Qualcuno era comunista perché non sopportava quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia. Così diceva un assolo di Giorgio Gaber.
Si riferiva ai mitici anni settanta, anni affollati, aspri e duri, politicamente indimenticabili.
Ero pischello e frequentavo l’Università di Genova, facoltà di Lettere e Filosofia. Genova rossa e austera, Genova città dell’Ansaldo e del Porto, Genova comunista nella sua anima più profonda. Era un giorno d’autunno inoltrato, alle ore dodici. Aula di Antropologia, Via Balbi, 4, quinto piano. Lezione di psicologia della Professoressa Iole Baldaro Verde. Tema della lezione: la sessualità. Nei grandi anni dell’emancipazione questi temi era necessario metterli in discussione. L’aula, tra l’altro molto piccola, faceva fatica a contenerci tutti ed era affollata di ragazze affascinate dal tema che la grandissima Iole sapeva trattare con una competenza e una professionalità fuori discussione.
Ero seduto vicino alla cattedra accanto alla Prof. che mi aveva invitato con altre due compagne di corso e davanti a me c’era il mio grande amico Emanuele. Eravamo gli unici due maschietti imbarazzati e silenziosi in quel grande vociare femminile di commenti e interventi che incalzavano la Prof. sull’argomento.
Emanuele, a questo punto, aprì una copia del Manifesto che aveva in tasca e si estraniò dalla lezione lasciandomi solo, perché la Iole chiese cosa ne pensavano i maschietti sull’argomento e io sprofondai in un silenzio da ecatombe. Ecco dimostrata che l’inibizione non è soltanto una componente femminile, ma anche maschile. Prendi e porta a casa leggevo negli occhi delle mie compagne di studi.
Uscimmo prima del termine della lezione, accompagnati dagli sguardi ironici e divertiti delle nostre compagne.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito comunista, riprende Gaber.
Appassionanti quegli anni. Emanuele ed io scendemmo nell’atrio di Balbi 4 in tempo per vedere un banchetto di Comunione e Liberazione volare in mezzo alla via e un iscritto alla FIGC che stava vendendo l’Unità allontanato dalla facoltà.
Qualcuno era comunista, nonostante il grande Partito Comunista.
È vero, la grande spinta ideologica ci aveva contagiato tutti, ci aveva anche trasmesso valori e sensazioni bellissime e una nuova visione del mondo.
Bellissimi quegli anni. Come è possibile non ricordarli. Gli anni settanta e anche un po’ degli anni ottanta. La passione sovrastava ogni cosa, la fantasia distruggerà il potere era uno slogan bellissimo.
Cosa possiamo dire invece degli anni novanta, del nuovo secolo che incalza, il Berlusconismo e le sue televisioni, la cultura becero leghista, lo spostamento a destra del Partito Comunista, poi PDS, DS e adesso PD.
Lasciateci il ricordo di quegli anni e non solo perché eravamo più giovani. Quelli che vengono dopo li sentiamo meno nostri, non ci appartengono quasi, metteteveli dove vi pare, io non ve lo posso dire.
Qualcuno era comunista cantava Gaber. Qualcuno è ancora comunista.