di Enrico Sozzetti
In arrivo una discarica ‘sostenibile’ in provincia di Alessandria? Il progetto c’è. E anche la richiesta di procedere alla valutazione di impatto ambientale, come emerge dalla documentazione pubblicata il 20 dicembre scorso sul sito alla Provincia di Alessandria. Si parla della realizzazione di un “nuovo progetto di sistemazione complessiva di aree di cava e di discarica e loro predisposizione, attraverso discarica di soli rifiuti non pericolosi a servizio dell’economia circolare, per il riutilizzo a fini turistico ricreativi” sul sito in località Pitocca, fra i Comuni di Frugarolo e Casal Cermelli (nella foto qui sotto, l’area evidenziata in rosso). La proposta arriva dalla società La Filippa 2.0 Srl (sede a Genova), che è stata appositamente costituita ed è controllata per l’89 per cento da Triciclo Srl (www.triciclosrl.it, holding della famiglia Vaccari che investe in green economy e controlla tra l’altro La Filippa Srl), per il 5 per cento da La Filippa Srl (www.lafilippa.it) e per il 6 per cento dall’ingegnere Federico Poli (direttore generale e direttore tecnico de La Filippa).
La società ‘madre’, La Filippa Srl, è il risultato di un processo di diversificazione, evoluzione e innovazione che gli imprenditori Massimo e Carlo Vaccari, hanno intrapreso, nel corso di una storia d’impresa che inizia alla fine del 1800 a Valenza e prosegue a Cairo Montenotte, dove per oltre cinquant’anni la famiglia Vaccari (è alla quarta generazione) ha prodotto laterizi e sistemi per l’edilizia. Poi arriva la svolta. La Filippa era il nome di una cascina a Cairo Montenotte, dove una cinquantina di anni fa è stata aperta una cava di argilla.
Oggi La Filippa è una discarica di nuova generazione. La famiglia Vaccari ha voluto recepire tutte le direttive ambientali e quando la Filippa è stata aperta, nel 2008, non sono stati realizzati impianti di trattamento o di trasformazione. “L’unica attività svolta consiste nel riempire gli spazi disponibili, con rifiuti, selezionati nei luoghi di produzione esterni all’impianto, valutati idonei in conformità alle normative e al modello di gestione adottato. Mano a mano che gli spazi vengono colmati si procede alla sistemazione finale dell’area con terreno vegetale, al rinverdimento, alla piantumazione e infine alla realizzazione di aree verdi attrezzate. Quando la discarica sarà esaurita, in un’ottica di continua valorizzazione delle risorse l’area diventerà un parco, con intorno cascine ristrutturate e abitate” spiega Massimo Vaccari, presidente de La Filippa.
Questo è il modello di discarica che potrebbe arrivare in provincia di Alessandria. Una discarica sostenibile, che punta “a ridurre al minimo gli impatti e restituire il sito in equilibrio con l’ambiente nel più breve tempo possibile. La discarica sostenibile è una discarica a basso e breve impatto ambientale” si legge sulle relazioni che accompagnano il progetto. Quello alessandrino è un progetto evoluto, rispetto all’impianto di Cairo Montenotte. I rifiuti conferibili sono costituiti da quelli “non pericolosi, derivanti dalle attività di riutilizzo, riciclo, recupero e gestione dei rifiuti prodotti dal sistema dell’economia circolare a servizio della comunità civile”. Quali? Nella documentazione della società di parla di “scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone; parte di rifiuti urbani e simili non destinata al compost; rifiuti solidi prodotti da processi di filtrazione e vaglio primari; fanghi prodotti dai processi di chiarificazione delle acque; fanghi prodotti da processi di decarbonatazione; minerali (per esempio, sabbia, rocce); altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti; terra e rocce”.
L’area, di proprietà della società, ha dei numeri importanti. La superficie interessata dal progetto di sistemazione è complessivamente pari a 345.800 metri quadrati, di cui 12.000 saranno allestiti ad area servizi per la discarica, mentre 231.500 metri quadrati ospiteranno il bacino della discarica di rifiuti non pericolosi. Nell’area di intervento è inoltre ricompresa la discarica di inerti e assimilabili agli inerti che copre una superficie di 32.000 metri quadrati. Infine, i numeri economici. La società prevede investimenti complessivi per 24.700.000 euro, investimenti annuali per circa 2.500.000, una occupazione diretta di una decina di persone e di altrettante nell’indotto. Il gettito a favore degli enti locali è stimato in 1.200.000 di euro all’anno.
Il percorso per la discarica ‘sostenibile’ è appena iniziato, ma già la voce circola. Come le prime proteste. La prima è quella del Comitato Vivere a Predosa (Comune non interessato in modo diretto) che parla di un progetto che “prevede di utilizzare una cava facendone una discarica più grande di quella di Castelceriolo. La quantità netta prevista di conferimento è di quasi un milione di metri cubi e sarà conferita nell’arco di otto anni. Nulla è dato sapere sulla tipologia di rifiuti, sulla loro provenienza e modalità di conferimento. Certamente si sa che questa enorme quantità di rifiuti verrà accatastata e lavorata a 500 metri dal fiume Orba, in piena area parco. Certamente si può immaginare quale pericolo possa rappresentare il percolato per la falda acquifera, già minacciata dai progetti di altre multinazionali dei rifiuti”.
Altre voci critiche si sono sollevate in relazione al rischio di forti odori e a quello idrico: “La distanza dal Rio dell’Acqua è di ottanta metri e dal fiume Orba di cinquecento metri. E proprio l’Orba ha il letto al livello del fondo della cava per cui le infiltrazioni finiscono direttamente nel corso d’acqua”. ecco poi la Rete Ambientalista che tuona: “I cittadini, chiamando alla mobilitazione comitati, organizzazioni ambientaliste e politiche, istituzioni, a partire dai sindaci, si stanno organizzando per respingere senza se e senza ma questa proposta di compravendita della vita dei cittadini e di intere aree del nostro martoriato territorio: i sindaci dei Comuni coinvolti sappiano che tale somma non sarà sufficiente per compensare le malattie, né per compensare le inevitabili perdite di valore di tutte le proprietà che sorgono nell’area dell’impianto che saranno sottoposte a puzze, traffico veicolare, pericolo di inquinamento”.