di Danilo Arona
So bene, e non è detto che prima o poi accada, che se mettessi assieme un po’ di articoli di questa rubrica, potrebbe nascere una contemporanea versione de Il libro dei dannati di Charles Fort. Ovvero, un archivio di anomalie provenienti dalla cronaca, dai giornali, dalla Rete. Soprattutto per l’ultima, le anomalie vanno certo scremate e filtrate perché spesso sono prodotti di buontemponi. Molti fake sono così geniali che alimentano un interessante e virale effetto eco.
Sul fenomeno, ad esempio, degli Strani Suoni dal Cielo, in una parte minoritaria autentico, si sono buttati in tanti per alimentare, divertendosi, una suggestiva paura apocalittica. Va da sé che io amo raccogliere notizie e accostarle con metodo analogico. Ciò facendo, non fornisco giudizi ma tutt’al più mi limito a seminare qualche dubbio. Perché il dubbio è salutare. Soprattutto in un (lungo) momento storico in cui l’omologazione dei pensieri sembra essere lo scopo dichiarato dei grandi manipolatori delle coscienze.
Riporto allora una notizia proprio proveniente dalla Rete. È piuttosto affascinante. Da qui all’oggettività ovvio ce ne passa, però vige la solfa di cui sopra, quella del dubbio.
Un ricercatore alquanto noto in certi ambienti “di confine”, Emiliano Babilonia, sostiene che in Italia e altrove le persone vengono irradiate da una tecnologia narcotizzante in grado di ipnotizzare le masse con le radio frequenze della rete elettrica nazionale. «Queste frequenze – riporta testualmente l’uomo – a loro volta manipolano le frequenze del cervello con un effetto simile a un elettroshock continuo, interagendo con il sistema nervoso centrale e trasformandoci in zombi radio pilotati Animoidi. Così, quando usciamo dallo stato catatonico, sentiamo “le voci” e perdiamo subito la credibilità, siamo subito definiti degli schizofrenici e malati di mente, invece siamo solo cavie umane coscienti con lavaggi del cervello continui.»
La portata del fenomeno sulla popolazione sarebbe tale dal portare alla costituzione in diversi paesi di associazioni di persone che «sentono le voci». La Rete ha raccolto decine di storie analoghe anonimamente raccontate sui blog. Il massimo esperto mondiale in questo campo, Ralph Hoffman, dell’università di Yale, sta studiando, con la risonanza magnetica funzionale, le diverse aree cerebrali attivate nel momento in cui si sentono le voci: in assenza di un disturbo psicotico, sono le stesse che si “attivano” nel dormiveglia. Quelle che emettono le onde alfa registrabili dall’elettroencefalogramma. Le stesse eccitate quando si entra in meditazione.
In Italia pare che soffrano più o meno ufficialmente di allucinazioni uditive oltre due milioni di persone. Ma si stima che possano essere anche il doppio, proprio perché si tende a non parlarne. Stesso discorso a livello planetario: oltre 140 milioni, altrettanti di cui non si sa. E come dar loro torto: in passato molti hanno finito la loro vita in un manicomio per questo. È sempre accaduto dalla notte dei tempi, se non si veniva considerati Cassandre o soggetti in linea diretta con le divinità. Altri soltanto tollerati perché geniali: pittori quali Vincent Van Gogh e Ligabue ne sono esempio. Voci o rumori che non provengono dall’esterno, ma dal proprio interno.
Emiliano Babilonia dopo numerosi test che potete trovare sul web – con numerose testimonianze e dirette radio web (Emiliano Babilonia spreaker) – sostiene che siamo tutti “aure sintetiche animonidi radio pilotate”, definizione francamente non di rapida assimilazione.
«Tra le allucinazioni, quelle uditive a contenuto verbale (le voci) si verificano nel 70% delle persone con diagnosi di schizofrenia», dice Mario Maj, neuropsichiatra dell’università di Napoli e presidente della Società europea di psichiatria. Ciò però non significa che siano collegabili a un disturbo mentale. Dice Giuseppe Tissi, responsabile del Centro psico-sociale dell’ospedale Sacco di Milano: «Gli studi di Marius Romme, università di Maastricht, su 15 mila persone – spiega – hanno evidenziato che una percentuale compresa tra il 2 e il 4% della popolazione è coinvolta. E in due terzi di questi non esiste alcuna patologia psichiatrica». Spiega Maj: «Tradizionalmente si è sempre ritenuto che la comparsa di allucinazioni uditive verbali avvenisse in esclusiva nell’ambito di patologie mentali, malattie del cervello (come l’epilessia e i tumori cerebrali) o stati di intossicazione. Al di fuori di queste situazioni, veniva finora considerato “normale” sentire le voci nelle fasi di addormentamento o di risveglio (fino al 25% della popolazione generale) o dopo la morte di una persona cara (sentire la voce del defunto).
In questi ultimi anni, invece, diversi studi hanno documentato che allucinazioni uditive a contenuto verbale possono manifestarsi, nello stato di veglia e al di fuori del contesto del lutto, anche in persone che non hanno altri sintomi di patologia mentale, che hanno un funzionamento sociale e lavorativo del tutto normale e che non provano alcun disagio in rapporto al sintomo (8-15% della popolazione). Per loro voci che consigliano, guidano, incoraggiano o criticano. A volte si attribuisce alle medesime un significato “spirituale””. Attenzione però. La causa potrebbe anche essere di origine traumatica: una violenza sessuale, un’aggressione, una catastrofe naturale. È molto importante, e quasi mai semplice, individuare questo trauma sepolto nella memoria della persona. In apparenza inaccessibile. Sottolinea Maj: «Una storia relegata nell’oblio può associarsi a un rischio doppio di avere allucinazioni uditive verbali e circa sei volte maggiore di sentire voci che commentano o comandano». Pensieri e ricordi interpretati come di origine esterna. In apparenza oblio, nella realtà una “memorizzazione” attraverso canali cerebrali diversi. Ma di che tipo sono le voci sentite quando realmente c’è una patologia mentale? Frequentemente “dialogano tra loro” o “si riferiscono al soggetto in terza persona”, hanno spesso una valenza emozionale negativa. Tipico dei pazienti psicotici, l’interpretazione delle voci in chiave delirante: dovute, per esempio, ad apparecchi impiantati nel loro cervello. Ma da chi?