Dopo una lunga notte probabilmente insonne trascorsa in autobus, stamattina la rappresentanza dei lavoratori di Palazzo Rosso e partecipate sbarcherà nella capitale. Con uno stato d’animo, possiamo immaginarlo, non propriamente da gita scolastica, gli alessandrini, nel loro “viaggio della speranza”, incontreranno la variopinta fauna politica romana, da Montecitorio e dintorni.
I parlamentari del Pd locale promettono di “favorire l’incontro tra i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali e una delegazione autorevole di Camera e Senato”, mentre Renzo Penna di Sel dichiara: “tramite Giorgio Airaudo deputato di SEL ed ex segretario nazionale della Fiom-Cgil abbiamo chiesto un incontro con la Presidente della Camera Boldrini e sarò presente a Roma assieme ai lavoratori”.
E ancora, Rifondazione Comunista ricorda che “giovedì a Montecitorio i lavoratori di Alessandria e i loro rappresentanti sindacali troveranno a Roma il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero“. Non pervenuti Diliberto e Di Pietro, ma magari solo per nostra distrazione.
Bene, ottime cose. Ma qual è il contesto in cui si colloca la spedizione romana? L’autorevole delegazione di Camera e Senato, lo sappiamo bene, sta come d’autunno sugli alberi le foglie, Boldrini compresa. E l’Italia è il Paese a cui, ancora ieri, l’Unione Europea si riferiva come possibile portatrice di contagio.
Ho un dubbio: non è che gli alessandrini stanno andando a chiedere aiuto ad un moribondo? E non se ne rendono conto, o i sindacati lo sanno benissimo, e come in una commedia di Pirandello recitano fino in fondo la loro parte, fingendo di credere che sia tutto vero?
Auguriamo tutto il bene possibile alla coraggiosa spedizione “romana”, e speriamo possano tornare vincitori, o quanto meno “incappare” in una bella giornata di primavera, così da conservare nel cuore un ricordo piacevole, e magari in tasca l’autografo della Boldrini, eccellente persona. E non escludiamo una bella “ricaduta” mediatica, magari con messa in onda serale da Santoro, dove ormai le questioni alessandrine sono di casa. Ma la risoluzione vera dei problemi sul tappeto, signori miei, credo proprio stia altrove. Quando si spegneranno le telecamere, e con realismo e concretezza si accetterà di fare i conti con i numeri: costi, produttività, sostenibilità, coperture finanziarie, investimenti, ammortizzatori sociali. Il resto è fuffa e demagogia.