di Enrico Sozzetti
Quella di Alessandria è una provincia difficile. Che deve fare i conti con una “situazione di complessità veramente alta”. Ma non per questo la gestione della sanità è una ‘missione impossibile’, anche se è sicuramente molto più intricata rispetto ad altre. Ecco perché c’è bisogno “di una prospettiva lunga per organizzare servizi e risorse”. Le parole arrivano da Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, al termine della illustrazione del Piano strategico dell’Asl Al. O meglio, del percorso che porterà alla costruzione completa dal piano, come ha spiegato Antonio Brambilla, direttore generale dell’azienda sanitaria.
La presentazione, ospitata nella sede della Camera di Commercio di Alessandria, di fronte a rappresentanti del mondo delle istituzioni, della sanità e delle parti sociali, ha permesso a Saitta di entrare subito nel merito di alcune questioni nodali che hanno visto portare in primo piano la dimensione casalese. L’assessore ha infatti annunciato il finanziamento entro il mese di dicembre degli interventi di ristrutturazione dell’Hospice ‘Zaccheo’ per un importo di seicentomila euro e ha confermato che “il punto nascite di Casale non chiuderà”.
Mentre nei prossimi mesi verranno finalmente “fissati i punti fermi per Valenza (a cominciare dalla casa della salute, ndr) ed erogate nuove risorse per l’ospedale di Tortona”. Impegni precisi che troveranno precise declinazioni anche in relazione “alla rimodulazione dell’offerta sanitaria, che è la grande sfida per i direttori generali e per le aziende sanitaria e ospedaliera di Alessandria”. Se la provincia non vedrà la fusione delle due realtà (come era stato prospettato a un certo punto), povrà invece contare una sinergia tale da consentire da un lato “l’accelerazione di processi come quello dell’assistenza territoriale, consentendo fra l’altro la presa in carico dei pazienti cronici da parte dei medici di famiglia”, e dall’altro permettere agli ospedali “di concentrarsi sulla gestione della fase acuta”.
La “riqualificazione vocazionale dei presìdi ospedalieri” è uno degli obiettivi del piano strategico dell’Asl, insieme all’avvio di nuovi progetti come la piattaforma ambulatoriale chirurgica innovativa e attrattiva per pazienti e professionisti”, con base a Tortona, che avrà un orario di apertura di dodici ore e una collaborazione “con i medici dell’azienda ospedaliera di Alessandria”. Ogni passaggio del piano sarà “condiviso con amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini attraverso gli organismi di rappresentanza (Comitati di Distretto, conferenza e rappresentanza dei sindaci, associazioni di volontariato e parti sociali) e uno spazio dedicato all’interno del sito internet dell’azienda, il tutto in un’ottica di visione che si poggia su quattro pilastri: un’azienda inclusiva, qualità clinica e assistenziale, la salute a 360 gradi, sostenibilità (non manca un impegno ambientale forte che prevede anche il rinnovo del parco di circa quattrocento auto aziendali con mezzi a basso consumo e possibilmente ibridi/elettrici) ”.
I problemi non mancano in un territorio “che si colloca all’ottavo posto nazionale per indice di vecchiaia (in Piemonte la provincia di Alessandria è la seconda dopo Biella)”, dove la realtà aziendale sanitaria è stata investita “dalla ridefinizione dei servizi distrettuali e della rete ospedaliera e deve fare i conti con reti informatiche da migliorare e un rapporto da ricostruire con l’azienda ospedaliera”. Lo sa Brambilla, chiamato a lavorare insieme a Giacomo Centini, direttore generale dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, e lo sa bene Saitta che riconosce pubblicamente la “complessità particolare del territorio alessandrino” che ha bisogno di interventi e attenzioni diverse da quelle di altre realtà piemontesi.
Ecco perché l’Asl è impegnata su più fronti che vanno dalla “condivisione della programmazione dei servizi erogati alla integrazione delle reti dei servizi (rete riabilitativa, percorso nascita)” al “governo congiunto dei tempi di attesa della specialistica ambulatoriale e dei ricoveri”, fino a interventi specifici come quello per la valorizzazione delle ‘Medicine di gruppo evolute’ (occhi puntati su quella di Casale che viene definita “tra le più evolute”), la realizzazione dell’ospedale ‘di comunità’ a Ovada (spazio da quindici posti letto, gestione infermieristica e presenza di medici di famiglia) e la ‘Microarea della Fraschetta’, dove “sperimenteremo una integrazione sociosanitaria sulla base di un modello organizzativo attuato in Friuli Venezia Giulia”.