di Pier Luigi Cavalchini
www.cittafutura.al.it
Andrea Rossi è un giovane editorialista della “Stampa” che cura, fra le altre cose, le “Lettere & Idee”, rubrica di discreto successo del suddetto giornale. Nel numero del 31 ultimo scorso è riuscito a mettere in luce una delle chiavi (forse quella fondamentale) per capire quanto ci è capitato di “ vedere / ascoltare / tentare “ in questi ultimi trent’anni di storia delle “grandi opere” italiane. In un certo senso si tratta di una risposta, neppure tanto implicita, alla chiamata a raccolta del PD e di altre forze politiche e rappresentanze sociali che pensano di portare a casa risultati “facendo le barricate”.
Ma andiamo per ordine. Tutto comincia con la lettera di M.M. (sulla “Stampa” è possibile leggere il nome per intero) che ricorda: “…non si può fare una valutazione sull’utilità della linea Torino-Lione, se non nella prospettiva di un vero piano nazionale di trasporto merci. Infatti – continua M.M. – se valutiamo l’opera con le stime di traffico attuale, ha ragione chi la considera inutile, visto che oggi l’87 % dei beni viaggia su gomma”. Augurandosi al contempo un autentico passaggio del “grosso” del trasporto merci su rotaia. Continua poi con uno stringente ragionamento: “Su queste scelte avrebbe dovuto essere incentrato il dibattito nazionale e soprattutto quello con i residenti delle zone interessate”. Che – giustamente – hanno protestato “quando hanno capito che tutto era già stato deciso.” Un deficit di comunicazione e partecipazione che non si è svolto in Francia e che ha portato all’attuale cortocircuito. Rossi risponde che ha sostanzialmente ragione e che, però, “…(ci sono stati) risultati concreti: una radicale modifica del progetto, condivisa dalla maggior parte dei Comuni coinvolti, che – dopo l’analisi di undici varianti – ha stabilito un tracciato più costoso di prima, ma capacedi andare incontro a molte delle obiezioni sollevate”.
Toni pacati e propositivi che, se ci fossero stati agli inizi, negli anni Ottanta dello scorso secolo, avrebbero permesso risultati migliori e realizzazioni già acquisite. E invece no. Le cose hanno preso un’altra piega, perdendo progressivamente di vista gli obiettivi primari (o possibili) ed intestardendosi sulla opzione “economicistica” legata ad un improbabile aumento del trasporto merci tra la penisola iberica, i Balcani e la Russia. Proprio su questo è stato pubblicato un mio testo (su alcune testate locali) tendente a riprendere anche la possibilità di una “velocità compatibile” (più alta comunque delle medie attuali per le lunghe percorrenze) con un rilancio dell’asse Torino, Alessandria, Piacenza, Reggio Emilia. Quindi anche un occhio ai passeggeri del sud Piemonte, mantenendo le merci su rotaia ma a velocità non stratosferiche.
Si è invece tornati sulle barricate. I “no –TAV” più netti, con una serie di manifestazioni in Val Susa; i partiti del tradizionale “si-TAV” più Sindacati e mondo imprenditoriale, con prese di posizione sinceramente un po’ datate e parziali che, per esempio, non hanno riguardato la possibilità di un reale incentivo del passaggio su rotaia di gran parte del trasporto su gomma. Non ricordando nemmeno una serie di nuove disposizioni di legge che, sull’esempio di altri Paesi europei, hanno incentivato il passaggio su rotaia (sia “diretta”, sia con trasporto Tir su pianali ferroviari). Un arretramento del livello di confronto che, sostanzialmente, sta facendo il gioco del Ministro Toninelli e dell’intero Governo e che si concretizza, soltanto, con il seguente comunicato stampa.
“No all’isolamento del Piemonte: il Partito Democratico regionale a favore del completamento della TAV e delle altre infrastrutture strategiche”
Dichiarazioni del Gruppo Pd del Consiglio regionale
31 luglio 2018 – “Due miliardi di gare d’appalto in corso di pubblicazione per il cantieri della connessione ad altra velocità Torino Lione non si fermano con un tweet e neppure con un annuncio a mezzo stampa, ci va un atto formale del Parlamento italiano e poi una ratifica degli organismi internazionali. Altrimenti ci sarà qualcuno che dovrà pagare i danni”, netta la presa di posizione del Gruppo regionale del Partito Democratico regionale che, oggi, in conferenza stampa ha ribadito la necessità che “non si giochi sul futuro del Piemonte e dei piemontesi. Le forze politiche escano dall’ambiguità, non possono presentarsi in Piemonte a dare solidarietà ai lavoratori e alle imprese e sedere a Roma a fianco di chi è responsabile di questa confusione”, come hanno ribadito il Capogruppo Domenico Ravetti e la Presidente della Commissione Trasporti Nadia Conticelli. “Il Piemonte rappresenta un nodo di interconnessione vitale per l’economia nazionale, le opere in atto e gli stanziamenti previsti non possono essere cancellati, dal Terzo Valico al Tenda, dal completamento della Asti Cuneo alla linea ad alta velocità di collegamento con Lione, dalla Pedemontana alla seconda linea metropolitana torinese. Investimenti che non possono essere merce di scambio politico”.
Il presidente Sergio Chiamparino e l’assessore Francesco Balocco hanno sottolineato la pericolosità dell’attuale linea storica, che finirà per avere un utilizzo sempre più marginale. “Quindi chi parla di ammodernamento mente – ha sottolineato il consigliere Antonio Ferrentino – l’alta velocità per la Valle Susa è la vera opera sostenibile dal punto di vista ambientale per spostare il pesante flusso di traffico dalla gomma al ferro”.
In autunno il Governatore Chiamparino annuncia gli Stati Generali delle infrastrutture del Piemonte, e auspica che almeno in quella sede il Ministro Toninelli voglia sedersi insieme agli amministratori locali.
“Come Partito Democratico abbiamo invitato Toninelli a confrontarsi con noi, col mondo produttivo, col Politecnico, con le associazioni e i cittadini sui dati reali il 12 settembre alla festa dell’unità”, ricorda Conticelli.
Altrimenti referendum sia, si esprimano i piemontesi se vogliono fermare i lavori del collegamento del Piemonte con l’Europa.
Il Consigliere regionale Pd Paolo Allemano, intervenendo sul completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo ha affermato che “fermare quest’opera è un “nonsenso” e non si può rinunciare alla sua realizzazione, seguendo gli umori del Ministro Toninelli. A tal proposito, abbiamo presentato un ordine del giorno in Consiglio regionale finalizzato ad impegnare la Giunta ad attivarsi affinchè “sia finalmente possibile, dopo tanta attesa – dando corso alle intese raggiunte con la Commissione Europea – il completamento dell’autostrada A33 Asti-Cuneo””.
“Vogliamo sottolineare, con forza, l’importanza dell’ormai prossima realizzazione del collegamento viario tra la A4 e la A26, tratta Masserano-Ghemme” hanno conluso i Consiglieri regionali Vittorio Barazzotto e Giovanni Corgnati – infatti, nell’aprile 2017, con la delibera Cipe n.54, era stato approvato il Piano operativo dei fondi FSC 2014-2020 che assegnava le risorse necessarie a completa copertura dell’intervento”.
Si è messo praticamente tutto dentro, non facendo differenze fra opere molto diverse, da iter autorizzativi differenti e da posizioni di alcune componenti (a volte agricole, a volte industriali) non sempre d’accordo sull’insieme dell’impianto. Speriamo in un esame opera per opera con successiva decisione definitiva ufficializzata e con conseguente richiesta di assunzione di responsabilità da parte del Governo. A ognuno il suo… Saranno poi gli elettori a decidere la bontà delle posizioni.