Il Sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, ha partecipato mercoledì mattina a Torino alla presentazione della mostra “Gio.Migliara ׀ Viaggio in Italia”.
La mostra – curata da Sergio Rebora e dedicata all’importante pittore piemontese dell’Ottocento Giovanni Migliara, nativo di Alessandria – è promossa dalla Fondazione Accorsi-Ometto di Torino, in collaborazione con la Città di Alessandria e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, presente questa mattina con il proprio Presidente Pier Angelo Taverna.
La mostra si avvale anche del Patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino.
Con questa proposta espositiva – aperta al pubblico fino al 16 giugno al Museo di Arti Decorative Accorsi- Ometto di Via Po, 55 a Torino – si intende evidenziare uno dei temi centrali della ricerca dell’artista, quello del viaggio, intrapreso lungo città e luoghi del territorio italiano e restituito attraverso la raffigurazione emblematica di monumenti e di paesaggi identificati nella loro peculiarità.
La rassegna comprende un centinaio di opere, tra dipinti a olio, acquarelli, tempere, disegni e sofisticati fixès sous verre (miniature a olio su seta applicata su vetro) e si avvale dell’apporto di due tra i nuclei collezionistici più significativi di opere di Migliara, quelli del Museo e Pinacoteca Civica di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Nel ringraziare la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino, il Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco ha sottolineato nel proprio intervento come «questa mostra si colloca appieno nell’ambito delle celebrazioni che sta vivendo la comunità di Alessandria per il proprio 850° anniversario fondativo: un programma di manifestazioni, eventi e iniziative culturali che, per quanto riguarda lo specifico ambito delle mostre, sta proponendo alcune occasioni di grande rilievo, basti pensare ad esempio ad “Alessandria scolpita” che raccoglie in Alessandria capolavori lignei di primordine del periodo gotico-rinascimentale. La mostra “Gio.Migliara ׀ Viaggio in Italia” rappresenta una specie di “contrappeso positivo” ad “Alessandria scolpita” portando, in questo caso, fuori Alessandria, nella prestigiosa sede del Museo di Arti Decorative Accorsi- Ometto di Torino i capolavori di un nostro concittadino illustre dell’Ottocento quale Giovanni Migliara, contribuendo a far conoscere al pubblico torinese e nazionale ciò che è presente nelle nostre collezioni civiche e in quelle della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Se il nostro Museo Civico veniva costituito nel XIX secolo grazie al significativo apporto rappresentato dalla donazione proprio di molte opere di Giovanna Migliara, è importante mettere in evidenza come l’operazione culturale attuata attraverso la mostra “Gio.Migliara ׀ Viaggio in Italia” renda concreto un rapporto sinergico di prim’ordine, teso alla condivisione di progetti di grande rilevanza che vedono la Fondazione Accorsi-Ometto favorire in prima persona la valorizzazione del nostro territorio e del suo patrimonio artistico, d’intesa con la nostra Amministrazione Comunale e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
Sotto questo aspetto — ha concluso il Sindaco di Alessandria — la nostra Città intende sempre più aprirsi verso l’esterno diventando centro attrattivo e, al contempo, volano della propria valorizzazione attraverso anche la dimensione artistico-culturale: una dimensione che sviluppiamo mediante collaborazioni di prestigio come quelle che oggi celebriamo a Torino e che vedrà il tema dell’accentramento e ulteriore qualificazione delle nostre collezioni civiche presso il complesso monumentale dell’ex-Chiesa di San Francesco, grazie ai fondi POR-FESR, quale uno dei punti-cardine della nostra complessiva strategia di rilancio di Alessandria».
«Ringrazio molto la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino — ha dichiarato Pier Angelo Taverna, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria — per questa importante opportunità di collaborazione che celebra il genio creativo dell’alessandrino Giovanni Migliara.
Mentre non posso non riconoscere la profonda attenzione della Fondazione Accorsi-Ometto nel porre attenzione al territorio piemontese e alle sue massime espressioni artistiche, desidero anche sottolineare che abbiamo convintamente acconsentito a prestare una parte della nostra collezione dei capolavori di Giovanni Migliara per la realizzazione di questa mostra. Le opere di Migliara occupano una parte importante dell’esposizione presso il Broletto, la sede della nostra Fondazione, e la motivazione che sta alla base delle nostre scelte in questo ambito è quella di rafforzare il più possibile la valorizzazione del nostro patrimonio e, in senso più ampio, anche l’orgoglio della nostra identità e creatività in quanto “alessandrini”.
Per questo, d’intesa con l’Amministrazione Comunale e con la stessa Fondazione Accorsi-Ometto, stiamo ipotizzando anche di promuovere nelle prossime settimane proprio ad Alessandria, presso le Sale d’Arte di via Machiavelli da dove proviene una parte significativa delle opere di Migliara esposte qui a Torino, un’ulteriore occasione di riflessione e incontro dedicato al grande pittore alessandrino Migliara che enfatizzi sia la mostra in atto a Torino, sia la presenza nelle Sale d’Arte degli altri capolavori di Migliara, sia l’importanza di Migliara nel contesto della pittura romantica dell’Ottocento italiano».
Presenti alla presentazione a Torino anche il Presidente della Fondazione Accorsi-Ometto, Giulio Ometto, il Responsabile delle Collezioni della Fondazione Accorsi-Ometto, Luca Mana, e lo stesso curatore della mostra, Sergio Rebora.
Oltre alle collezioni provenienti dal Museo e Pinacoteca Civica di Alessandria e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la mostra “Gio.Migliara ׀ Viaggio in Italia” si avvale dell’apporto di prestiti di raccolte private e di numerose istituzioni, tra cui Palazzo Madama, Palazzo Reale e la Galleria Sabauda di Torino; la Basilica di Superga; il Castello di Masino del FAI; il Museo Borgogna di Vercelli; la Galleria d’Arte Moderna, il Museo del Risorgimento e la Fondazione Cariplo di Milano; i Musei Civici di Como e Villa Vigoni di Menaggio.
Particolare rilevanza presenta anche la collaborazione offerta dai discendenti dell’artista che hanno messo a disposizione preziosi materiali documentari, conservati in famiglia di generazione in generazione, tra cui il celebre Album in cui Migliara conservava i suoi acquarelli e disegni ritenuti più significativi.
La mostra, suddivisa in sette sezioni che ripercorrono, cronologicamente, le principali tappe della vita artistica del pittore, prende avvio dai “Capricci” e vedute di fantasia. Dal 1812 Migliara prese parte alle esposizioni annuali indette dall’Accademia di Brera, inizialmente con vedute milanesi e capricci architettonici, conquistando in breve il consenso della critica e i favori della committenza ambrosiana e lombarda. Dei cosiddetti “capricci”, di lontana ascendenza settecentesca, ispirati alla Venezia di Canaletto e di Guardi, Migliara mantenne sempre la componente fantastica, rielaborandola attraverso l’inserimento di elementi architettonici e decorativi fittizi o estrapolati dal contesto originario. Attraverso queste opere si percepisce come il suo estro poliedrico attuasse felici contaminazioni tra generi differenti e tra fonti iconografiche e culturali diverse, creando un repertorio di immagini pressoché sterminato.
L’esposizione prosegue con Scene popolari e paesaggi. Migliara non era interessato solo all’aspetto architettonico e paesaggistico dei suoi soggetti, ma anche a particolari momenti di vita quotidiana: le scene popolari, spesso animate da vivaci personaggi, come ne Il ciarlatano Dulcamara che vende l’elisir, 1837, sottolineano un’attenzione tutta personale all’elemento antropologico e una notevole sensibilità per il dato di cronaca o di costume, tanto che l’uso del termine “macchiette”, per definire tale componente, pare riduttivo. Nelle sue vedute urbane, siano esse disegni dal vero, articolate composizioni a olio o lenticolari fixès, l’erudito dato monumentale si stempera in una visione “naturale” dai toni cordialmente narrativi, a volte divertiti.
Gli Interni di edifici conventuali e di chiese della terza sezione mostrano come l’artista si fosse avvicinato al gusto troubadour, che nella Francia dell’Impero napoleonico e della Restaurazione stava riscuotendo grande successo, grazie ai maestri Charles-Marie Bouton, Fleury Francois Richard, Pierre Révoil, Louis-Jacques-Mandé Daguerre, Hyppolite Sebron e, soprattutto, Francois-Marius Granet. Come quest’ultimo, affermatosi anche in Italia, Migliara diede vita a un inesauribile assortimento di scene interpretate da frati e monache sullo sfondo di ambienti conventuali quasi sempre di invenzione, in prevalenza interni di chiese, chiostri, cucine e altane da giardino che si prestavano a una narrazione affettuosamente partecipe.
La quarta sezione, dedicata alle Composizioni storiche e letterarie, risente ancora del gusto troubadour: la narrazione si fa più fantasiosa ed elabora lo spunto offerto da un episodio storico o da una fonte letteraria spesso di qualificata levatura. Opere come Romeo e Giulietta, 1826 circa, o Paolo e Francesca da Rimini, 1826 circa, mostrano un’attenta costruzione prospettica unita a una resa pittorica dettagliata e minuziosa e a effetti di luce suggestivi e a cromie smaltate, definite dal linguaggio del tempo “alla fiamminga”; mentre il dipinto Jacopo di Molay, gran maestro dei Templari, che viene condannato a morte unitamente a molti altri cavalieri del Tempio sotto Filippo il Bello Re di Francia, 1828, è ambientato su uno sfondo architettonico “romanticizzato”, attraverso la citazione di elementi architettonici, scultorei e decorativi tratti da luoghi reali, studiati e riprodotti dal vero.
La quinta sezione, Storia e cronaca del tempo, testimonia del vivo interesse dimostrato dall’artista nei confronti delle vicende pubbliche del suo tempo, in parte sollecitato da espresse richieste, come nel caso delle quattro tempere commissionate dal generale Domenico Pino, raffiguranti altrettanti episodi dei tumulti popolari milanesi antibonapartisti verificatisi nel 1814. Non manca una delle opere più celebri di Migliara, La filanda a vapore Mylius di Boffalora, 1828, che illustra esemplarmente i traguardi della meccanizzazione industriale italiana nel primo Ottocento.
Le Vedute urbane e viaggio in Italia, nella sesta sezione, dimostrano come, tra i temi centrali della ricerca di Migliara, ci fosse il viaggio attraverso le località del territorio italiano. Di ogni città, il pittore descriveva – tanto all’esterno quanto all’interno – innanzitutto gli edifici di culto, quali chiese, basiliche e cattedrali, assegnando a ciascuna un valore simbolico: di solito preferiva le chiese medievali contraddistinte da stilemi romanici o gotici, in sintonia con il gusto romantico rappresentato nelle ricostruzioni vedutistiche di invenzione. Poi le piazze e le strade, quasi sempre animate dai passanti con gli abiti del tempo, borghesi e popolani mescolati tra loro, spesso intenti alle rispettive occupazioni quotidiane, come nella realtà. Un numero consistente di vedute rappresenta Milano, città di elezione del pittore, e località non lontane dalla città lombarda, come Pavia e la sua Certosa. Oltre a questo, un nucleo illustra alcune delle principali mete toccate da Migliara nei suoi spostamenti in Italia: la Toscana e l’Emilia nel 1825; Venezia – già visitata nel 1820 – più volte dopo il 1827; la Liguria nel 1828; il Piemonte e la Savoia tra il 1831 e il 1832; il Lazio e la Campania nel 1834.
Le vedute delle città erano sempre realizzate sulla base dei preziosi taccuini di viaggio nei quali l’artista riproduceva con attenzione ciò che osservava; le molteplici varianti e i numerosi dettagli eseguiti dal vero venivano poi rielaborati a cavalletto, nel suo studio milanese, in articolate composizioni a olio.
Conclude la mostre la piccola sezione dedicata agli Album: attraverso il ricchissimo corpus di taccuini di viaggio e di disegni conservati presso la Pinacoteca Civica di Alessandria è possibile ricostruire con attendibilità e nel dettaglio i viaggi effettuati da Migliara. Erano, al contempo, tours accompagnati da una inesauribile curiosità culturale e spedizioni di lavoro, finalizzati alla osservazione e riproduzione dal vero e destinati a tradursi in vedute, semplici dettagli oppure veri e propri panorami, organizzati secondo un gusto squisitamente prospettico che tradiva la forte radice scenografica dell’artista.
Trasferitosi a Milano dopo aver operato a Torino come ebanista, seguendo la tradizione familiare, Giovanni Migliara (Alessandria 1785-Milano 1837) si formò a Brera, collaborando con Gaspare Galliari come aiuto scenografo ai teatri alla Scala e Carcano. Dal 1812 prese parte alle esposizioni annuali indette dall’Accademia di Brera, conquistando in breve il consenso della critica e i favori della committenza ambrosiana e lombarda. Tra gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento intraprese alcuni viaggi in Italia toccando molteplici località, puntualmente immortalate in disegni e dipinti che, nel loro insieme, compongono un caleidoscopico panorama della penisola negli anni della Restaurazione. Migliara ebbe inoltre stretti e frequenti rapporti con la committenza torinese, a cominciare da Casa Savoia: prima Carlo Felice, poi Carlo Alberto e Maria Cristina, lo onorarono con commissioni rilevanti, tra cui quella dell’Album personale di Carlo Alberto, oggi conservato alla Biblioteca Reale di Torino, comprendente vedute del Piemonte e della Savoia.
Gli studi dedicati alle arti figurative del XIX secolo e in particolare dell’età romantica, avviati con la rivoluzionaria mostra Romanticismo storico, svoltasi a Firenze nel 1974, hanno evidenziato il valore della pittura di veduta, significativamente diffusa su tutto il territorio italiano. Tali indagini, sfociate in mostre, cataloghi e monografie, hanno inoltre sottolineato il ruolo di primissimo piano ricoperto, in questo ambito, da Giovanni Migliara, artista dalla fisionomia inconfondibile, in sintonia con il gusto internazionale e conteso dalla committenza più prestigiosa del tempo.
Per questo motivo la Fondazione Accorsi-Ometto, insieme ai diversi Soggetti istituzionali che sono stati coinvolti nel progetto, è lieta di celebrare questo grande maestro che seppe adottare un’inedita sperimentazione della luce che rendeva la scena più realistica e “naturale”, che introdusse innovazioni strutturali nel genere della veduta prospettica, conferendole una fisionomia inconfondibile e autorevolmente paradigmatica e che si fece non solo un efficace illustratore urbano di Milano e delle città d’Italia da lui visitate, ma anche un attento cronista del dato storico o di costume.
Il Catalogo della mostra, a cura di Sergio Rebora, è edito da Silvana Editoriale; testi di Ilaria De Palma, Bernardo Falconi, Cinzia Lacchia, Luca Mana, Giovanni Meda Riquier, Sergio Rebora, Monica Tomiato; apparati a cura di Sergio Rebora con la collaborazione di Giulia Mattai; pagine 131