di Cristina Bargero
Tra poco sarà l’8 marzo e come ogni anno riceveremo auguri e mazzi di mimose (a chi del resto non fa piacere riceverli).
Le amiche si vedranno a cena: un ritrovarsi e dedicare un po’ di tempo a se stesse all’insegna della leggerezza e della mondanità (fatto certo non da biasimare), il che oggi fortunatamente non avviene solo più in occasione della festa della donna. Però almeno quel giorno tutte noi dovremmo almeno per un attimo soffermarci sul significato da cui nel 1909 nasce questa celebrazione negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano (l’anno successivo la proposta venne raccolta da Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste), per ricordare le conquiste politiche, economiche e sociali ottenute in questo secolo dopo lunghe rivendicazioni e battaglie, anche attraverso provvedimenti legislativi, che hanno condotto a un diverso ruolo della donna, soprattutto nella società occidentale. Indubbiamente sono stati compiuti molti passi avanti, non tutti credo, tuttavia.
La parità che oggi sulla carta sembra essere garantita è davvero così effettiva? La lettura di alcuni dati può aiutarci a trovare una risposta: in primis quelli drammatici sulla violenza di genere: secondo l’Istat il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Nel solo 2017 49.152 donne si sono rivolte a un centro anti-violenza. La drammaticità di questi numeri ci segnala un grave problema culturale.
Anche per quanto riguarda il mercato del lavoro non c’è molto da sorridere: il tasso di occupazione a livello nazionale è pari al 67,4% per gli uomini e solo al 48,9% per le donne. Al Nord , va un po’meglio, ma nemmeno molto il 74,5% contro il 59,4% e ad Alessandria siamo al 68,9% di occupazione rispetto al 58% di quella femminile.
Se guardiamo a un indicatore sviluppato da Eurostat, il Gender overall earnings gap, che misura l’impatto di tre fattori tra loro combinati (guadagni orari, ore retribuite e tasso di occupazione) sul reddito medio di uomini e donne in età lavorativa, il gap nel 2014 ultimo anno disponibile ) era del 39,6% nell’Unione europea e del 43,7% in Italia.
Del resto a molte di noi sarà capitato nel corso della propria vita lavorativa, politica e/o sociale di incappare in atteggiamenti ed episodi sessisti, a volte mascherati da un atteggiamento paternalista, altre chiaramente misogino.
“E’difficile spiegare certe giornate amare” recita una bellissima canzone di Fiorella Mannoia “Quello che le donne non dicono”. E invece, a partire dell’8 marzo dobbiamo iniziare a dire, a spiegare le giornate amare, per ribadire con determinazione una parità che non sia solo sulla carta.