Lo incontriamo di prima mattina, nel suo studio professionale alessandrino. E, con estrema concretezza, Pietro Bianchi non si sottrae ad un confronto a tutto campo sulla sua esperienza di assessore al Bilancio e Partecipate di Palazzo Rosso (conclusasi da qualche settimana), e neanche ad un’analisi della situazione e dei possibili scenari futuri di Amag, l’azienda dell’acqua e del gas di cui è neo presidente. Con una premessa, che Bianchi enuncia sorridendo: “non sono un giustiziere, e neppure il tagliatore di teste che tanti hanno descritto. Ho, invece, il massimo rispetto per tutti i lavoratori, pubblici e privati. Però detesto l’ipocrisia, e analizzo le situazioni per come si presentano: credo che non sia più il tempo di raccontarci frottole, nell’amministrazione della cosa pubblica”.
Dottor Bianchi, facciamo un passo indietro: se tornassimo al giugno 2012, accetterebbe di nuovo l’incarico di assessore?
Sì, lo accetterei, e sempre per lo stesso motivo: dare un contributo ad Alessandria, in un momento tragico. Certamente sarei più rigoroso però, e porrei come condizione di non perdere tempo, all’interno della maggioranza.
Se ne è perso?
A settembre scorso si sarebbe dovuto essere operativi, e procedere con la riorganizzazione delle partecipate. Abbiamo perso sei mesi, e alcune situazioni si sono ulteriormente aggravate. Sento parlare di operazioni di macelleria sociale. Un’esagerazione assoluta, ma è chiaro che, più si va avanti, più l’intervento dovrà essere profondo e doloroso. Se le parti sociali avessero preso atto, già allora, che la festa è finita (perché è finita: non basteranno espedienti ed escamotages da vecchia politica), anziché arroccarsi in una trincea indifendibile, si sarebbero potuti attivare contratti di solidarietà, distribuendo le risorse in base al quantum effettivamente disponibile. Oggi è più difficile.
Si spera in aiuti dello Stato centrale…
Ogni tipo di aiuto sarà benvenuto, ma non sposterà i termini della questione: un ente che incassa 93 milioni di euro non può spenderne, stabilmente, molti di più, come è accaduto fino ad oggi. E consideri che i 93 milioni sono già il frutto di tassazioni e costi dei servizi francamente non ulteriormente dilatabili: anzi, sarebbe auspicabile che si riuscisse a ridurre le tasse a tutti gli alessandrini, che oggi ne pagano davvero troppe, in rapporto ai servizi che ricevono.
Dottor Bianchi, il suo “ticket” fra assessorato e Amag era previsto e concordato, o è il frutto dell’evoluzione degli eventi?
No, non era concordato. A me fu chiesto un impegno a tempo, come tecnico: ed io ho cercato di analizzare la situazione, e di individuare quella che, a mio modo di vedere, è l’unica strada percorribile per avviare un risanamento vero della macchina comunale (a partire dalle partecipate) , e il recupero di parametri di efficienza. A quel punto, il mio compito era finito. Ed è arrivata la proposta di assumere la presidenza di Amag.
Che a lungo ci fu presentata come il fiore all’occhiello di Palazzo Rosso: è davvero cosi?
Certamente Amag è una realtà diversa rispetto ad altre partecipate comunali. Ha patito negli ultimi anni peraltro non poche traversie, e necessita di un bel cambio di passo. Occorre prima di tutto ridare all’azienda un respiro finanziario adeguato, recuperando circa 40 milioni di euro di crediti arretrati. Per riuscirci, potenzieremo attraverso trasferimenti interni di personale l’area del recupero crediti, appunto: riportando la funzione all’interno, dal momento che appaltarla all’esterno non ha certo prodotto i risultati previsti. C’è tra l’altro, un credito di 6 milioni di euro per una fornitura di gas mai pagata ad un’azienda del sud Italia. Un’operazione curiosa, condotta con margini bassissimi, e in cui poco o nulla è stato fatto in passato per ottenere il pagamento del servizio. Oltre a questa vicenda, risultano centinaia di migliaia di euro spese in consulenze, sponsorizzazioni, spese di rappresentanza, tra cui svariati viaggi in Moldavia. E’ mia intenzione chiedere al cda e ai consigli delle diverse controllate di valutare in tempi stretti se esistono gli estremi per intraprendere azioni di responsabilità.
Nel mirino c’è Lorenzo Repetto, e la sua gestione “verticistica” dell’azienda?
Certamente un gruppo da 100 milioni di euro di fatturato non può stare nelle mani di una sola persona. Per cui, al di là delle responsabilità pregresse che verranno accertate, c’è la necessità di creare nel gruppo Amag una struttura più articolata, con una serie di responsabili per le diverse aree e funzioni. Separando con rigore il braccio politico da quello dirigenziale/gestionale, che deve essere in mano ad un direttore generale
Presidente Bianchi, sembra di intuire che la sua convivenza con l’attuale amministratore delegato, Gian Piero Borsi (anch’egli nomina di estrazione politica) non durerà a lungo..
Diciamo che al più presto sarà individuata, tramite selezione pubblica, la figura di un direttore generale con forti competenze nel settore, con pretese non esose e con la disponibilità a lavorare per obiettivi. Ma aggiungiamo anche che sia io che Borsi, ad oggi, abbiamo incarichi con retribuzioni lorde che si aggirano sui 30 mila euro lordi l’anno. Briciole, rispetto alle retribuzioni di chi c’era prima. Personalmente, ribadisco che ho accettato la presidenza Amag per cercare di dare un contributo alla mia città: come professionista, avrei avuto tutta convenienza a propormi come consulente semmai. O a dedicarmi ad altro.
Nel futuro di Amag c’è la gara del gas dottor Bianchi: sulla privatizzazione del servizio circolano i nomi più disparati. Dai grandi player del mercato a possibili cordate locali…
Non sempre le voci che vengono messe in circolo corrispondono a verità. Sicuramente la rete gas di Amag ha un grande valore, ma faremo rifare le perizie, per capire se il valore di 60-70 milioni di euro, di cui si è parlato più volte, risponda a verità. Così come dovrà essere stabilito per quanti anni affidare il servizio, e a quale canone annuale. Certamente, questo lo confermo, c’è forte interesse da parte di diversi grandi gruppi. Da parte nostra, l’auspicio è riuscire naturalmente ad operare al meglio nell’ottica della valorizzazione degli asset aziendali dal punto di vista economico, se possibile rimanendo anche nella partita, magari come parte di una cordata. Un’altra cosa posso assicurare però: che tutto avverrà nella totale trasparenza, nell’ottica di creare valore, e che non si ripeteranno vicende come la gara Amiu Iren.
I dipendenti, però, sono inquieti. C’è persino chi parla di una black list di nominativi, preparata in tempi ormai lontani ma mai cancellata, per “scaricare” ai privati gli indesiderati.
Io non ho mai visto nessuna lista, ma posso assicurare che, se arrivasse nelle mie mani, la distruggerei senza neanche leggerla. Sul capitolo personale voglio però essere chiaro: io ho grande rispetto per i lavoratori, pubblici e privati. Non sono un tagliatore di teste, ma è vero che credo molto nella meritocrazia, e che detesto i clan. Per cui posso garantire che chi fa appieno la sua parte, sarà tenuto in grande considerazione. Ma anche che chi rema contro gli interessi dell’azienda avrà con me vita durissima. Sappiamo che ci sono verifiche in corso anche da parte giudiziaria, e su quegli aspetti non entro: ma certamente, al netto da imposizioni che possono arrivare dai magistrati, a me non interessa fare elenchi di buoni o di cattivi a priori. I lavoratori Amag vanno valutati, uno per uno, solo per le capacità e l’impegno che dimostrano in azienda. Punto. E’ vero, peraltro, che ad oggi AleGas non ha suoi dipendenti, e che i 150 lavoratori di Amag non hanno una ripartizione chiara all’interno del Gruppo. Riorganizzarli per funzioni, competenze e attività rientrerà nei compiti del nuovo direttore generale, non appena lo avremo individuato.
Ettore Grassano