Fa un po’ strano che chi scrive per un giornale online sposi la causa delle edicole che diffondono l’informazione attraverso i giornali cartacei, eppure alcuni operatori alessandrini del settore si sono rivolti a me per denunciare i loro problemi, e per far partire una petizione con raccolta firme, come è già accaduto in alcune grandi città italiane.
Anche le edicole sono un settore commerciale in crisi, e al di là delle difficoltà generali del paese, gli edicolanti ritengono di essere fortemente danneggiati dalla legge sulle liberalizzazioni, che ha permesso la vendita dei giornali ai supermercati.
L’attuale normativa secondo loro andrebbe rivista ‘sul nodo’ della concorrenza impari tra rivendite tradizionali e grande distribuzione.
Da tempo le edicole denunciano anche l’effetto devastante dell’ultima deregulation voluta dal governo Monti con il decreto legge 179/2012, che di fatto, ha tolto ogni paletto alle nuove aperture di reparti ad hoc nella grande distribuzione.
La protesta vuole raccogliere firme in tutta la città, e se fosse possibile in tutta la provincia per convincere le amministrazioni locali a farsi portavoce del problema a Roma.
Le edicole non devono essere equiparate ad una qualsiasi attività commerciale.
In tutta Italia c’è stata una morìa in questo settore: solo ad Alessandria ad agosto ne sono state chiuse due al Cristo, e molte altre boccheggiano, soprattutto gli edicolanti senza funzione di tabaccheria, servizi e generi vari con aggiunta di bar.
DA QUALCHE PARTE BISOGNA INZIARE PER FAR SENTIRE LA PROPRIA VOCE: quindi ho proposto che la raccolta firme degli edicolanti alessandrini sia rivolta ad una figura istituzionale che ritengo super partes, il Presidente del Consiglio Comunale Emanuele Locci, affinchè possa fare da tramite con i nostri parlamentari.
LA FUNZIONE DELL’EDICOLA: ultimamente siamo stati spettatori quasi inermi del forte ridimensionamento delle edicole, ulteriore segno negativo dei nostri tempi. Capitoli di storia cittadina, luoghi non solo di passaggio ma di incontro, di discussione e di abitudini consolidate che sono andate perdute, come spesso si è perso quel modo di essere cittadini.
Un punto luce che si accende attorno alle 06,30 del mattino fino alle 19 della sera con orario continuato. Una porta sempre aperta per fornire un’informazione e una presenza per diverse ore, che offre sicurezza in alcune vie di periferia.
I giornalai diventano amici e confidenti dei propri clienti, una bella abitudine recarsi la mattina all’edicola più vicina e acquistare un quotidiano per informarsi e iniziare la giornata con un momento di riflessione sulle notizie.
Ma c’è internet: oggi i grandi prodotti editoriali si trovano in internet offrendo gratis titoli e quattro righe, che per alcuni cittadini sono informazione sufficiente senza poi l’approfondimento.
I giornali li trovi in vendita ai supermercati, dove si possono leggere ‘a sbafo’ sul posto e nessuno dice nulla. Tempo fa in un ipermercato a Savona ho acquistato il Secolo XIX, arrivata a casa in una pagina ho trovato la “finestrella”, qualcuno si era servito con una forbicina tagliando un articoletto: in edicola non succede.
Poi basta andare al bar, dai parrucchieri, persino una panetteria mette a disposizione il quotidiano politico, quello sportivo e il bisettimanale, quindi perché acquistare un quotidiano quando ci butti un occhio mentre ti fai la permanente, una colazione al bar o la spesa?
COSA LAMENTANO GLI EDICOLANTI?
Questa categoria non ha santi in paradiso anche se esistono sigle sindacali poco conosciute e presenti, non ha lobbisti in Parlamento, al contrario degli editori, anche se oggi lamentano di non avere più i finanziamenti per l’editoria come un tempo. Le edicole dipendono in tutto e per tutto localmente dai distributori e a quanto pare non sono “rose e fiori”.
Gli edicolanti sono impegnati mediamente per circa 70 ore settimanali, i giorni di festa all’anno sono pochissimi e per chi se lo può permettere ecco un massimo di due settimane di ferie non pagate, per non parlare di malattie e gravidanze. Il guadagno medio oggi per due terzi delle edicole è meno di mille euro al mese. In più un ‘avviamento’ che valeva anche 100/150 mila euro oggi è invendibile.
Per capire la situazione cito quest’articolo di un ex edicolante che ha dovuto rinunciare al suo lavoro dopo anni di sacrifici. E’ una panoramica completa su ogni aspetto dell’edicola, dai guadagni sui prodotti fino alle tasse e ai sacrifici per un lavoro che impegna molte ore e il rapporto con i clienti: “Aprire un’edicola: info, tasse, guadagni. Conviene?”
Aggiungo questo altro articolo del 2013 sulla protesta in una grande città, Bologna, quando qui da noi iniziavano a sentire la crisi:
“Edicolanti, la disperazione in piazza: “Editori e distributori ci fanno chiudere”
ANCI–FIEG: AI PROBLEMI IN ESSERE SI AGGIUNGONO QUESTE ULTIME NOVITA’:
Marzo 2017: dopo che i buoi sono scappati dalle stalle con la liberalizzazione selvaggia, l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e la FIEG, (Federazione Italiana Editori Giornali) sottoscrivendo un protocollo d’intesa hanno proposto un’iniziativa a loro pensare innovativa che avrebbe puntato nel valorizzare il ruolo dell’informazione locale e a sostenere le edicole non solo come luoghi di distribuzione di quotidiani, prodotti di informazione ed editoriali, ma anche come veri e propri centri di servizio al cittadino e presidi sociali nei quartieri, con particolare riferimento alle periferie.
Secondo l’ANCI quando chiude un’edicola, si spegne una luce nel quartiere,…ma va? …quindi l’idea di modernizzarle, di renderle al passo con le richieste e le esigenze della collettività, ampliando l’offerta di beni e servizi. In che modo? Prima di continuare ed anticipare le loro intenzioni, scrivo lo stato in essere delle edicole in neretto e pure sottolineato: FORSE ANCI e FIEG non hanno ancora compreso che una edicola per grande che sia non ha lo spazio per aggiungere i servizi proposti, lo può fare solo l’edicolante che esercita la sua attività dentro quattro mura con almeno 30/40 metri quadri. Gli obiettivi che si pone il nuovo accordo tra l’associazione dei Comuni e quella degli editori è di trasformare le edicole in rete di servizi al cittadino con la possibilità di richiedere un certificato, prenotare una visita medica, acquistare i biglietti di ingresso per uno spettacolo teatrale o per un museo. A fare un esempio a Firenze il sindaco Nardella con grande entusiasmo ha pensato ai chioschi delle edicole come a dei punti anagrafe in cui il cittadino può richiedere tutti i certificati anagrafici: dallo stato di famiglia a quello di nascita, dal certificato di residenza a quello di matrimonio… strano, non leggo certificato di morte, a Nardella deve essere sfuggito.
Le edicole quindi, non offrono solo più giornali e riviste e altri beni, ma anche servizi…a Nardella non viene in mente che l’edicolante è costretto ad assumere una persona solo per occuparsi dei servizi comunali e sanitari: utopia!
Comunque per chi non ci crede sta scritto qua: “Edicole: novità per superare la crisi”.
Ancora: di questi giorni Genova: “Se i giornali non “tirano” più, le edicole in Liguria potranno vendere anche snack e bevande”.
Ogni città ha il suo pacchetto magico per tenere in vita l’edicola: Genova cose offre alle sue edicole? Con la possibilità di ampliamento dell’offerta merceologica è una delle novità contenute nel disegno di legge che modifica il Testo unico in materia di commercio approvato all’unanimità dal consiglio regionale, le edicole liguri potranno vendere non solo quotidiani ma anche bevande in lattina, snack e dolciumi, pur mantenendo la funzione primaria di centro di informazione, eccirisiamo: può un chiosco offrire oltre la massa di testate editoriali poter vendere ciò che gli viene proposto?
Ma anche la Regione Piemonte a marzo 2018 ha deciso il da farsi, solo che qui in città gli edicolanti non se ne sono accorti, nulla pare giunto alle loro orecchie: “Il futuro delle edicole”
Vediamo cosa offre: vuole implementare le attività delle edicole con servizi ai turisti e trasformare quelle chiuse con nuove attività. Queste proposte discusse il 14 marzo 2018 a Torino da Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, e da Alberto Sacco, assessore al Commercio e al Turismo della Città di Torino, con i rappresentanti sindacali di categoria sempre di Torino che, nelle scorse settimane, avevano richiesto un confronto con le istituzioni alla luce della crisi del settore, …e le altre città del Piemonte? Ma non è finita perché a seguire viene il bello.
FIEG – ABI: LEGGETE L’ULTIMA. Non vorrei aver capito male ma FIEG con l’accordo ANCI nel marzo 2017 non voleva aiutare e salvare le edicole? Ma c’è una novità a fine ottobre 2018 : “Intesa Abi-Fieg, il giornale in banca. Riffeser: “Ora il governo ci ascolti”. Sfida sul sostegno all’editoria. Patuelli (Abi). i quotidiani agli sportelli bancari”.
In sostanza, dopo la notizia che il Governo ha inserito nella bozza di manovra inviata alle Camere per la discussione e alcuni punti non sono proprio favorevoli agli editori, come il taglio delle agevolazioni tariffarie a partire dal 2020, quindi nell’attesa su cosa decideranno le Camere e il Governo, la FIEG si è portata avanti coinvolgendo ABI. Cosa ne è venuto fuori?
Per adesso una intesa che prevede per alcune realtà locali sprovviste di edicole ma dotate di sportelli bancari, sia la banca a veicolare il giornale cartaceo che a loro detta non faranno concorrenza alle edicole, piuttosto una integrazione nelle zone in cui l’edicola non c’è.
Secondo l’ABI con le loro ventisettemila filiali sul territorio, potranno essere utili a diffondere e promuovere specifiche iniziative per valorizzare la diffusione del canale cartaceo. A mio pensare presenza di edicole o no, se le banche lo percepiscono come business aggiuntivo, nel prossimo futuro ci sarà uno spazio edicola in ogni banca alla faccia dei buoni propositi perché non dimentichiamo che siamo in Italia dove le regole e le Leggi sono interpretative a comodo proprio. Quindi la ritengo n’altra idea “ciofeca” e passiamo oltre rientrando a seguire nella realtà.
A QUESTO PUNTO GLI EDICOLANTI CHIEDONO: la FIEG, piuttosto che aiutare le edicole e chi ci lavora sostenendo posti di lavoro che può produrre una edicola preferisce fare scelte che non produrranno alcun effetto utile alla sua causa con idee improponibili.
Alle edicole occorre un aiuto e appoggio per ottenere ciò che è elencato sotto, mica chiedono la luna…
• agevolazioni o regolamentazioni con gli affitti per chi l’ha in gestione;
• riduzione dei canoni per occupazione permanenti e temporanee del suolo pubblico;
• esonerare dall’imposta le locandine editoriali dei quotidiani e dei periodici esposti;
• promuovere iniziative volte ad assicurare una presenza delle edicole anche nelle aree periferiche;
• iniziative volte a riqualificare i punti vendita attraverso forme di sostegno economico per la ristrutturazione, sostituzione dei manufatti, ampliamento.
Sono le edicole, la miglior diffusione del cartaceo in tutte le sue forme, ed è la distribuzione locale fornitrice delle edicole che la FIEG dovrebbe dare regole di metodo come offrire la stessa parità di fornitura tra edicole e market soprattutto quando c’è l’uscita di una rivista con una promozione. Sono cose che io cliente di edicola noto.
CONCLUDO: con questa mia “marcialonga” cercando di sintetizzare il più possibile che purtroppo mi è stato difficile visto l’argomento trattato, auspico che gli amici edicolanti riescano a ottenere tante firme e dare visibilità al loro malessere. Le città e le nostre realtà locali, la politica, non possono permettere la moria di questo settore di impresa, lavoratori e persone che hanno il diritto di essere sostenute e nell’insieme un appoggio all’informazione tutta.