In queste ore, in Parlamento, è in scena una penosa rappresentazione del Paese dei “bolliti”, ossia di lobby partitiche ormai completamente prive non solo di autorevolezza presso il popolo (con cui peraltro non sono “usi” aver rapporti da decenni, per cui ben si accontenterebbero di continuare ad esercitare il loro dominio “mediato”, a distanza di sicurezza), ma anche di capacità, comunque, di “inciuciare” tra loro con il pragmatismo spavaldo di un tempo.
Quale “bollito” ci sarà propinato infine come prossimo padre della patria? Io dico Prodi, ma in fondo poco importa a noi pragmatici cittadini e lavoratori (o sempre più aspiranti tali). Per loro però l’uno o l’altro indifferente non è: ne deriveranno equilibri di sopravvivenza non trascurabili, per cui rispettiamo educatamente i tormenti di questi delicati momenti.
L’interrogativo più rilevante rimane: che si imponga l’uno o l’altro di questi highlander della politica, per noi cosa cambierà? Esiste una remota possibilità che, dal giorno dopo, si cominci a ragionare su come progettare per questo Paese un futuro degno di questo nome?
Al momento, mi pare che tutti i “mal di pancia” dell’emiciciclo, e le preoccupazioni degli osservatori più acuti, siano indirizzati più che altro a capire se al Pd convenga di più perdere consenso “inciuciando” con Berlusconi (ma, se non si tornasse immediatamente al voto, si tratterebbe di un’emorragia di voti soltanto potenziale), oppure percorrere strade alternative, con il “rischio” di tornare subito alle urne, e di dover consegnare il partito a Matteo Renzi. Ipotesi che potrebbe significare archiviare, contemporaneamente, Berlusconi e Bersani, e le rispettive nomenklature. Non sia mai detto, in un Paese che concede sempre un’ulteriore chance a tutti!
Prepariamoci dunque ad un’altra giornata di voto e trattative: secondo voi come andrà a finire?