L’importante per Alessandria non è arrivare tardi, ma fuori tempo. Accade ormai da così tanto che comincia a essere difficile risalire al momento in cui tutto questo è iniziato. E avviene in modo trasversale nel settore pubblico come in quello privato (le eccezioni ci sono, eccome, ma quello che preoccupa è il trend generale) e questo è il segnale di un malessere profondissimo. Nell’arco di circa diciotto anni il territorio alessandrino è passato dalle grandi progettualità di sviluppo (alcune decisamente anticipatrici), a partire da quelle della logistica e del turismo, a rincorrere stentatamente la quotidianità, senza una idea forte.
Mentre alcune aree della provincia per fortuna continuano a fare la differenza, è il capoluogo a preoccupare. Perché dopo che a Palazzo Rosso si sono alternati il centrodestra e il centrosinistra, da Mara Scagni a Piercarlo Fabbio, da Rita Rossa a, oggi, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, le parole che si rincorrono sono sempre le stesse, identiche, ripetitive. E tutte che fluttuano nel vuoto.
Quello che la società e l’economia chiedono, piaccia o meno, è la velocità nelle decisioni e nelle azioni. Diverse amministrazioni comunali italiane dimostrano che anche l’apparato pubblico, se vuole, può assicurare quella rapidità decisionale che il mondo delle imprese chiede e ha bisogno come una linfa vitale. Purtroppo ad Alessandria devono trascorrere mesi e anni prima di arrivare a una qualsivoglia conclusione. Che quando finalmente si materializza è ampiamente in ritardo.
Uno dei terreni più delicati è quello dei trasporti, delle merci come delle persone. In una dimensione urbana che ha bisogno di interventi strutturali, sia per migliorare la circolazione, sia per incidere, almeno in parte, sulle ricadute ambientali, Alessandria è rimasta immobile. L’ultimo aggiornamento del Piano generale del traffico del Comune risale al 2009. Il tentativo di dotare Alessandria di un Piano urbano della mobilità sostenibile è stato avviato alcuni anni fa con tanto di incarico alla società Trt di Milano per un progetto che solo nel marzo dell’anno scorso viene consegnato all’amministrazione guidata da Rita Rossa. Il testo definitivo del Piano generale del traffico urbano (Pgtu) e Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) viene quindi prima illustrato “ai soggetti con significativa rilevanza per le politiche della mobilità (istituti scolastici, insediamenti produttivi, enti pubblici, rappresentanze delle attività economiche, gestore del trasporto urbano)”, poi adottato dalla giunta comunale il 9 giugno 2017 e pubblicato integralmente sul sito comunale, invitando “tutti coloro che fossero interessati a presentare osservazioni nel pubblico interesse”.
Dopo un paio di giorni però si vota e il 25 giugno il ballottaggio assegna la vittoria al centrodestra. Passano mesi fino a quando la nuova amministrazione decide prendere in mano tutto quanto e di coinvolgere Amag Mobilità che si occupa del trasporto pubblico locale e della sosta. La società è a maggioranza privata (Line di Pavia) e le osservazioni non mancano perché logica di gestione è di matrice privatistica. Così Palazzo Rosso deve attendere che l’azienda esprima una “compiuta valutazione circa la variazione di efficacia tra l’attuale servizio di trasporto e la nuova proposta di riorganizzazione della rete” e proceda a un “approfondimento di indagini e analisi” da concludere entro il 15 giugno 2018 (e intanto un altro anno è passato).
Comunque non c’è nulla da temere. Il Comune di Alessandria “intende assicurare la partecipazione attiva al percorso di armonizzazione tra Pums e Paes (Piano d’azione per l’energia sostenibile)” e quindi costituisce un gruppo di lavoro con Gianpiero Cerruti (direttore settore lavori pubblici, infrastrutture, mobilità e disability manager; ha il compito di coordinatore), Fabio Barisione (responsabile Servizio mobilità e trasporti), Claudio Bocca (responsabile Servizio Programmazione e pianificazione attuativa), Angela Ricci (responsabile Servizio tutela dell’Ambiente). Saranno loro a occuparsi, seguendo passo passo ogni evoluzione, del progetto rispetto al quale saranno determinanti le indagini e le analisi elaborate da Amag Mobilità che si occuperanno di una ‘Indagine di frequentazione dei servizi urbani’, della ‘Elaborazione dei dati acquisiti e diagnosi dello stato di fatto’, della ‘Predisposizione di proposte di riorganizzazione dell’attuale servizio’ e della ‘Valutazione della sostenibilità economica’.
Allora è tutto? No. Il gruppo di lavoro comunale ‘intersettoriale’ dovrà anche verificare “la coerenza delle previsioni tra Pums e Paes da armonizzare sulla base del percorso proposto dall’Area Science Park di Trieste e finanziata dal progetto Simpla (Sustainable Integrated Multi-sector Planning), finanziato dal programma Horizon 2020”. E il Comune di Alessandria per fare tutte queste verifiche si avvale “del percorso gratuito offerto da una struttura rinomata come l’Area Science Park di Trieste, in grado di garantire un supporto di alta qualità in merito” come si legge sulla delibera approvata di recente.
In sintesi, dopo anni e anni, altre carte si aggiungeranno a carte. In attesa di un documento finale che, a sua volta, dovrà essere concretizzato. Intanto però Alessandria pensa a Milano con uno sforzo progettuale decisamente originale che ruota intorno “a una consultazione popolare che, a partire dalla petizione promossa da un soggetto esterno all’ente (Associazione Bouquet – Edicola Signorelli), l’amministrazione comunale di Alessandria ha ritenuto strategico proporre a tutta la comunità cittadina, con una prospettiva di allargamento della stessa consultazione all’intero territorio provinciale, alla luce del fattivo coinvolgimento dell’amministrazione provinciale” (si legge così sul sito istituzionale). L’obiettivo è “promuovere, nel breve termine, ogni forma di interlocuzione utile con Regione Piemonte, Regione Lombardia e Rete Ferroviaria per il tempestivo potenziamento dei collegamenti ferroviari diretti tra Alessandria e Milano”. Una tratta su rotaia da percorrere in un’ora.
A parte il fatto che Rete ferroviaria italiana è il gestore delle infrastrutture (i binari) e non del trasporto, forse sarebbe il caso di percorrere parallelamente la strada che, per esempio, ha imboccato il Comune di Casale e che ha portato, a gennaio, alla firma da parte di Regione Piemonte, Agenzia della mobilità piemontese, Comuni di Casale Monferrato, Mortara e Vercelli, Province di Alessandria, Vercelli e Pavia del protocollo d’intesa per la riattivazione delle linee ferroviarie Casale-Mortara e Casale-Vercelli. La finalità dell’accordo “è la connessione con gli assi di comunicazione nazionali attraverso le direttrici Milano – Torino e Milano – Mortara – Alessandria”. Anche nella città di Sant’Evasio c’è stata una mobilitazione pubblica che attraverso manifestazioni e raccolta firme ha alimentato il percorso per la riattivazione del servizio ferroviario, però le amministrazioni si sono mosse nei confronti di chi ha la competenza di gestione, che altro non sono che le Regioni che a loro volta sottoscrivono i contratti di servizio con Trenitalia.
Verrebbe da aggiungere che una normale gestione dei trasporti significa essere credibili e competitivi per le imprese, migliorare i collegamenti fra città che hanno molto in comune (compresa l’Università del Piemonte Orientale) e creare una rete affidabile e indispensabile se si vogliono portare dei turisti sul territorio. Purtroppo il tema torna ciclicamente con tanta superficialità, molto spesso in buona fede va detto, ma altrettanta impreparazione.