Sanità e fusioni aziendali fra pensieri (quando ci sono) e parole a ruota libera… E il buon senso? Altra storia… [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

Per discutere e decidere di sanità, bisogna ascoltare chi ha le competenze”. Detta così, suona come un principio sacrosanto. Ma ad Alessandria la conoscenza delle procedure, i percorsi amministrativi e legislativi, le competenze e il buon senso sembrano merce rara. La breve storia dell’ultima seduta della Commissione Politiche sociali e sanitarie (il presidente è Piero Castellano) del Comune di Alessandria è un esempio da manuale. Infatti è stata convocata per ascoltare tre ospiti, invitati a dire la loro sul progetto di accorpamento dell’Asl e dell’azienda ospedaliera – attualmente all’esame della Commissione regionale Sanità, prima di passare alla discussione in Consiglio regionale – sulla quale si è già espresso in modo contrario il Consiglio comunale, approvando oltre due settimane fa un ordine del giorno proposto dal consigliere Pierpaolo Guazzotti (oggi svolge la libera professione occupandosi prevalentemente di chirurgia orale e implantologia in uno studio privato) e votato dalla maggioranza di centrodestra, insieme a Oria Trifoglio (Quarto polo) e Vincenzo Demarte (gruppo misto).

Giovedì ad Alessandria il Convegno nazionale di diritto sanitario CorriereAl

Due degli invitati, Vincenzo Costantino (vicepresidente dell’Ordine provinciale della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche) e Mara Scagni (presidente regionale di Cittadinanzattiva e coordinatore provinciale del ‘movimento di partecipazione civica per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori’) hanno ringraziato educatamente per l’invito, ma hanno subito precisato: “Sarebbe stato opportuno convocarci prima della approvazione dell’ordine del giorno”. Costantino ha quindi letto un breve intervento concordato con l’organizzazione professionale in cui si parla di “accoglienza positiva per l’ipotesi di accorpamento in quanto una sola cabina di regia consente di gestire al meglio servizi e personale”. Posizione moderata quella di Mara Scagni che invita “a valutare i pro e i contro: sostenere a prescindere che questa soluzione non vada bene è un pregiudizio, ma non si discute così sul merito”. Per Cittadinanzattiva la strada da verificare “è quella dell’accorpamento”. Contributi alla discussione, certo, purtroppo fini a se stessi visto che un documento di contrarietà è stato già approvato dall’assemblea consiliare di Palazzo Rosso.

Ma è stato il terzo ospite a infiammare la discussione. Giancarlo Forno ha iniziato a parlare dicendo di essere “un libero cittadino di Alessandria e provincia”. In base a quale criterio sia stato invitato a intervenire in Commissione un ‘libero cittadino’ non è stato chiarito. Però il bello doveva ancora venire. In un intervento che si è trasformato in una via di mezzo fra in comizio e una arringa, Forno non solo si è scagliato contro l’accorpamento ribadendo che “per discutere e decidere di sanità, bisogna ascoltare chi ha le competenze”, ha poi spiegato che “l’unico accorpamento serio è portare tutti i presìdi ospedalieri all’interno dell’azienda ospedaliera e lasciare i servizi territoriali all’Asl”, perché “gli obiettivi delle due aziende sono diversi”. A suo giudizio “se i direttori non si parlano e non rispondono alle logiche regionali, allora si cambiano, non ci fondo certo le aziende. Una scelta del genere significa fare chiudere l’azienda ospedaliera di Alessandria”. Non manca un suggerimento agli amministratori locali: “Avete da qualche parte nei cassetti il ‘Piano strategico Alessandria 2018’, andatelo a prendere! Dentro ci sono tutte le linee di azione per l’Aso e l’Asl”. Attaccando poi a mani basse la proposta di accorpamento, non ha mancato di ricordare che “nel 1994 quando la Regione Piemonte stava varando gli ospedali di rilevanza nazionale, Alessandria non c’era perché le istituzioni locali non avevano fatto richiesta”. Era necessaria una delibera dell’allora Ussl 70. E allora nell’arco di qualche giorno “abbiamo formulato noi la richiesta alla Regione e così Alessandria era stata inserita all’ultimo minuto, diventando azienda ospedaliera di rilevanza nazionale. Questo è ciò cui vogliamo rinunciare”? Parole di Giancarlo Forno, classe 1950, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che fino al 2005 ha svolto l’incarico di direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Alessandria, esponente di Forza Italia – Pdl e già assessore comunale con la giunta di Piercarlo Fabbio.

A Paolo Berta ed Enrico Mazzoni (Pd) due repliche. La prima ha ruotato quasi esclusivamente sulla necessità di una migliore organizzazione delle reti assistenziali e riabilitative, con un richiamo a una gestione più razionale in grado di recuperare capacità di attrazione verso i poli specialistici di Alessandria, a cominciare dal centro di riabilitazione ‘Borsalino’. La seconda molto sintetica: Mazzoni ha invitato il presidente della Commissione, Castellano, a “prendere un appuntamento in Regione e portare tutte le carte, i documenti, le argomentazioni alessandrine” in merito al progetto di accorpamento.

Ad Alessandria forse non si sono accorti che sono state avviate le consultazioni sulla proposta di legge per permettere a tutti i soggetti interessati (ordini professionali, sindacati, amministrazioni comunali e altri) di inviare osservazioni sul provvedimento. È possibile reperire il testo del documento e inviare memorie via web, attraverso la pagina http://www.cr.piemonte.it/web/crpnet/app/index.php/. C’è tempo fino al 9 aprile per dire la propria, lanciare strali contro la fusione, manifestare piena condivisione, avanzare suggerimenti e valutazioni, difendere i privilegi attuali, dire di no a prescindere. Quello che conta è che c’è modo e spazio per intervenire.

E a proposito di gestione della sanità, un recente studio di Demoskopika, elaborato sulla base dell’indice Ips che valuta le performance sanitarie delle regioni italiane, rileva che rispetto all’indicatore relativo ai costi della politica il Piemonte si piazza all’undicesimo posto con una spesa complessiva per direttori e vertici di Asl e Aso che sfiora i 30 milioni di euro con un indice pro capite di 6,73 euro. Nelle Marche è di 1,40, in Campania di 1,96, in Toscana 2,6, in Lazio di 3,73, in Emilia Romagna di 5,2 e in  Lombardia di 9,46 euro. Ma questa regione ha un saldo di mobilità attiva pari a 808.679.374.