1) Mai come in questo momento ritengo giusto ricordare il 447esimo anniversario della battaglia di Lepanto: “Palatium Vetus: martedì convegno sulla battaglia di Lepanto”.
In occasione di questa ricorrenza, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha organizzato lo scorso martedì un incontro di interesse storico e culturale. per approfondire questo evento di grande rilievo per tutta la cristianità. Nell’occasione è stato presentato al pubblico il volume “Lepanto”, che spero si trovi in vendita per arricchire la mia raccolta di volumi sulla storia di Alessandria. La battaglia di Lepanto è legata al grande Papa alessandrino e unico piemontese ad essere elevato al soglio di Pietro: Papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri. L’episodio più celebre nella storia di questo grande pontefice fu il suo intervento in favore della battaglia di Lepanto, contro la perpetua minaccia che i turchi costituivano per il mondo cristiano. Il Santo Papa si impegnò tenacemente per organizzare una Lega di Principi, in particolare dopo la presa di Famagosta eroicamente difesa nel 1571 dal veneziano Marcantonio Bragadin che, dopo la resa, fu orribilmente torturato e scuoiato vivo dai turchi. Ai giorni nostri, con pontefici moderni che predicano: “tra cristiani e musulmani, volemose bene, siamo fratelli”, certe barbarie soprattutto contro i cristiani, sono ancora riscontrate e subìte in tutto il mondo. Della battaglia di Lepanto in giro per il bel paese individui politici ieri proletari e oggi super élite, appassionati di cashmere, rolex e buen retiro capalbiese non parlano molto volentieri. e mi è rimasto impresso l’ignobile gesto del comunista Bertinotti che nel 2007, diventando presidente della Camera sotto il Governo Prodi, fece rimuovere dalla Sala del Cavaliere alla Camera il quadro di scuola napoletana del ‘700 raffigurante la battaglia di Lepanto, confinandolo pare in uno scantinato. Alle proteste si rispose che era stato rimosso per non urtare la sensibilità dei visitatori di fede mussulmana. Questa tendenza da parte delle ideologie di sinistra, oltre a praticare rimozioni storiche da sempre, porta pure alle rimozioni pittoriche, rischiando il cedimento della nostra cultura.
Voto: 9
2) Censimento della popolazione e delle abitazioni a campione? Ma che razza di censimento è? Nei prossimi giorni ad Alessandria (e in tutti i Comuni italiani) inizierà il censimento permanente della popolazione e delle abitazioni che, da quest’anno, per la prima volta verrà effettuato con cadenza annuale e non più decennale, coinvolgendo ogni anno un campione della popolazione e non più tutte le famiglie del territorio. Questa è la notizia completa: “Alessandria: ad ottobre censimento della popolazione e delle abitazioni”.
Ovviamente questa trovata arriva da lontano nel tempo e dalla Unione Europea, con il Regolamento (CE) n. 763/2008 del 9 luglio 2008 che ne ha disposto l’effettuazione e l’obbligatorietà per tutti gli Stati europei con modalità nello svolgimento. Qui il “Piano generale del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni approvato dal Consiglio d’Istituto il 26 marzo 2018”
Anche la casalinga di Voghera, o di Alessandria, pensa che il censimento di una popolazione andrebbe fatto seriamente e completo, diversamente rimangono zone d’ombra su famiglie e abitazioni. Inoltre il meccanismo è confuso, ma d’altra parte sono convinta che la Babele UE da tempo e in molte occasioni “batte i coperchi” e non è più credibile. Si parla di famiglie campione A e L, e per conoscere i particolari il meccanismo si trova scritto nell’articolo di CorrierAl. Dal sito del Piano Istat (97 pagine) di cui precedentemente ho citato il link, ho rilevato che per Alessandria le famiglie campione (A) saranno 1.067 e le famiglie campione (L) saranno 1.456. Vi è pure una stima sul numero dei rilevatori che saranno 27. Per curiosità: i rilevatori chi li paga? I Comuni o l’ISTAT? Nel frattempo l’ISTAT è senza il vertice: la carica di Presidente è vacante perché Giorgio Alleva, nominato da Matteo Renzi nel 2014, ha concluso il mandato a luglio 2018. Ma forse questo è irrilevante.
Voto: 2
3) Teatro Comunale. A fine settembre nella Sala Grande del Teatro Comunale di Alessandria si è svolta la 51esima edizione del Concorso Internazionale di chitarra classica Michele Pittaluga – Premio “Città di Alessandria”. Nella sala svuotata dai suoi arredi hanno trovato posto 496 sedie per ospitare i cittadini a questo prestigioso evento. Cito questo articolo per chi vuole conoscere alcuni particolari: “La sala grande del teatro torna a vivere – E l’assessore Barosini lancia un appello ai privati: Aiutateci a recuperare il teatro”.
Quindi per un giorno il teatro è tornato a vivere, ma desidero provare a scavare nei retroscena che hanno coinvolto questo nostro bene comune, perché sarebbe utile conoscere a distanza di anni la verità su quanto è accaduto. Da allora ci sono sempre state due versioni: una urlata col megafono e una sussurrata. Quella urlata la conoscono anche i sassi, è quella sussurrata che andrebbe verificata seriamente, perché ho sempre avuto dubbi su quella urlata e creduto alla versione sussurrata. Nel tempo i miei dubbi hanno preso consistenza, e il sussurrato ha aumentato la sua consistenza in credibilità da una “condivisione” su Faceboook nella prima decina di luglio, inerente la notizia di voler fare del Teatro un parcheggio, con una sfilza di commenti che ho trovato illuminanti perché uno di questi era firmato dal Prof. Pierluigi Cavalchini. Copia e incolla e lo riporto con punti, virgole e virgolettati: “Attenzione a giocare col fuoco. L’intento di “smantellare ” tutto era già stato fatto balenare all’indomani dello “strano” incidente che ha riguardato l’impianto di riscaldamento (con successiva chiusura e risparmio di tot migliaia di euro all’anno). Per chi non se lo ricordasse mi riferisco al pieno dell’epoca Fabbio. Chi vuole “chiudere” col Teatro Comunale, con la sua storia, con quel che ha significato come elaboratore e moltiplicatore di cultura…non ha che da farsi avanti… Ma in modo palese, pero’”. Ad un commentatore che risponde “Ah, c’è un complotto dietro!”, il Prof. Cavalchini risponde: “Nessun complotto… solo imperizia e superficialità (spero). Poi solo scuse di comodo e coperture più o meno dovute. Dispostissimo a riprendere la questione nelle sedi opportune (d’altra parte già presa in considerazione dalla Magistratura). Repetto non c’entra nulla…l’approssimazione non ha colori…”. Ho voluto riportare il dialogo per intero. Ciò che scrive il Prof. Cavalchini, riconoscendone la statura culturale, è certamente attendibile, e la confidenza a me fatta dice che gli introiti del teatro erano di gran lunga inferiori ai costi di mantenimento e costi del personale. Quello “strano incidente” (citato da Cavalchini) ha risolto il problema. Questa versione sussurrata potrebbe essere quella giusta?
Voto: 2