La storia è ormai nota. A settembre l’Atl (agenzia di promozione turistica locale) di Asti dovrebbe procedere all’accorpamento con quella di Alba Bra Langhe e Roero, creando così l’Atl Langhe, Monferrato e Roero “sulla scia dei paesaggi vitivinicoli riconosciuti Patrimonio dell’umanità dall’Unesco” come si è letto nelle cronache dei giorni scorsi.
E ad Alessandria che succede? “S’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità” verrebbe da rispondere con le parole di Fabrizio de Andrè scritte per ‘Don Raffaè’.
E sì, perché i commenti letti finora non vanno oltre. Certo, l’atteggiamento dell’amministrazione comunale astigiana si presta a una buona dose di critiche, anche perché sembra proprio che la regia sia tutta di Alba e che la decisione di Asti di aderire al progetto dell’Atl unica rappresenti una sorta di ultima spiaggia per un territorio piccolo e i cui numeri rischiano di diventare asfittici. Però la scelta poteva essere diversa. Per esempio, ragionare su un’area vasta di maggiori dimensioni e con grandi capacità attrattive, visto che, come ha dichiarato Mauro Carbone, direttore dell’Atl di Alba, un “turista di Chicago non sceglie fra Langhe e Monferrato, ma tra Piemonte e Borgogna”. Questi territori visti da fuori sono davvero microscopici. E l’unico modo per renderli competitivi sul fronte del mercato turistico nazionale e internazionale è creare identità forti e territori attrattivi grazie alle moltissime peculiarità. Ci riuscirà, da sola, a questo punto la nuova Atl? Vedremo.
Quel che è certo è che i numeri, come sempre, vanno analizzati. E qui, a dispetto di svariate dichiarazioni politiche di ogni colore, le regole dell’economia non possono essere ignorate. Prendiamo i bilanci di Alexala, l’Atl alessandrina, oggi, come tutte, società consortile. Il 2016 ha chiuso con un valore della produzione (vendite e prestazioni) pari a 454.058 euro e un utile di 3.042 euro. L’anno scorso la produzione è invece scesa a 380.090 e l’utile a 1.066 (il bilancio chiude a pareggio perché la forma consortile è senza scopo di lucro). Questi invece i numeri dell’Atl Langhe e Roero: nel 2016 ha chiuso con una produzione pari a 1.375.788 euro, mentre il 2017 è leggermente sceso a 1.330.539. Fenomenali? Non proprio. I ricavi per vendite e prestazioni sono stati pari a 28.567 euro l’anno scorso e a 75.396 euro nel 2016. La differenza clamorosa è data dalla voce ‘contributi in conto esercizio’. Altissimi per gli albesi, ridotti al lumicino per gli alessandrini: 688 euro nel 2017 e 644 nel 2016. Morale? Alessandria ha una produzione elevata, ma quasi niente contributi. Alba, invece, l’esatto contrario.
Sulla stampa cuneese poi è stato fatto ampio riferimento all’accoglienza dei territori e si citano i dati del 2017 che hanno fatto registrare 750.000 presenze in Langhe e Roero e 371.000 nell’astigiano. Nell’alessandrino l’anno scorso le presenze sono state 756.963 (gli arrivi 332.541). Quindi meglio degli altri? Se il trend è stato positivo, larga parte del merito è andato alla crescita internazionale del turismo e a quella piemontese che ha fatto i conti, a parte la contrazione registrata nel capoluogo regionale, con una ridistribuzione degli arrivi e una destagionalizzazione progressiva che ha visto la regione una meta gradita per un numero crescente di italiani (gli stranieri sono una realtà costante e mediamente robusta). Però la provincia di Alessandria nell’arco degli ultimi dieci anni (a cominciare da quel 2008 che ha aperto la durissima stagione della crisi economica e della successiva trasformazione di una economia mondiale che non sarà mai più quella di prima) ha di fatto inseguito e non rappresentato un fronte di sfida e innovazione.
Ricordiamo che gli arrivi sono il numero di clienti ospitati nelle strutture ricettive nel periodo preso in esame, mentre le presenze sono il numero di notti trascorse nelle strutture. Quindi il numero da considerare è quello degli arrivi per capire come vanno effettivamente le cose. Da questo punto di vista, allora, Alessandria è la provincia che cresce meno con il 2,9 per cento registrato dalla Atl Alexala. Infatti Asti e Vercelli/Valsesia hanno registrato una crescita del 4,71 e 4,76 per cento, ecco poi Cuneo e Novara con +5,34 e +5,68 per cento, Torino e provincia con +6,75, Langhe e Roero +7,16 per cento, Biella con +10,93 e il Distretto turistico dei laghi che guida la classifica (in base ai dati registrati dalle Atl) con +11,80 per cento.
Tutti parlano di turismo, tutti sono contenti dei numeri con il segno ‘più’, ma quanti sono pronti a investire? Intanto ancora oggi c’è chi si scanna per l’appartenenza al Monferrato, che mette dei distinguo (incomprensibili visti da fuori) fra Alto e Basso Monferrato. Di questo passo, però, il trend dei flussi non farà molti passi avanti. Se poi, Alessandria invece di farsi parte attiva (perché non ha cavalcato per prima il progetto dell’unica Atl?) resta sempre in attesa che arrivi qualche cavaliere bianco a risolvere i problemi, non si andrà da nessuna parte. Senza dimenticare che nel caso delle Atl, sono i protagonisti del territorio a compiere le scelte.