di Ettore Grassano
“Siamo a metà strada, e il percorso sin qui è stato sicuramente positivo. Un aspetto è importante soprattutto: Alessandria 850 sta consentendo a tanti alessandrini di riscoprire l’orgoglio delle proprie radici. Se penso che tutto è partito, due anni fa, da una pagina facebook che decisi di creare, non posso che essere soddisfatto”.
Antonio Maconi in realtà al progetto del ‘compleanno della città’ ha creduto per primo e con forza, anche se ci tiene a ribadire “Fondamentale il contributo del sindaco Cuttica, che presiede il Comitato Alessandria 850, ma anche di tutta la giunta, e del presidente del consiglio comunale, Emanuele Locci. Senza di loro non saremmo arrivati sin qui, e un plauso anche allo staff di comunicazione del comune, che sta lavorando benissimo. Così come essenziale è l’apporto dell’Università del Piemonte Orientale, attraverso la figura del suo pro Rettore Roberto Barbato. Ricordo anche l’impegno di figure come Roberto Livraghi e Pierangelo Taverna, che ad Alessandria non hanno bisogno di presentazioni”.
Bravi tutti insomma. Ma espletato il rito dei ringraziamenti, cerchiamo di capire, dialogando con Antonio Maconi (responsabile della ricerca dell’Azienda Ospedaliera, e anche presidente della Fondazione Solidal, presidente dell’Ipab Borsalino e segretario provinciale dell’Ordine dei Medici), cosa davvero sta succedendo in quest’anno di festeggiamenti, ma anche di progettualità per l’Alessandria di domani. E quale peso, in particolare, può avere la sanità come ‘lievito’ nella crescita della comunità alessandrina: in termini di qualità della vita dei cittadini, ma anche come leva di sviluppo.
Dottor Maconi, prima di tutto congratulazioni: con tutti questi incarichi, farà felice il suo commercialista, e il fisco…
(ride divertito, ndr) La smetta, che di questi tempi poi qualcuno che ci crede lo troviamo di sicuro. Ho un unico stipendio, quello per il mio lavoro in ospedale. Tutti gli altri sono impegni importanti, ma assolutamente gratuiti.
Perché lo fa?
Perché amo questa città, e perché mi piace l’idea che, attraverso queste attività (che vedono l’impegno di tanti, sia chiaro: non sono certo l’unico a credere nella nostra comunità), Alessandria possa ricominciare a correre verso il futuro, dopo decenni che, per tanti motivi, ci hanno visti un po’ seduti…
Lei era piccolo nel 1968, quando si sono festeggiati gli 800 anni: si ricorda qualcosa?
Pochissimo, avevo 5 anni. Ma dopo ho studiato, mi sono documentato. E certamente Alessandria dal 1968 al 2018 è cambiata tanto, radicalmente. Uno degli obiettivi del Comitato Alessandria 850 è proprio quello di stimolare una riflessione su questa evoluzione, e sulla prospettiva: ci interessa anche guardare avanti insomma.
Alessandria 850 è a metà del suo percorso: come sta andando, e cosa succederà nei prossimi mesi?
Al di là delle singole iniziative (che sono tante e di qualità, sia pur realizzate con pochissime risorse, come i tempi impongono), mi pare che ‘il compleanno’ di Alessandria abbia rimesso in moto un sentimento di orgoglio e appartenenza, che per noi alessandrini, da sempre iper critici con noi stessi, non è poco. Nei prossimi sei mesi proseguiremo in questo percorso, e mi auguro che porremo le basi per una progettualità futura di cui la nostra città ha certamente bisogno.
A proposito di futuro: Medicina ad Alessandria è finalmente una realtà, per quanto embrionale. Traguardo importante, ma anche punto di partenza?
Assolutamente sì. Solo qualche anno fa chi parlava di questo progetto veniva guardato con scetticismo: invece i corsi sono partiti, e nel giro di 5 anni saremo a pieno regime. Bravissimi Emanuel e Avanzi, il rettore di ieri e quello di oggi: loro ci hanno sempre creduto. Medicina sarà per la sanità alessandrina, e per tutta la nostra comunità, un lievito straordinario.
Dal terzo anno l’Ospedale di Alessandria, dove lei è responsabile della ricerca, sarà fortemente coinvolto..
Certo, e fin da ora la sinergia con l’Upo si sta sviluppando con forza, grazie all’impegno delle due parti, e in particolare del direttore generale dell’Aso, Giacomo Centini. La chiave della ‘conquista’ della Facoltà di Medicina ad Alessandria è stata l’unità di intenti, il fatto che si è remato tutti nella stessa direzione, una volta tanto. Cito volentieri anche il consigliere regionale Domenico Ravetti, che nei tre anni in cui è stato presidente della Commissione Sanità in Regione si è impegnato a fondo per raggiungere l’obiettivo, l’ex ministro Renato Balduzzi e i parlamentari della Lega Molinari e Boldi, fondamentale sponda romana.
L’altro grande progetto in area sanità si chiama IRCCS: ma perché è tanto importante? E ci arriveremo?
Dobbiamo arrivarci, mettendo in campo anche qui un forte lavoro di squadra. Gli IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ndr) sono ospedali di eccellenza, che svolgono non solo attività di cura, ma anche di ricerca medico scientifica. In Italia sono 49, se la memoria non mi inganna: sicuramente ad oggi uno solo in Piemonte, a Candiolo. Ovviamente l’autorizzazione all’apertura di un nuovo IRCCS è un percorso complesso, che muove da una forte e nuova specializzazione. Che da noi non potrebbe che essere la nascita di un vero centro di ricerca e cura dedicato al mesotelioma, in forte sinergia fra Alessandria e Casale.
Anche qui, lo scetticismo alessandrino ovviamente troneggia: e in più magari l’interesse di qualcuno che vorrebbe perseguire obiettivi diversi….
(sorride, ndr) Io sono ottimista, davvero: credo che, come per Medicina, alla fine porteremo a casa un grande risultato. Davvero sarebbe una svolta, non solo per la nostra sanità, ma per tutta la nostra provincia.
Secondo non pochi alessandrini la nostra sanità negli ultimi anni è peggiorata: è un peggioramento solo percepito, come per la sicurezza?
Sono parte in causa, non sarei oggettivo. Il nostro ospedale fa costanti sondaggi per verificare la customer satisfaction, e i risultati sono lusinghieri. Che poi si possa fare sempre meglio è indubbio. Semmai esiste un serio problema da affrontare, che si chiama mobilità passiva: ossia il numero di coloro che, pur abitando in questa provincia, scelgono di curarsi altrove. Ovviamente a ciò si fa fronte soltanto ragionando in termini di ‘sistema’, e di forte sinergia tra Aso e Asl.
Alessandria città di anziani. Lei è presidente dell’Ipab Borsalino. Quali oggi le criticità per chi offre servizi alla terza e quarta età?
Tantissime criticità, di ogni tipo, a partire dalle risorse scarse. Ho accettato l’incarico alla casa di riposo Borsalino perché credo che questa istituzione cittadina meriti assolutamente un rilancio, e un futuro. Ci lavora personale di qualità, è una struttura da 180 posti letto e forniamo assistenza a tante persone che ne hanno bisogno. Di tutto il resto non mi faccia parlare, men che meno di procedimenti giudiziari in corso.
Un’ultima riflessione da tifoso dottor Maconi: i Grigi quest’anno, che fatica…Lei è sempre abbonato?
Abbonato e fedele allo stadio. Sì, stiamo soffrendo e un po’ c’era da aspettarselo. Non resta che stringersi attorno alla squadra però, sperando in tempi migliori: senza dimenticare gli investimenti e gli sforzi del presidente Di Masi negli ultimi cinque anni.