Industria, l’Alessandria che corre da sola sta meglio di Novara e Vercelli in cui crescita e frenata produttiva portano a un bilancio meno brillante del previsto [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

Anche da Confindustria Piemonte, guidata dal novarese Fabio Ravanelli, arriva la conferma che le previsioni per il terzo trimestre 2018 delle aziende del territorio alessandrino sono ancora largamente positive, anche se il trend è in calo. Cuneo passa dal +19,8 per cento del trimestre precedente a +11,8, Novara da +27,2 a +23,6, Alessandria da +26,8 a +14. Poi c’è Torino che cala maggiormente (da +13,5 a +8,5), Biella lo fa in modo vistoso (da +8,1 a 0) e anche Verbania e Vercelli devono fare i conti con un raffreddamento visibile (rispettivamente da +7,7 a 0 e da +18,4 a +7). Novara cala, ma non molto, mentre Vercelli frena completamente. Sono le due territoriali di Confindustria che hanno deciso di continuare nel processo di aggregazione, quello dal quale invece Alessandria si è definitivamente sfilata, abbandonando il progetto della ‘Confindustria del Piemonte Orientale’. Novara e Vercelli hanno perso un pezzo importante, perché Alessandria, con 450 imprese per oltre 22.000 addetti, era l’elemento più robusto con una “territoriale sana e con progetti di ulteriore sviluppo futuro” come ha sottolineato Maurizio Miglietta, presidente e amministratore delegato di Euromac Costruzioni Meccaniche Srl di Villanova Monferrato, eletto la scorsa settimana presidente dell’associazione di via Legnano.

Alessandria ha scelto di restare da sola, condividendo alcuni servizi con l’Unione industriale di Asti come avviene da diversi anni, a fronte di una opportunità di alleanza che a molti è risultata avere più ombre che luci. La territoriale, le parole sono sempre di Miglietta, ha ribadito durante l’assemblea pubblica conclusa dal convegno ‘Europa e Italia: il ruolo di politica, università e imprese’, che fra gli obiettivi prioritari vi sono “il rapporto tra le imprese e la burocrazia, così come la necessità di avere infrastrutture efficaci, realizzate nei tempi propri e con la giusta condivisione del territorio. È questo un tema cruciale in una provincia logistica, com’è la nostra. L’altro obiettivo – aggiunge Miglietta – è quello del lavoro comune tra le imprese la scuola e l’università per rendere sempre più utile l’alternanza e la formazione congiunta per indirizzare sempre meglio i ragazzi verso studi che li aiutino nell’ingresso nel mondo del lavoro”.

Ma c’è un altro fronte sul quale c’è ancora molto da fare ed è quello dell’innovazione. La recente indagine congiunturale trimestrale di Confindustria Piemonte, realizzata in collaborazione con Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, mette un evidenza come gli investimenti 4.0 appartengano solo a una parte del mondo industriale. “Il 32,3 per cento delle aziende – si legge sul rapporto – ha effettuato investimenti in ambito ‘industria 4.0’. La percentuale sale al 47,4 per cento tra le aziende con oltre 50 addetti, mentre scende al 25 per cento per le aziende di minori dimensioni”. Queste ultime, però, rappresentano l’ossatura del sistema produttivo piemontese (e nazionale) e quindi il dato è per certi versi preoccupante. “La quota di imprese che hanno effettuato investimenti in tecnologie è maggiore nel manifatturiero (34,8 per cento), ma è comunque elevata anche nei servizi (24,4 per cento). Soltanto il 20,7 per cento delle imprese ha utilizzato gli incentivi previsti nel Piano Calenda ‘Industria 4.0’. Quanto alla entità delle agevolazioni – conclude il focus sull’innovazione di Confindustria Piemonte – il 28,6 per cento ha utilizzato incentivi per una cifra compresa tra 10 e 50.000 euro; il 16,6 per cento tra 50 e 100.000, il 27,7 per cento tra 100 e 500.000 e il 13,4 per cento tra 500 .000 e un milione e il 13,65 oltre un milione”. In provincia il quadro globale non si discosta molto da quello fotografato a livello regionale ed è quindi necessario lavorare, soprattutto sul settore dei servizi alle imprese che ancora l’ultima indagine congiunturale alessandrina ha segnalato come uno dei più reattivi.