Essere guida alpina è un lavoro avventuroso, ma accompagnare un astronauta sull’Everest è un’esperienza unica e indimenticabile. L’hanno raccontata Francois Cazzanelli e Marco Camandona ai soci del Lions Alessandria Host, presieduto da Marco Bagliano e del Panathlon Club Alessandria, presieduto da Peo Luparia, riuniti in intermeeting.
Una serata molto interessante e partecipata, organizzata grazie all’amicizia che da anni lega la socia Lions Piera Barboro e il marito Franco Oberti a questi due famosi alpinisti.
Cazzanelli, membro della storica e rinomata Società delle guide alpine del Cervino, ha compiuto anche numerose spedizioni extraeuropee dal Nepal alla Califoria, dalla Patagonia alla Cina; Camandona è allenatore federale di scialpinismo, membro del Soccorso Alpino della Valle d’Aosta, ha intrapreso viaggi d’avventura in tutto il mondo salendo su cinque delle montagne più alte del continente.
Per illustrare la loro ultima avventura hanno proiettato un video che ha letteralmente catturato l’attenzione e suscitato la curiosità del numeroso pubblico presente in sala: la recente spedizione sull’Everest per accompagnare l’astronauta italiano Maurizio Cheli.
Cheli aveva visto l’Everest dallo spazio nel corso di una delle sue missioni spaziali ed espresso il desiderio di scalarlo. Grazie a Cazzanelli e Camandona, il suo sogno è diventato realtà nei primi mesi di quest’anno. Una spedizione studiata nei minimi particolari, che ha richiesto ben due anni di preparazione e 50 giorni di scalata vera e propria, con un costo di circa 80 mila dollari a persona.
Ma la missione di Cazzanelli e Camandona non è solo lo sport. Le due guide hanno costituito la onlus “Sanonani House” per sostenere bambini nepalesi particolarmente bisognosi in quanto orfani o vittime di situazioni famigliari molto difficili ai quali vengono assicurati vitto, alloggio, istruzione e una educazione nel rispetto della cultura locale. Al momento sono 25 i bimbi accolti in questa “casa famiglia” di Kathmandu che, al termine del percorso scolastico, saranno inseriti nel mondo del lavoro.
“Lo sport – ha sottolineato Marco Bagliano – è una metafora della vita, una continua scalata verso nuovi obiettivi e nuove mete, ma deve avere anche finalità solidali, come ci hanno confermato questi due simpatici e coraggiosi alpinisti”.