La corsa al Quirinale si concluderà con l’elezione a Presidente della Repubblica di uno dei soliti noti (i nomi mettetili voi, quelli sono), o vedrà spuntare un capo di Stato davvero a sorpresa? E quanto questo inciderà davvero sul futuro della politica, da mesi in stand by, con un Paese che intanto affonda?
Se vi ricordate, da bambini ci insegnarono due cose: 1) che il presidente della Repubblica dovrebbe sempre essere una figura super partes, capace di unificare 2) che in fondo non conta gran che: è un nonno buono e paternalista, a volte un po’ esuberante (ricordate Pertini e Cossiga?), ma in fondo decide poco.
Due elementi che oggi non sono più veri: prima di tutto perchè il Presidente della Repubblica, nel frattempo, pur senza modifiche ufficiali dell’ordinamento, è diventato via via figura non più di semplice rappresentanza, ma di sostanza e orientamento politico. E poi perchè, c’è poco da fare, figure super partes davvero non ne esistono più.
Ossia: siamo diventati, negli ultimi vent’anni, un Paese così litigioso (unito solo nel ritenere che chiunque abbia un lembo di potere sia “casta”), che mi pare arduo estrarre dal cilindro la figura unificante di un tempo. “Forse Amato”, mi ha detto ieri un amico, “ma nel senso che unificherebbe loro, mica il popolo”. Ed è così: Eta Beta, il dottor Sottile o come altro lo si voglia etichettare era il consulente più raffinato di Bettino Craxi, e all’epoca in verità sembrò anche che intelligenza raffinata facesse in lui rima più con opportunismo personale che con fedeltà. Ma si sa, queste son quisquilie che lasciano il tempo che trovano.
In ogni caso, oggi quel che stan cercando è un capo di Stato che sia unificante rispetto alla classe politica parlamentare, mica al popolo: il Paese reale è comunque lontano, e da un’altra parte. Ossia alle prese con una crisi strutturale, di sistema, di cui per il momento si sono constatate soltanto le conseguenze immediate. Ossia il crollo del mercato del lavoro, soprattutto di quello garantito. Ma gli ammortizzatori sociali, ma soprattutto quelli famigliari (il poderoso risparmio privato degli italiani) non hanno ancora fatto esplodere il dramma vero,che sarà l’impossibilità, nei prossimi anni, per fasce crescenti della popolazione non di andare in vacanza (che peraltro solo qualche anno fa il governo Berlusconi reclamizzava in tv come una sorta di diritto costituzionale dei cittadini, ricordate?), ma di far studiare i figli e di curare i nonni.
Questo scenario però la classe politica, tutta ripiegata in queste settimane nei suoi “giochini” di Palazzo per cercare di conservare l’esistente, mostra di ignorarlo completamente. O, forse, semplicemente di fregarsene. Politica e Paese reale, nonostante l’irruzione dei “grillini” in Parlamento, sono davvero lontanissimi. Basterebbe un Rodotà Presidente della Repubblica ad avvicinarli un po’ di più? Onestamente ne dubito: l’ex “garante” è senz’altro figura di spessore, “ma col popolo che c’azzecca”?, avrebbe detto il desaparecido Di Pietro.