Governo da repubblica di Weimar, o straordinaria operazione di maquillage per cercare di superare la seconda repubblica senza suicidarla? Fate voi.
Ascoltando in diretta la lettura dell’elenco dei ministri, da parte di Enrico Letta, l’impressione è che il neo premier abbia fatto il meglio che poteva, con la legna (e soprattutto i vincoli) che aveva a disposizione.
Assai significative, poi, la comparsa e le precisazioni in diretta del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: a dimostrazione dell’eccezionalità dei giorni che stiamo vivendo.
Fra i ministri diverse donne, tra cui nomi di forte impatto come Bonino e Cancellieri, e alcune figure in arrivo dalle autonomie locali (Del Rio, Zanonato), per dare un segnale di peso e sostanza. E c’è persino il primo ministro con la pelle nera: in attesa di qualche barzelletta ad hoc di Berlusconi, naturalmente.
E poi, certo, ecco l’inevitabile carrellata di inutili zavorre (in qualche caso persino con patenti di formale saggezza), da Quagliariello a Francheschini, ma anche altri: tanto per ricordare che il governo ha pur sempre il marchio Pd Pdl.
E’ un dato di fatto, comunque, che dietro questo esecutivo c’è uno sforzo di intelligenza politica straordinario, nel cercare di gestire e “tenere insieme” interessi e gruppi di potere di diversa matrice, e al contempo dare agli italiani un segnale di almeno formale rinnovamento, in un contesto di assoluta disgregazione del senso di comunità in corso nel Paese. Ma ci pensate a come potrebbe stare bene oggi l’Italia, se lo stesso impegno costoro lo avessero sfoderato quando si trattava di costruire un futuro per la collettività, e non soltanto di salvare il proprio?
In ogni caso, l’elettore medio è servito: in queste ore si ritrova ad ascoltare nomi e vedere volti in buona parte diversi, giovani e poco noti. E può compiacersi, o illudersi.
Va bene, i media stanno già sussurrando che questa è la moglie di quell’altro, che è l’amico del tale, e che quest’altro è lì per fare gli interessi della tale lobby. Però intanto un bel pezzo di nomenklatura stanca, e che ha stancato, è stata mandata in panchina, e gli italiani, si sa, in fondo si sono sempre accontentati del poco che passava il convento, in ogni epoca.
Adesso però, in estrema sintesi (ne riparleremo nei prossimi giorni, è ovvio), ci auguriamo di sapere presto:
1) cosa questo governo intende fare, in termini di riforme istituzionali, ma soprattutto economiche, per dare un futuro ad un Paese reale alla canna del gas.
2) quanto durerà l’esecutivo, che (giova ricordarlo) come per il governo Monti è frutto di accordi di Palazzo, non espressione del voto popolare.
3) cosa farà, pretenderà e otterrà (o non otterrà) Silvio Berlusconi: che può mandare a casa Letta jr., e il Parlamento, in qualsiasi momento.
Una cosa è certa però: in questo momento c’è un elemento, assai più forte del filo o anti berlusconismo, a tenere uniti coloro che si identificano nel governo Letta. Ed è la paura di essere travolti, tutti quanti, dal furore popolare a cui Grillo ha dato corpo, e voce. La demolizione, mediatica e culturale, del Movimento 5 Stelle è pertanto la vera priorità già in atto. Sarà questa, nei prossimi 12-24 mesi, la vera mission trasversale della classe dirigente: e se, nel frattempo, riusciranno anche a salvarci dal disastro, la riconoscenza degli italiani arriverà puntuale.