Sono in tanti a credere che un governo “di scopo” basato sull’asse Pd Pdl non avrebbe vita lunga: qualche mese al più, per eleggere il nuovo capo dello Stato, e magari tentare la riforma della legge elettorale, accanto a qualche “bel gesto” per ingraziarsi l’elettorato sempre più scettico e scoraggiato (eliminazione Imu prima casa? Riduzione del numero dei parlamentari?), poi di nuovo tutti al voto. Anche se, attenzione, un Parlamento con così tante new entry non si è mai visto, e il rischio di entrare nella categoria “meteore” potrebbe indurre non pochi onorevoli e senatori (compresi quelli che non vogliono essere chiamati così) a valutare tutte le opzioni alternative sul tappeto.
In ogni caso, nel Pd Matteo Renzi torna a farsi sentire, e forse a scaldare i motori. Del resto a fronte di tanti personaggi decotti (e di certi giovani turchi già “stravecchi” che sembrano i cloni dei loro mentori: ascoltate Orfini, e visualizzate D’Alema), il sindaco di Firenze sprizza così tanta vitalità che il suo progetto politico diventa pericolososamente secondario.
Matteo Renzi è contemporaneo, vivo, piacione e un po’ cialtrone: non non gli fa schifo andare in tv a parlare con i ragazzi di Amici, e ci va vestito da Fonzie, e dicendo quel che il pubblico si vuol sentire dire. Ossia che i ragazzi devono coltivare i loro sogni: non che quasi nessuno di loro potrà campare facendo l’artista. Come avrei detto io, tra parentesi, che non per niente non mi sono mai candidato neanche a gestire un condominio.
Renzi sa “lisciare il pelo” agli italiani insomma, come del resto fa Grillo, o facevano Bossi e Berlusconi. I voti si prendono così, almeno da noi. E, certo, a fronte del patetico panorama dirigenziale del centro sinistra è chiaro che non c’è storia.
Poi, quando si tratterà di governare, riformare, prendere decisioni drastiche e magari drammatiche, ne riparleremo. Oggi però proporre agli italiani di scegliere tra Renzi e Bersani sarebbe chiaramente come guardarsi un bel Juventus Alessandria: risultato scontato, se pure si giocasse al Moccagatta.
Ma, con Renzi in campo, quanto cambierebbe anche il resto dell’offerta politica? Io dico tantissimo: Berlusconi e Monti, per dire, improvvisamente apparirebbero i nonni che sono, e forse neppure ci proverebbero, a riproporsi. Gira voce che Silvio, che è il più scaltro di tutti, e ha un fiuto eccezionale, stia pensando di candidare Giorgia Meloni: giovane, in gamba e perbene, e capace di incassare con stile una sconfitta dignitosa. E magari di avviare l’inizio di un processo di “normalizzazione” di quell’area politica.
Oggi l’Italia vive un paradosso: siamo un Paese con elettori a maggioranza di centro destra, che per tanti motivi o si astengono, o votano Grilo e pure Renzi (vedrete) per disperazione. Non basterà certo una Meloni per riportaseli a casa, ma da qualche parte costoro dovranno pur ri/cominciare. Certo, Silvio sogna di barattare la presidenza della Repubblica (da consegnare ancora al centro sinistra) in cambio di un bella nomina a senatore a vita, perché non si sa mai. Ma lì poi un accordo lo troveranno.
E il Movimento 5 Stelle? In caso di discesa in campo di Renzi, pure i grillini potrebbero perdere una fetta del loro consenso. Specie se dovesse continuare a diffondersi l’impressione di un gruppo di persone perbene ma un po’ velleitarie, parlamentari per caso.
A sinistra, infine, l’effetto Renzi forse spingerebbe Vendola a tornare a combattere davvero, e a creare una forza di sinistra moderna ma rigorosa, che vada oltre i fallimenti in termini di consenso reale di Sel, Federazione della Sinistra, Idv ecc. Anche se, da quelle parti, la sindrome di Tafazzi e la tendenza alla frammentazione/disgregazione in gruppetti e gruppuscoli potrebbero continuare ancora: la lezione, insomma, prima o poi la si imparerà, ma non è mica detto che sia questo il momento.
Ma facciamo un passo indietro: voi chi vorreste, e chi temete, come presidente della Repubblica? Io voterei mille volte Bonino, per tante ragioni che analizzeremo con calma nei prossimi giorni. In subordine Rodotà. Temo invece che rivedremo il volto finto bonario di Prodi, e in subordine a scelta i vari D’Alema, Amato, Violante, Marini.
Insomma, l’apparato più forte di qualsiasi libera nos domine.