“Ho apprezzato che la legge che porta il mio nome come primo firmatario sia stata approvata, alla Camera, in maniera ampia e assolutamente trasversale. Unico astenuto il Partito Democratico: e pensare che qui ad Alessandria i piddini ci accusavano di volerle vendere, le quote della Centrale del Latte. Dimenticandosi peraltro di evidenziare che ad obbligarci a farlo era la loro legge Madia”.
Non nasconde la soddisfazione Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati: la legge che porta il suo nome servirà,infatti, anche a consentire la permanenza del comune di Alessandria nella compagine societaria della locale Centrale del Latte: “La proposta di legge è già stata approvata in prima lettura alla Camera e rappresenta un importante elemento di una complessiva strategia di salvaguardia e valorizzazione dell’intero settore lattiero-caseario che punta ad avere benefici effetti anche per quanto riguarda la realtà alessandrina”.
Più specificamente, dal punto di vista tecnico-normativo, si intende aggiungere un nuovo comma all’art. 4 del decreto legislativo n. 175 del 19 agosto 2016 ‘Testo Unico sulle società partecipate’ che prevede che le disposizioni contenute all’interno dell’art. 4 non si applichino alla costituzione né all’acquisizione o al mantenimento di partecipazioni che hanno come oggetto sociale prevalente la produzione, il trattamento, la lavorazione e l’immissione in commercio del latte e dei prodotti di filiera lattiero-casearia.
L’art. 4 del Testo Unico su cui la proposta interviene prevede il divieto per le amministrazioni pubbliche di costituire anche indirettamente società che hanno come oggetto l’attività di produzione di beni e servizi, non strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, nonché di acquisire o mantenere partecipazioni,anche di minoranza, in queste società.
In sostanza: il Governo Gentiloni aveva già introdotto un’eccezione all’applicazione della legge Madia, relativa alla Centrale del Latte di Brescia. La legge Molinari corregge la ‘stortura’, e consente a diverse altre Centrali del Latte (tra cui quella di Alessandria e Asti) di scegliere se conservare o meno le quote azionarie.
E l’importanza che quel 10,36% rimanga saldamente nelle mani del comune di Alessandria è stata ampliamente ribadita, sia pur con toni e argomenti diversi, sia dal vice sindaco di Alessandria (e assessore alle partecipate) Davide Buzzi Lunghi, sia dal presidente della stessa Centrale, Gian Paolo Coscia. Filiera corta, alta qualità, controllo sanitario, ma anche valorizzazione del brand in termini territoriali alcuni degli elementi emersi.
Di seguito il testo completo della proposta di Legge Molinari:
Modifica all’articolo 4 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, concernente le partecipazioni in società operanti nel settore lattiero-caseario.
(Nuovo testo C. 712-A MOLINARI ed altri)
Relazione dell’onorevole Liuni
Il provvedimento oggi all’esame dell’Assemblea, in relazione al quale è stata disposta, lo scorso 2 ottobre, la procedura di urgenza ai sensi dell’articolo 69 del regolamento, si compone di un unico articolo, ed è volto ad aggiungere un nuovo comma all’articolo 4 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n.175 (Testo Unico sulle società partecipate).
Il comma che si intende aggiungere prevede che le disposizioni dell’articolo 4 del Testo Unico non si applichino alla costituzione né all’acquisizione o al mantenimento di partecipazioni aventi per oggetto sociale prevalente la produzione, il trattamento, la lavorazione e l’immissione in commercio del latte, in qualsiasi modo trattato, e dei prodotti lattiero-caseari.
Il testo originario della proposta, sia nel titolo che nel corpo dell’articolato si riferiva anche ai prodotti alimentari in genere. Tale riferimento è stato opportunamente soppresso a seguito dell’approvazione, in sede referente, di tre identici emendamenti presentati da deputati appartenenti ai gruppi del Movimento 5 Stelle, del Partito democratico e di Fratelli d’Italia.
Ricordo che le disposizioni recate dall’articolo 4 del Testo Unico, sul quale la proposta interviene, prevedono il divieto per le amministrazioni pubbliche, di costituire, anche indirettamente, società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, nonché di acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società.
Il comma 9 del medesimo articolo prevede inoltre che, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze o dell’organo di vertice dell’amministrazione partecipante, possa essere disposta l’esclusione totale o parziale dal divieto di cui all’articolo 4, con riferimento a singole società purché motivata in relazione alla misura e alla qualità della partecipazione pubblica, agli interessi pubblici connessi e al tipo di attività svolta.
In forza di ciò, il sindaco del comune di Brescia, in qualità di organo di vertice dell’amministrazione partecipante ha avanzato la richiesta di esclusione dell’applicazione delle disposizioni dell’articolo 4 del Testo unico alla società centrale del Latte di Brescia Spa. Tale richiesta è stata approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 31 ottobre 2017.
Nell’ambito del procedimento esitato con l’adozione del DPCM, è stato chiarito, ai fini della verifica del rispetto dei vincoli teleologici richiesti dalla legge per consentire l’esclusione dell’applicazione dell’articolo 4, che il Comune di Brescia detiene una percentuale maggioritaria del capitale sociale della Centrale del latte di Brescia e che la società risulta in crescita, presenta una buona struttura patrimoniale e finanziaria, confermata anche dalla fusione per incorporazione con la Biologica S.r.l. Quanto, invece, alla funzionalità dell’attività sociale rispetto alle finalità istituzionali del Comune, il DPCM evidenzia che il mantenimento della partecipazione è funzionale all’esercizio dei controlli qualitativi, estesi a tutte le attività dell’azienda, a ogni prodotto e fase della lavorazione. Viene, inoltre, riconosciuto il ruolo di presidio in ambito sanitario e di controllo degli alimenti svolto dalla centrale del Latte di Brescia, funzionale dunque al perseguimento delle finalità istituzionali della stessa amministrazione pubblica.
Questo è dunque il fondamento dell’iniziativa legislativa all’esame che, muovendo dalla necessità di mantenere inalterato il patrimonio di storia, tradizioni, qualità e innovazione espresso dalle centrali del latte, intende restituire alle pubbliche amministrazioni le funzioni di garanzia e controllo sulla filiera lattiero-casearia, venuta meno a seguito dell’approvazione del Testo unico sulle società partecipate. Ciò in virtù del riconoscimento del ruolo di garanzia svolto dalle centrali del latte a tutela della salute dei consumatori e dell’ambiente, che certamente è funzionale al perseguimento delle finalità pubbliche svolte dall’ente amministrativo.
Prima di concludere, faccio presente che, ad oggi, risultano partecipate da soggetti pubblici (in particolare da enti locali), in aggiunta alla centrale del latte di Brescia, le seguenti centrali del latte:
• Centrale del latte di Alessandria e Asti
• Centrale del latte di Roma;
• Centrale del latte d’Italia (S.p.A. quotata in borsa, che ha raggruppato la centrale del late di Torino con quelle di Firenze, Pistoia e Livorno)
Risultano, altresì, effettuare la propria attività nel settore lattiero caseario, sempre secondo il MEF, anche 21 società cooperative, con partecipazioni anche minime da parte degli enti locali di riferimento, oltre a qualche altro soggetto di ordine per lo più locale.
Venendo ai lavori svolti dalla Commissione in sede referente, sono state complessivamente dedicate all’esame della proposta 4 sedute. 2 sedute sono state poi dedicate allo svolgimento di audizioni informali. Sono stati in particolare auditi rappresentanti delle organizzazioni agricole (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare e Coldiretti) e magistrati della Corte dei conti.
Segnalo, infine, che tutte le Commissioni chiamate ad esprimere un parere (Affari costituzionali, Bilancio, Attività produttive, Politiche dell’Unione europea e Commissione bicamerale per le questioni regionali) si sono espresse in senso favorevole.