“Ho accettato la candidatura al fianco del professor Avanzi proprio perché convinto che Alessandria debba avere, all’interno dello scacchiere dell’Upo, un ruolo strategico: a questo ci dedicheremo nei prossimi sei anni, mi auguro con un forte coinvolgimento delle istituzioni locali”. Il professor Roberto Barbato, ordinario di Fisiologia Vegetale al Disit (Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica) è veneto di nascita e formazione (“ho studiato Biologia prima a Padova, poi in Inghilterra”), ma il suo percorso professionale ne fa un alessandrino ‘d’adozione’ da ormai una ventina d’anni: “Sono arrivato ad Alessandria nel 1999, quando ancora c’erano i concorsi nazionali: risiedo qui da allora, e ormai mi considero alessandrino a tutto tondo. Ho imparato ad apprezzare molte qualità di questa città, che forse deve solo imparare a valorizzarsi di più”. Roberto Barbato sarà, da novembre e per sei anni, il pro-Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, al fianco del Rettore (novarese) Gian Carlo Avanzi: il nuovo numero 2 dell’ateneo insomma. E per gli alessandrini sarà ovvio fare riferimento a lui per le tante problematiche che riguardano l’Ateneo, e i suoi rapporti con il territorio. Non solo: il professor Barbato fa anche parte del Comitato Alessandria 850, costituito con la mission di promuovere e coordinare le iniziative dedicate (nel periodo maggio 2018-maggio 2019) al compleanno della città: “Mi ha coinvolto, in rappresentanza dell’Upo il dottor Antonio Maconi, vero deus ex machina del Comitato, e ho accettato con piacere: proprio perché credo che gli 850 anni siano occasione importante per avvicinare maggiormente Alessandria alla sua università”.
Professor Barbato, è pronto ad assumere il nuovo incarico di pro Rettore?
Certo, sarà un piacere, e anche certamente un impegno gravoso. L’incarico scatterà da novembre, con durata di 6 anni: e saranno anni davvero ‘pesanti’ e decisivi per la crescita dell’Upo, e del polo alessandrino dell’Ateneo in particolare.
Facciamo un passo indietro però: la campagna per l’elezione del Rettore è stata davvero combattuta (qui Barbato fa una smorfia significativa, come a dire ‘accidenti”, ndr), non senza qualche asprezza. E non ha riguardato soltanto l’Upo, ma anche i territori…
Significa che, rispetto al passato, l’Università ha un peso maggior nel ‘sentire’ della comunità, e delle istituzioni locali. Qui da noi in particolare l’obiettivo è far sì che Alessandria passi ad essere da città con l’Università a città universitaria. E l’attenzione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica per le elezioni del Rettorato è un segnale da leggere in maniera molto positiva.
Con il professor Rizzello, direttore del Digspes di Alessandria e rivale del professor Avanzi nella contesa vi siete sentiti in queste settimane? I rapporti come sono?
Con il professor Rizzello ci siamo scambiati delle e-mail nei giorni scorsi, e con diversi altri docenti di Palazzo Borsalino ci siamo sentiti, e anche visti. Siamo colleghi, in molti casi anche amici, e comunque abbiamo tutti un obiettivo comune, ossia la crescita e il rafforzamento dell’Upo ad Alessandria. Questo è fuori discussione.
Quindi sbaglia chi ha vissuto l’elezione del professor Avanzi come una nuova vittoria di Novara, che già in questi anni ha beneficiato di gran parte degli investimenti dell’Ateneo?
Io sono arrivato ad Alessandria nel 1999, e all’epoca Biologia e gli altri corsi scientifici erano ospitati a Palazzo Borsalino e in altri sedi decentrate, ovviamente con forti carenze soprattutto sul fronte dei laboratori per la ricerca. Negli anni successivi fu inaugurato il Disit, vero e proprio fiore alll’occhiello di tutta l’Università del Piemonte Orientale: e all’epoca gli investimenti furono rilevanti. Questo per evidenziare che non è vero, oggettivamente, che Alessandria sia stata sempre trascurata….
Noi alessandrini soffriamo della sindrome di Cenerentola?
No, certamente nella fase successiva gli investimenti più ingenti sono stati destinati a Novara: dove oggi il campus dell’ex Caserma Perrone (Medicina più Economia) è davvero un’eccellenza di cui andar fieri. E il fatto che a Novara ci sia un campus e Alessandria no è probabilmente una delle ragioni, anche se non l’unica, per cui Novara è oggi un passo più avanti rispetto a noi. Ma ci sono in pista diversi progetti che ci consentiranno di crescere rapidamente…
Allude alla Scuola di Medicina, e alle residenze universitarie?
Esattamente. Medicina sarà un lievito straordinario per la crescita dell’economia del territorio, non credo di doverlo spiegare. I 50 postiassegnati già a partire dal prossimo autunno sono il primo passo di un percorso che consentirà ‘a regime’, di avere in città l’intero corso di laurea in Medicina. Tenendo conto che comunque per il primo triennio parliamo di corsi universitari classici, con una frequentazione ospedaliera molto ridotta. Per cui potremmo organizzarci qui al Disit.
Le residenze universitarie sono un altro snodo delicato…
Assolutamente sì: ancora di più ora, dopo il semaforo verde su Medicina. Ma già oggi noi al Disit abbiamo diverse centinaia di studenti fuori sede, tra cui molte ragazzi e ragazzi del sud, dalla Sicilia in particolare. Poter offrire loro residenze universitarie di qualità (dal progetto in corso di realizzazione con la Diocesi a quello che dovrebbe riguardare la riqualificazione dell’ex complesso della Chiesa di San Francesco) è fondamentale, così come è necessario che Alessandria faccia un salto di qualità e diventi davvero città universitaria: la è Pavia, per chi la conosce. La è anche Camerino: la diventeremo presto anche noi.
A proposito di campus universitario, facciamo chiarezza su un’altra ‘voce’ circolata in queste settimane: esiste un’ipotesi di spostamento del Digspes dall’attuale prestigiosa sede di Palazzo Borsalino agli Orti?
Non farei affermazioni precipitose: no ad avventurismi, e a panico ingiustificato. Oggi Palazzo Borsalino è struttura esistente, che funziona bene e che semmai lamenta carenze di spazio. Serve invece riflessione di prospettiva. Fino ad oggi ad Alessandria i due dipartimenti dell’Upo, Disit e Digspes, sono stati vissuti quasi come entità autonome e indipendenti l’una dall’altra. Mentre, ferme restando ovviamente le specificità di ognuna, occorre ribadire con forza che si tratta della stessa realtà, che si chiama Università del Piemonte Orientale, sede di Alessandria. Come fare per creare una maggiore organicità? Credo che costituire un Comitato snello ed efficiente, con all’interno rappresentanti di entrambi i dipartimenti, possa essere una strada percorribile. La prospettiva, ma ripeto la prospettiva e non l’oggi, deve però essere la logica del Campus: modello Novara per intenderci. Ovviamente serve un progetto, e servono risorse per realizzarlo.
Alessandria 2018 invece che contributo può offrire all’Università, e viceversa?
Per l’Upo far parte del comitato Alessandria 2018 è un’occasione importante di interazione con la città, e con le sue istituzioni. In questo anno organizzeremo incontri aperti a tutti gli alessandrini, dibattiti e confronti sulla città e le sue potenzialità. Credo che se oggi ancora, a trent’anni dalla partenza dei primi corsi decentrati, Alessandria ancora non è pienamente città universitaria, la responsabilità sia bilaterale: da un lato l’Università avrebbe dovuto fare di più per integrarsi e ‘aprirsi’, dall’altro le istituzioni cittadine, e anche i privati, avrebbero forse potuto cercare un maggior coinvolgimento, un’interazione più forte. Il momento di fare, da entrambe le parti, un passo in avanti ora probabilmente è arrivato.
Anche perché, professor Barbato, lo scenario per l’Upo pare essere una sempre maggior concorrenza da parte di altri atenei…
Immagino si riferisca in particolare a Milano, e ha ragione. A Rho sta nascendo qualcosa di semplicemente straordinario: non il semplice trasferimento dell’Università di Milano, ma la creazione di una nuova eccellenza internazionale sul fronte della ricerca, con oltre 1.500 ricercatori. Ovvio che l’Upo (e in particolare Novara che da Rho dista davvero poco) dovrà cercare di sviluppare un’interazione/collaborazione con quella realtà. E altrettanto evidente che Alessandria (senza dimenticare Asti), che certamente ‘sente’ meno la concorrenza territoriale diretta con Rho, diventa per l’Upo un terreno di potenziale crescita importante. Basta analizzare quanti sono ancora oggi gli studenti che dai diversi centri zona di questa provincia si dirigono verso altre università, spesso fuori regione. L’Upo ad Alessandria insomma può espandersi ancora, e molto.