annesso il mercato che comporta che in ogni anno viene celebrato per festeggiare la giornata della donna, per l’uomo non esiste, sarà perché l’uomo si ritiene superiore anche in questo? Facciamoci furbe anche noi, vogliamoci bene evitando di essere coinvolte in ciò che non ci dovrebbe appartenere; la “carnevalata” o “pagliacciata” che avviene ogni anno all’8 di marzo.