Sceglie la strada della riflessione, il presidente della Provincia Paolo Filippi. Lo incontriamo in una mattina immediatamente pre pasquale, in un clima assai più invernale che primaverile, magari sperando in qualche “sparata” di quelle a cui ci ha abituati negli ultimi mesi. Ma alla fine ad emergere, più che le polemiche, sono i ragionamenti attorno all’assoluta precarietà di orizzonti non solo di Palazzo Ghilini, ma di tutto il sistema delle autonomie locali. E non mancano le critiche all’ex partito di appartenenza, il Pd.
Presidente Filippi, lei almeno lo ha capito che ne sarà delle Province?
Credo non ci sia nessuno, oggi, che può dirlo con certezza. Ed è proprio questa condizione di “galleggiamento” che impedisce qualsiasi azione, e men che meno progetto. Ci sono in campo troppe variabili, a cominciare dal ricorso al Tar del Lazio, promosso da alcune amministrazioni provinciali, rispetto al decreto di riordino del consiglio dei ministri della scorsa estate. Vedremo a maggio cosa succede. Ma non c’è solo quello….
Quali sono gli altri punti interrogativi?
C’è la questione delle risorse dovute dallo Stato agli enti locali, e mai erogate. A noi lo Stato deve più di 12 milioni di euro, e stiamo facendo, con la provincia di Venezia che è in posizione analoga, gli atti giudiziari del caso. Poi c’è il fronte Regione Piemonte: al momento hanno messo a zero il fondo trasferimenti, che per noi fino a qualche anno fa era di 6 milioni l’anno, via via poi ridotto. In più, al momento della soppressione dell’addizionale Enel, ci fu promessa una quota sul bollo auto: ma chi l’ha mai vista?
A fronte di tutti questi mancati trasferimenti, come riuscite a sopravvivere?
Sopravvivere è la parola giusta: vede, se il governo Monti avesse avuto il coraggio, e la decenza, di chiudere le Province, con effetto più o meno immediato, in maniera trasparente, e assumendosene la responsabilità, ognuno avrebbe fatto le proprie valutazioni, ma a fronte di una situazione chiara. Hanno invece scelto la strada (con la complicità del Pd e del Pdl che li sostenevano) della morte per asfissia, per mancanza di ossigeno. Scaricando ogni responsabilità, politica ma anche penale e contabile, sugli amministratori locali. E questo è un comportamento inqualificabile.
Ma la Provincia di Alessandria, così stando le cose, ha benzina per arrivare a fine anno?
Allora: al taglio dei 5 milioni e mezzo del 2012 si deve sommare quest’anno un’ulteriore contrazione di risorse di altri 7,7 milioni di euro. Se non si sbloccano positivamente le questioni di cui abbiamo appena parlato, credo che neppure un miracolo potrebbe consentirci di chiudere in pareggio il bilancio. Anche perché nel 2012 (dipendenti dell’ente, amministratori e cittadini lo sanno bene) abbiamo già fatto tutti i tagli possibili e immaginabili. Compresa la vendita dell’immobile di Arenzano. Tra parentesi: a fine 2012 sempre il governo Monti ha pensato bene di vietare che le risorse ricavate da dismissioni siano utilizzabili per la spesa corrente. Quindi se anche riuscissimo a vendere, ad esempio, l’edificio dell’ex caserma di via Cavour, non risolveremmo gran che.
C’è chi dice: in Provincia ormai abbiamo presidente e giunta a mezzo servizio…
E’ falso. Gli assessori, che sono solo 6, ossia un numero insufficiente, si stanno impegnando in maniera totale, e il presidente è sempre a disposizione. Certo, dato il contesto l’entusiasmo non è quello dei giorni migliori, non lo nego. E ribadisco che, se qualcosa non cambierà nei mesi a venire, lasceremo ad altri l’onere di liquidare l’ente. Non ci metteremo certo la nostra faccia, su questa indecenza.
Parliamo di servizi essenziali: trasporti e scuole. Qual è la situazione?
Il sistema dei trasporti sta per saltare, e non potremo continuare a lungo a compensare le inadempienze altrui. I finanziamenti della Regione non arrivano dal 2011, e nel secondo semestre di quest’anno, se la situazione rimane questa, salterà il 50% delle linee. E’ bene che i cittadini lo sappiano, e i lavoratori del settore anche.
Sul fronte scuole, lo scorso inverno siamo riusciti comunque a garantire i servizi essenziali, a partire dal riscaldamento. Ma la situazione è difficile anche lì: sicuramente la condizione dei nostri edifici è mediamente buona, ma se non c’è un euro per fare la necessaria manutenzione, e nuovi investimenti, è chiaro che il livello qualitativo fa presto a scendere.
Su Energia e Territorio ci sono state polemiche anche recenti: che fine farà?
La legge è chiara al riguardo: entro fine anno o la si vende, o la si mette in liquidazione. Abbiamo già ceduto ad un socio privato del progetto un “pezzo” di banda larga, e ci sono certamente all’interno alcuni asset che hanno mercato (l’area informatica ad esempio, con i 4 dipendenti che ci lavorano), e altri no. Poi ci sono le contestazioni relative alle fideiussioni,
che ho firmato personalmente, su consiglio dei tecnici e in assoluta buona fede. Forniremo comunque tutti i chiarimenti che ci saranno richiesti. Beviamo l’amaro calice fino in fondo.
Parliamo di politica, e del politico Paolo Filippi? C’è chi le mette la maglietta dei Moderati, chi della Lega: che farà da grande?
(sospira, e sorride, ndr) Le cose, che ci si creda o no, stanno come tutti sanno: a ottobre scorso ho rinunciato alle mie eventuali ambizioni personali, e sono rimasto in trincea. Ho intrapreso una via Crucis, e non resta che viverla con coerenza. Successivamente sono uscito dal Pd, e non sono pentito: il Partito Democratico (nato dall’unione di due partiti che fecero della centralità delle autonomie locali un loro punto di forza) ha contribuito, sostenendo Monti, a portare province e comuni sull’orlo del baratro. Non potevo far finta di niente. Oggi, con quel che sta succedendo in Italia, davvero non sento la necessità di aderire ad un partito. Il che non significa che, alla fine della mia esperienza di amministratore, ormai agli sgoccioli, smetterò di essere un cittadino impegnato. In che forma, però, davvero non lo so ancora.
Ettore Grassano