Cronaca Vera [ALlibri]

La sinistra alessandrina strumentalizza Umberto Eco...e intanto dimentica Delmo Maestri CorriereAl 1a cura di Angelo Marenzana

 

Si riapre il sipario e sul palco di ALlibri si applaude al ritorno di Cronaca Vera con le sue pubbliche confessioni. Il successo della precedente pubblicazione sulla nostra pagina domenicale è stata tale da sentirci quasi obbligati a concedere il il bis. Come nelle migliori esibizioni. Proprio perché di interpretazione si tratta. Un settimanale che, senza volgarità e senza retorica, riesce a dare voce a una parte cospicua di lettori che cercano e trovano lo spazio per liberare fuori di sé esperienze e sentimenti

 

 

 

L’amante di mio marito

 

 

Siamo stati marito e moglie, io e Giovanni. Due sposi poco felici, perché incompatibili come coniugi. Tant’è vero che il nostro matrimonio è durato davvero poco. Ma la vita è proprio strana e imprevedibile, soprattutto quella sentimentale, e quando meno te l’aspetti ti può riservare le più incredibili sorprese.

Di tutte, la più inimmaginabile è questa: dopo quasi tre anni di  separazione  sono diventata l’amante di mio marito. Una volta io e Giovanni facevamo l’amore nel letto di casa nostra: ora ci  incontriamo  di  nascosto nella  camera  di  qualche alberghetto sul lago, oppure in un motel di periferia. In casi estremi, se proprio ci manca il tempo, ci nascondiamo a fare l’amore in macchina come due ragazzi senza altre risorse.

Come dicevo, siamo separati ormai da quasi tre anni, ma solo da due legalmente, e le pratiche di divorzio sono in corso.

Il  nostro matrimonio, oltre che breve, è stato decisamente burrascoso:  nemmeno un paio d’anni è durato, e grazie al cielo non sono venuti figli.

Meno male, perché ad appena qualche settimana dalle nozze io e Giovanni abbiamo cominciato a litigare e non abbiamo smesso più.

Non c’era serata della nostra vita coniugale che non si concludesse fra scenate e litigi, anche se spesso il litigio prendeva una piega passionale e si finiva a fare l’amore, magari furiosamente.

Lui e io non  eravamo proprio fatti l’uno per l’altra. Ci eravamo sposati  troppo giovani, sicuramente senza conoscerci abbastanza.

Soltanto dopo il matrimonio avevamo scoperto di non essere assolutamente compatibili. Se lui voleva uscire, io ero stanca e volevo stare in casa. Se a me andava di vedere un certo film in TV, lui  pretendeva di cambiare canale per godersi la partita di calcio. Mai d’accordo sulle vacanze, sulle spese  da fare, sulle persone da frequentare. Le nostre uniche amicizie compatibili erano quelle comuni: ma i suoi nuovi amici (per non dire le amiche!) io li trovavo insopportabili, e così lui non sopportava le mie più recenti frequentazioni. Su due cose soltanto eravamo in perfetta sintonia. La prima, però,  aggravava la situazione, dal momento che si trattava di una furibonda reciproca gelosia. L’altra invece era l’unico lato piacevole del nostro matrimonio: una perfetta intesa sessuale, grazie alla quale riuscivamo a dimenticare almeno di notte i litigi, le incomprensioni, le accuse  di  tradimento che ci lanciavamo in continuazione.

Ma  anche se il sesso è l’ingrediente indispensabile di un buon rapporto,  da solo non può certo bastare a tenere insieme una coppia. Il nostro era un fare sesso in maniera tutta fisica, direi animalesca, alimentata proprio dalla gelosia e dalle baruffe quotidiane.

Una sera, dopo una  lite che invece di finire nel letto è finita  a botte, ho deciso che non si poteva più andare avanti: ho preso in fretta e furia le  mie cose e l’ho piantato. Non ho pensato minimamente ai problemi immediati che ne sarebbero venuti, come la casa, le questioni legali, la suddivisione delle cose comuni. Non me ne importava più un accidente.

Appena ho realizzato che ne ero veramente fuori, ho invece tirato un sospirone  di  sollievo. “È davvero finita!”, mi sono detta.

I vantaggi li ho assaporati subito: il piacere della libertà e della tranquillità,  di poter fare le proprie scelte senza dover renderne conto a uno che non le condivide mai. La serenità che viene dall’assenza di quel mostro opprimente che è la gelosia, tua e del tuo partner.

Anche Giovanni è riuscito a fare altrettanto, e in poco tempo ci siamo ricostruiti le nostre vite.

Lui  si  è messo quasi subito con  un’altra ragazza, dalla quale ora aspetta un figlio. Io ho avuto una relazione con un uomo più anziano, ma è durata poco. Adesso sto con un mio collega: non è che mi abbia fatto perdere la  testa, ma sicuramente è un bravo ragazzo, e penso che ci sposeremo. Io e Giovanni  siamo stati senza vederci né sentirci per moltissimo tempo, pur avendo molti amici in comune. Ma anche se si vive in una grande città come Milano, ci sono tanti posti in cui prima o poi si finisce per incontrarsi. Un pomeriggio, verso Natale, me lo sono ritrovato davanti sotto i portici della Rinascente. Lui era di spalle, non poteva vedermi: sulle prime avrei voluto  far  finta di niente, ma poi l’emozione e la voglia di parlargli sono state più forti.

“Giovanni, come stai? Si è voltato e mi ha risposto con un largo sorriso: Io benissimo. Anche tu, mi sembra: ti ha fatto bene stare lontana da me”. Avrei potuto dire altrettanto di  lui: aveva l’aria serena di chi è felice e soddisfatto.  Ed era pure molto più attraente di quando ci eravamo lasciati.

Mi ha invitata a fare due passi assieme, e per tre ore  siamo stati  a  chiacchierare,  a rivangare i tempi  belli  e  brutti. “Abbiamo  fatto  proprio bene a lasciarci, era  un  inferno”,  ha ammesso  lui. Poi mi ha preso per mano e mi ha  guardato  dritto negli  occhi:  “C’è  una  cosa, però, di  cui  ho  una  grande nostalgia. Ti ricordi, Mirella, come facevamo l’amore io e te?  Non l’ho più fatto così”.

A quel punto l’emozione si è impadronita di me, e allo stesso tempo mi sono sentita prendere da una vampata di desiderio. Gli ho gettato le braccia al collo, e in mezzo alla strada ci siamo dati un lunghissimo bacio.

“Anch’io  –  gli  ho  confessato  –  soffro  di  questa   tremenda nostalgia”. “Facciamolo ancora, ancora una volta”, l’ho quasi supplicato. Mano nella mano siamo corsi verso la sua  macchina. Non sapevamo dove andare, ma avevamo tanta voglia di  stringerci e unirci che è andata bene la prima strada buia di  periferia.

Così, come due fidanzati  senza casa o come  due amanti clandestini, l’abbiamo fatto sui sedili: era già successo tanti anni prima, ma non era mai stato così bello.

In  questo modo è cominciata la mia relazione con il mio  ex marito. Ci incontriamo ogni volta che si può: non lasciamo mai passare più di cinque giorni, perché il desiderio è troppo forte. Ci  va  benissimo  così: sappiamo  che  se  ci  rimettessimo  insieme  sarebbe  un  altro disastro, e che non potrebbe durare. E poi adesso lui aspetta un bambino dalla donna con cui vive: non vorrei mai che commettesse la pazzia di lasciarla sola.

Io e Giovanni non chiediamo altro che  di  poter  soddisfare questo  fortissimo  desiderio  che ci  unisce.  Ci domandiamo quanto potrà durare. Mah… come marito e moglie siamo stati un fallimento, ma ho l’impressione che come amanti potremmo durare una vita.

 

Mirella C., Milano