Il 12 dicembre si riunirà la Commissione Politiche Sociali che avrà il compito di approfondire la mozione Locci-Trifoglio sulla Legge 194/1978 presentata in Consiglio Comunale lo scorso 10 Novembre. Una mozione pressoché identica a quella che a Verona ha rappresentato un drammatico passo indietro in termini di autodeterminazione delle donne, sancendo anche in Italia l’esistenza di una stretta amicizia tra movimenti antiabortisti e organizzazioni di estrema destra. Una mozione che, come una brutta moda, va diffondendosi da nord a sud affascinando giunte e consiglieri comunali desiderosi di mettere in discussione la Legge 194/1978 in nome di un assurdo progetto di ripopolamento che agita il fantasma di una “sostituzione etnica” in atto nel nostro paese (parole del Ministro Lorenzo Fontana).
Le mozioni si muovono su due binari paralleli: da un lato quello più pratico – che consiste nel dirottare fondi pubblici nelle tasche dei movimenti Pro-Life (per capirci quelli apertamente contrari alla 194, al diritto all’aborto ma anche all’utilizzo dei metodi contraccettivi) -, dall’altro quello più simbolico, che prevede la proclamazione delle città “a favore della vita”.
Abbiamo più volte ragionato sulla mozione entrando nel merito delle premesse e delle proposte sostenute dai firmatari (qui l’articolo di 15121 per ulteriori approfondimenti e spiegato i motivi per cui quella mozione, oltre ad essere un ammasso di bufale, è offensiva e colpevolizzante nei confronti delle donne.
I tentativi di moltiplicare la mozione veronese in altre città fino ad ora non hanno prodotto grandi risultati – a partire dalla secca bocciatura ricevuta da Fratelli d’Italia a Roma, per arrivare al ritiro del testo da parte del consigliere milanese di Forza Italia che solo poche settimane fa l’aveva proposta nel capoluogo lombardo -, ostacolati dai movimenti femministi e dalle migliaia di donne che hanno saputo tornare protagoniste.
Ad Alessandria l’indignazione nei confronti della proposta è emersa per la prima volta durante il consiglio comunale del 12 novembre che centinaia di donne e uomini hanno ostinatamente disturbato chiedendo a gran voce il ritiro della mozione.
Pochi giorni dopo un migliaio di persone ha sfilato per le vie del centro, chiedendo ancora una volta che la mozione venisse ritirata. Il giorno successivo, nonostante il freddo e il vento, ci si è trovate sotto a un palazzo comunale blindato e inaccessibile pronte a rientrare in Consiglio per impedire la discussione fino al ritiro del testo.
La mozione è stata tolta dall’ordine del giorno del Consiglio per essere discussa in Commissione Politiche Sociali, dove le varie realtà interessate all’argomento potranno esprimere il proprio punto di vista in materia. Motivazioni che saranno ascoltate dai membri della Commissione e in particolare dal Presidente Piero Castellano e dalla Vicepresidente Oria Trifoglio (entrambi firmatari della mozione) che, dopo aver democraticamente annuito a tutti gli interventi, li riporranno con cura in un cassetto e lì li lasceranno.
Con questo testo, che pubblichiamo nella data entro cui definire la propria presenza in Commissione, comunichiamo che Non una di Meno non si presterà a questa farsa.
Non saremo presenti il 12 Dicembre.
«Ma come, si dà la possibilità di esprimere democraticamente il proprio pensiero e voi non andate?» potrebbe chiederci qualcuno. Già, proprio così, non andiamo. Non andiamo perché non è il nostro pensiero che conta, non siamo rappresentanti di niente e di nessuno. Siamo un movimento di donne e uomini che nei giorni scorsi si è sentito profondamente rappresentato dalla mobilitazione prodotta da migliaia di persone in città e che, attraverso la voce di quella piazza, attraverso le urla in consiglio comunale, ha già espresso chiaramente la propria posizione: quella mozione deve essere ritirata.
Non può essere migliorata, perché parte da presupposti sbagliati e ha, quindi, conclusioni prive di fondamento, non può essere approfondita, perché non c’è niente da approfondire, non può essere discussa, perché argomentazioni religiose non possono essere nemmeno prese in considerazione quando si parla di scienza e diritti.
Non saremo presenti alla Commissione ma siamo pronte a tornare in Consiglio Comunale se la mozione verrà reinserita in ordine del giorno e siamo sicure che saremo nuovamente insieme a tante donne decise a fermare un testo offensivo, portatore di istanze anti democratiche, che tenta di appellarsi alla libertà di espressione per far passare dei dati oggettivi come se fossero semplici opinioni, intriso di un linguaggio che non ha nulla da spartire con argomenti scientifici e che lede il nostro diritto all’autodeterminazione.
Non Una di Meno Alessandria