Dalla bottega ad Amazon: il commercio non morirà mai, ma cambia pelle [Piemonte Economy]

di Cristina Bargero

 

Tra i ricordi più forti di quando ero bambina c’è quello della merceria di un piccolo paese del Monferrato. Ci andavo ogni domenica mattina con mia nonna e ai miei occhi “la ‘Driana” sembrava il paese dei balocchi dove si trovava di tutto dai giochi alle calze ai dolcetti. Erano gli anni ‘80 e in ogni borgo si potevano trovare negozi simili che nel tempo sono stati chiusi sia per lo spopolamento demografico sia perché negli ultimi trent’anni è mutata radicalmente la struttura del commercio.

Oggi anche la fisionomia commerciale delle nostre città è profondamente cambiata: oramai sempre più spesso vediamo serrande abbassate con   la scritta vendesi o affittasi e ai negozi storici si sono sostituite catene in franchising. Le cause sono da ascriversi alla crisi economica, che ha colpito con maggior violenza la domanda interna, alle difficoltà nell’accesso al credito, agli oneri burocratici crescenti, al caro affitti (soprattutto in certe zone ) e alla concorrenza della grande distribuzione organizzata e da ultimo anche del commercio on-line. Nella sola provincia di Alessandria dal 2008 ad oggi si sono perse quasi 500 imprese nel commercio al dettaglio, con una dinamica negativa che dal 2011 non si è mai interrotta.

 

Imprese attive nel commercio al dettaglio in Provincia di Alessandria

Fonte Movimprese

Del resto nel commercio trova proprio applicazione la legge di Engel, per cui tanto più il reddito è basso , tanto maggiore è la quota di reddito destinata all’acquisto di beni di prima necessità, in particolare i generi alimentari. La riduzione del reddito disponibile, che si è contratto con il prolungarsi della crisi, e le aspettative non certo rosee verso il futuro hanno contrattato la propensione al consumo dei cittadini, cui si è accompagnato anche un mutamento delle abitudini dei consumatori. La quota destinata alle spese di abbigliamento, ad esempio, nel 1992 ammontava al 13,6% oggi al 4,7%

Nel contempo le politiche commerciali della GDO sono diventate sempre più aggressive e mirate per cui molti negozianti non sono stati in grado, alla lunga di reggere alla concorrenza. E proprio i  più recenti dati Istat sull’andamento del commercio dal dettaglio confermano la sofferenza delle piccole superfici rispetto alla Gdo e al commercio elettronico.

 

Andamento del commercio al dettaglio nell’ultimo triennio

Periodo Grande distribuzione

 

Piccole superfici

 

Commercio elettronico
Alimentari Non alimentari Totale Alimentari Non alimentari Totale
2016 1,1 0,3 0,8 -0,4 0,5 0,3 6,3
2017 2,0 2,0 2,1 -0,9 -0,5 -0,6 14,7
2018
I trim. 4,0 0,8 2,8 0,5 -2,1 -1,4 8,7
II trim. -0,9 -0,4 -0,7 -0,7 -1,9 -1,6 13,8
III trim. 0,4 0,2 0,3 -0,4 -1,8 -1,5 10,3

Fonte Istat

L’e-commerce da minaccia può diventare anche un’opportunità per i nostri commercianti: gli artigiani che sfruttano la vetrina Made in Italy hanno visto crescere le vendite in modo significativo (+86%) nel 2017 su Amazon. Nel contempo le politiche urbane nel loro insieme vanno ripensate in modo da consentire  ai centri storici  e ai  quartieri di conservare la loro unicità rappresentata anche dagli esercizi commerciali.