di Enrico Sozzetti
Un incontro per conoscere, capire, discutere e poi decidere. Avendo più chiaro il quadro d’insieme e il significato di scelte che possono cambiare l’assetto socioeconomico di un’area vasta. I gruppi consiliari di minoranza del Comune di Tortona (l’amministrazione è di centrosinistra) hanno voluto confrontarsi con la Fondazione Slala (Sistema logistico del Nord Ovest d’Italia) e Uirnet (soggetto attuatore unico per la realizzazione del sistema di gestione della logistica nazionale, la società è impegnata nella realizzazione della Piattaforma logistica nazionale), dopo che il Consiglio comunale si è espresso a favore del rientro dell’amministrazione in Slala.
D’altronde Tortona è il cuore della logistica e della intermodalità e potrebbe vedere nascere la prima struttura sperimentale progettata da Uirnet. Ed è stato proprio il presidente nazionale e amministratore delegato, Rodolfo De Dominicis, a raccontare nel dettaglio quanto sta avvenendo. Confermando la volontà di Uirnet di concentrare gli investimenti del 2019 proprio nel basso alessandrino. Se Slala è il tavolo di aggregazione, non di decisione, che mette in contatto i comuni con Uirnet, è quest’ultima che sta progettando lo sviluppo di aree infrastrutturate per rispondere all’emergenza, prima, e alla necessità, poi, di crescita delle attività portuali. L’area “fondamentale per lo sviluppo del paese è il nord ovest e Genova deve contare su tre zone retroportuali collegate con le banchine per rispondere alle diverse esigenze degli operatori internazionali, degli autotrasportatori e dell’ambiente” ha esordito De Dominicis.
L’idea nasce dalla disponibilità di trenta milioni della Banca europea degli investimenti (Bei) per costruire tre buffer. Gli hub intermodali saranno in grado di gestire alcune delle criticità che oggi contribuiscono a intasare le strade e le banchine. Le inefficienze della logistica italiana (non solo a Genova) causano “una perdita di pil (prodotto interno lordo) che oscilla fra i sei e sette miliardi di euro”.
Ma come fare? Il progetto, entrato nella fase conclusiva, prevede di realizzare i buffer in aree strategiche e la prima non può che essere Rivalta Scrivia. La soluzione è attivare un collegamento tra il porto e il basso Piemonte. Le merci che arriveranno su camion nel buffer verranno successivamente trasferite in porto con navette gestite con mezzi alimentati a gas metano liquefatto, con basso impatto sonoro e in grado di alimentare le banchine che a loro volta potranno lavorare per un numero maggiore di ore rispetto a oggi. I camion si fermerebbero negli hub, dotati di tutti i servizi (stalli, pompe di carburante, officina, servizi), e una volta scaricato il container saranno pronti a prelevare un nuovo carico. Nessun viaggerebbe più a vuoto, gli autisti non sarebbero più costretti a restare per molte ore in attesa prima di entrare in porto (spesso a motore acceso) e la gestione dei container sulle banchine sarebbe più agile e spalmata su tutto l’orario di attività (oggi il lavoro si svolge dalle 6 alle 22, ma le fasce orarie di punta sono solo due, al mattini e nel pomeriggio) contribuendo a un aumento della movimentazione.
I buffer, realizzati con criteri di bioedilizia per ridurre l’impatto ambientale, hanno bisogno di una superficie media di centomila metri quadrati (i terreni devono essere disponibili e con la giusta destinazione urbanistica) e possono arrivare a occupare circa duecento persone. La struttura “basica”, come la chiama De Dominicis, che potrebbe nascere a Rivalta Scrivia, all’interno del Rail Hub Europe, sarebbe la prima. Anche perché è quella già pronta rispetto anche al collegamento con la ferrovia. “La Bei – precisa sempre De Dominicis – ha imposto dei criteri ‘verdi’ al progetto, che prevedono di usare il più possibile la ferrovia e l’utilizzo di carburanti poco impattanti, come il biodiesel e il biometano.
Il terzo valico ferroviario potrà quindi essere utile? “L’opera va completata, tenendo presente che un progetto può essere migliorato. I tempi vanno rispettati, così come le opere compensative devono essere tali e non di altro genere. L’infrastruttura è utile per migliorare l’intermodalità di Rivalta Scrivia e consentire di formare treni lunghi 750 metri che sono ormai lo standard per il trasporto in Europa” è la risposta di De Dominicis.
Intanto stanno aumentando i treni fra il porto di Genova (terminal Vte) e il terminal di Rivalta Scrivia (insieme ai servizi dedicati al trasporto ferroviario di container marittimi verso l’Interporto di Padova e Milano Smistamento) grazie a sei convogli merci a settimana fra il Voltri Terminal Europa e il Rail Hub Europe. “Il potenziamento dei collegamenti ferroviari merci si inquadra fra le azioni messe in campo dal Gruppo Fs per aumentare l’offerta di trasporto su ferro da e per il porto di Genova e per contribuire a ridare impulso allo sviluppo economico e sostenibile del territorio ligure” si legge su una nota del gruppo.
Il Rail Hub Europe è una società per azioni nata nel novembre del 2017, i cui soci principali sono l’Interporto Rivalta Scrivia (controllato da Katoen Natie) e il gruppo Gavio, entrambi con una quota del 47,87 per cento. Il Rivalta Terminal Europa, nome con cui è nato nel 2006, si estende su una superficie di duecentocinquantamila metri quadrati (la superficie totale a disposizione è di oltre un milione di metri quadrati) e ha una capacità di movimentazione di cinquecentomila container. Da gennaio svolge attività terminalista retroportuale attraverso l’affitto per sei anni della struttura.
Uirnet, società partecipata dai principali attori del sistema logistico italiano e dai primari player industriali nazionali, ha come obiettivo “mettere in rete il mondo complesso dei trasporti e della logistica in modo semplice, senza introdurre modificazioni di mercato indotte dai servizi offerti e senza privilegiare l’una o l’altra categoria di operatori”, mentre la Fondazione Slala, guidata dal presidente Cesare Rossini, ha una partecipazione in Uirnet pari al cinque per cento ed è uno degli asset di valorizzazione su cui punta in questa fase di progressiva espansione, testimoniata dalla crescenti adesioni di enti pubblici piemontesi e liguri e di soggetti privati. Ma non sono le uniche condizioni sulle quali fare leva. L’inserimento, nell’ambito del decreto Genova, della ‘zona logistica semplificata’ nei territori di Rivalta Scrivia e Arquata Scrivia, insieme ad Alessandria, Novi San Bovo, Castellazzo Bormida e Belforte, è l’altro elemento in grado di segnare una svolta nello sviluppo di una vasta area che è il retroporto naturale di Genova.