La Borsalino di Alessandria è di Camperio. Tutti soddisfatti, anche se restano aperte alcune domande sull’evoluzione della vicenda giudiziaria [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

L’esito era scontato perché era l’unica offerta, ma visto il percorso accidentato degli ultimi anni era necessario attendere le ore 16 del 12 luglio. Scaduto il termine, la conferma delle attese: Haeres Equita Srl, controllata al cento per cento in Italia da ‘B Collective’, che gestisce le attività di Borsalino Giuseppe & Fratello da dicembre 2015 e fino a fine luglio di quest’anno, comunica di avere vinto l’asta, guidata dai curatori fallimentari di Borsalino Stefano Ambrosini e Paola Barisone, per l’acquisizione della fabbrica di Spinetta Marengo in zona industriale D5 (tutti i macchinari e le attrezzature, i contratti di lavoro), il negozio di corso Roma ad Alessandria, i beni mobili della Borsalino Giuseppe & Fratello. Non il marchio perché era già di proprietà della Haeres Equita guidata dall’imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio. La base per rilevare l’impresa era di 7,8 milioni più tasse e l’assegnazione diventerà definitiva in entro dieci giorni. Camperio, che è presidente anche di ‘B Collective’, sottolinea “gli sforzi compiuti negli ultimi tre anni per acquisire questa magnifica manifattura dove un così prezioso savoir-faire viene espresso ogni giorno. Non vediamo l’ora di continuare a sviluppare questo marchio iconico in tutto il mondo con nuove collezioni e nuovi sedi territoriali, oltre a mantenere il nostro impegno nella città di Alessandria”. Edouard Burrus, vicepresidente di Haeres Equita, oltre a esprimere una “immensa” soddisfazione, ringrazia “l’intero team di Borsalino e tutte le persone che ci hanno sostenuto in questa avventura”.

Adesso ad Alessandria saranno tutti ufficialmente soddisfatti. Chi da tre anni investe risorse milionarie, come Camperio, e chi si è accorto solo all’ultimo momento che le cose non andavano bene (l’intera comunità locale, dai pubblici amministratori ai sindacati). Ovviamente c’è chi ha un po’ di ragione in più ad applaudire il risultato e chi invece lo fa in modo disinvolto, benché sul carro dei vincitore sia salito solo all’ultimo. In ogni caso è il risultato che conta. E oggi il marchio e la fabbrica Borsalino possono dire di essere pronti a una nuova vita.

Restano decisamente aperti, invece, alcuni interrogativi che chiamano in causa la magistratura. Due concordati respinti e un fallimento hanno scandito i tre anni di gestione di Haeres, attraverso l’affitto del ramo di azienda, da parte di Philippe Camperio. A dicembre, fra le innumerevoli contestazioni del Tribunale di Alessandria, quella relativa al marchio appare tra le più pesanti. La Haeres Equita (sede legale a Valenza nello studio del commercialista Carlo Frascarolo) lo acquista da Mediocredito per circa quattordici milioni. Ma l’operazione, rilevava il collegio della sezione fallimentare (Caterina Santinello, presidente; Eleonora Bortolotto; Pier Luigi Mela) del Tribunale di Alessandria, di fatto “svuota l’asset principale dell’azienda” con Mediocredito “che ottiene il 100 per cento di un credito chirografario, Haeres che acquista l’asset impedendo qualsiasi competizione e Borsalino che paga il debito di pertinenza di Haeres”. Nei mesi successivi si arriverà anche al sequestro cautelativo. L’impianto che ha smantellato l’intera proposta di concordato parlava di “costante e continuo finanziamento posto in essere da Borsalino a Haeres (dai canoni di affitto ai prelievi di magazzino)” e di “palese ed evidente aggiramento” delle norme della legge fallimentare dirette a impedire la presentazione di concordati ‘chiusi’ o ‘preconfezionati’ che “sottraggono gli asset aziendali di maggiore rilevanza all’apertura e alla competizione del mercato”. I giudici hanno parlato poi di “inaffidabilità e incompletezza delle documentazioni”, contestando anche le procedure delle transazioni fiscali e avanzando dubbi e riserve sulle società (anche con sede nel Lussemburgo) che fanno capo a Philippe Camperio, come la ‘B Collective’.