La Corte, i conti (ballerini) di Palazzo Rosso, chi usa la calcolatrice e la politica alessandrina [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Che i conti degli enti locali italiani siano traballanti, deficitari, in crisi perenne, non è una notizia. E forse non lo sarebbe neanche più tanto quella relativa ai rilievi, alle osservazioni e alle prescrizioni che la Corte dei Conti (la magistratura contabile) periodicamente mette nero su bianco nei confronti dell’amministrazione di turno. L’ultima deliberazione della Corte dei Conti (la numero 14 del 19 febbraio) indirizzata al Comune di Alessandria impone però delle riflessioni. Perché se si legge insieme ad altri due documenti di ottobre e dicembre 2018 (tutti consultabili su http://www.comune.alessandria.it/amm-trasparente/corte-dei-conti/) stimola alcune domande di fondo.

I magistrati contabili, sostanzialmente, dicono che i conti di Palazzo Rosso sono da rifare dal 2012 al 2017. E formulano precise raccomandazioni, prescrizioni e disposizioni all’attuale giunta di centrodestra guidata da Gianfranco Cuttica di Revigliasco affinché proceda a un progressivo risanamento del bilancio. Nessuna condanna, nessun imperativo, nessuno spettro di dissesto. Però il quadro è critico. E la terapia deve essere somministrata presto e bene. Infatti la Corte dei Conti “si riserva di verificare i successivi bilanci dell’ente nonché le relazioni dell’Organo di revisione al fine di riscontrare i dati di bilancio e le azioni adottate a seguito delle prescrizioni”.

Dal 2012 al 2017 il Comune di Alessandria è stato amministrato dalla giunta di centrosinistra guidata da Rita Rossa, che appena insediata ha voluto dichiarare il dissesto del Comune alla luce dei bilanci lasciati dall’amministrazione di centrodestra di Piercarlo Fabbio. Scorrendo gli atti della Corte dei Conti pare che la gestione economico-finanziaria, con l’ente in dissesto, non sia stata però delle più brillanti se si sono accumulate così tante criticità. Poi arriva Cuttica di Revigliasco che eredita questi conti, come Rossa che aveva ereditato quelli di Fabbio.

Ora il quesito. Fin dove arriva la responsabilità della politica e inizia quella dei dirigenti? In Italia non ci sono sindaci o assessori al bilancio che in prima persona prendono carta, penna, calcolatrice e compilano le scritture contabili. Al massimo, quando sono particolarmente competenti possono fornire indicazioni specifiche, poi, in ogni caso, sono gli uffici a gestire tutto quanto. Come avviene peraltro in ogni settore della pubblica amministrazione. Non c’è un assessore che asfalta personalmente le strade, scrive di suo pugno i contratti, costruisce un capannone industriale, guida un autobus o accende le luci nei cimiteri. Molte delle linee di continuità di gestione della cosa pubblica fanno invece capo a dirigenti e funzionari, mentre le maggioranze che governano gli enti (Comune, Provincia o Regione che sia) variano a ogni tornata elettorale. E non per niente la legge attribuisce precise responsabilità proprio ai dirigenti, oltre ovviamente a quelle politiche, sia ben chiaro.

Le carte della Corte dei Conti accertano “la non attendibilità del risultati di amministrazione 2016, la reiterazione di impostazioni contabili non corrette adottate dal Comune già dall’esercizio 2012, dispone che l’ente provveda a un nuovo e corretto ricalcolo dei risultati di amministrazione 2012-2017”, quindi rilevano “un ampio e costante ricorso ad anticipazioni di tesoreria” e la “scarsa capacità di riscossione”. Nell’analisi delle annualità finite sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti, non mancano i rilievi rispetto ai debiti, alle diverse fideiussioni, al peso sul bilancio delle società partecipate a partire di Aral. Il tutto scandito da dubbi e richieste di ulteriori chiarimenti e precisazioni rivolte sia alla politica, sia ai tecnici, in particolare del Settore Finanziario e Tributi del Comune di Alessandria che viene ripetutamente chiamato in causa dai magistrati per ottenere chiarimenti e spiegazioni che, però, non sempre appaiono convincenti, almeno leggendo queste carte.

Nella deliberazione della Corte dei Conti che ha concluso l’audizione degli amministratori e dei dirigenti (il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, l’assessore alla programmazione finanziaria e bilancio, Cinzia Lumiera, il segretario generale Francesca Ganci, il dirigente del settore Finanziario e Tributo, Antonello Paolo Zaccone, il presidente del Collegio dei Revisori dei Conti in carica dal dal 2015 al 2018, Gian Carlo Aiassa) ha fatto la sua comparsa anche la parola dissesto. Con una sottolineatura, per bocca di Antonello Paolo Zaccone, che il documento riassume con queste parole: “Il dissesto del Comune di Alessandria è stato dichiarato in conseguenza di criticità riconducibili alla gestione delle società partecipate dell’ente, le quali hanno condotto a una situazione debitoria particolarmente grave”.