La sorpresa nell’uovo di Pasqua 2018 potrebbe essere il via ai lavori di trasferimento e ripristino degli arredi storici della sala esposizioni dei cappelli Borsalino, che dovrebbero così diventare il cuore del nuovo Museo del Cappello. Il condizionale è più che d’obbligo visto che risale all’agosto del 2015 l’approvazione della convenzione fra Comune di Alessandria e Università del Piemonte Orientale per la concessione di spazi per la realizzazione di nuove aule universitarie e con la società Borsalino Giuseppe e Fratello Spa per l’area nuova e la gestione del ‘Museo del Cappello Borsalino’, al piano terra di Palazzo Borsalino.
Quasi tre anni dalle prime mosse, una elezione comunale in mezzo con cambio di sindaci (ma velocità invariata delle azioni amministrative), svariati proclami (prima e dopo) che davano per prossima l’apertura del museo, mentre oggi Alessandria è ancora in attesa di vedere realizzato almeno il primo passo: il trasferimento dei mobili della sala esposizione e il contestuale via libera ai lavori per le nuove aule che l’Ateneo (fondi pronti da tempo) aspetta di realizzare da parecchio. Le convenzioni sono state infatti perfezionate nel gennaio del 2016, con atto notarile, per quella con l’Università del Piemonte Orientale e il 21 aprile 2016 con la società Haeres Equita di Philippe Camperio, che nel frattempo aveva ottenuto l’affitto del ramo di azienda della Borsalino.
I ritmi decisionali della pubblica amministrazione sono decisamente lontani da quelli dell’economia e del mondo reale, ma tant’è. Basta scorrere la tempistica relativa all’assegnazione degli incarichi. Prendiamo quello per il trasferimento dei mobili della sala. Gli arredi storici, realizzati negli anni venti del secolo scorso dall’architetto Ignazio Gardella appositamente per la Sala Campioni della Borsalino, sono tutelati dalla Soprintendenza, in quanto “beni di interesse storico-artistico”, che nei primi mesi di agosto del 2015 ha richiesto che l’intervento fosse “effettuato da un restauratore di beni culturali”. La ricerca di ditte di restauro accreditate alla Soprintendenza si conclude con la presentazione, e siamo a cavallo tra febbraio e marzo del 2017, di tre preventivi. Il più “congruo e conveniente”, come si legge sulle determine comunali, è quello dell’impresa individuale ‘F.lli Signini di Signini Davide’ di Borgomanero. L’incarico viene affidato il 12 ottobre 2017. Da allora a oggi però niente è accaduto. Arriviamo quindi al primo marzo del 2018 quando, con un’altra determina, si conferma l’incarico. L’atto si era reso necessario perché nel frattempo era cambiato l’assetto societario, trasformato da società in nome collettivo a impresa individuale. “Noi siamo pronti, stiamo aspettando che l’amministrazione prepari tutto” dice Davide Signini, che dichiara di essere disponibile per iniziare dopo Pasqua. Il lavoro è impegnativo, fra smontare i mobili al primo primo piano, trasferire e rimontare, procedendo parallelamente a una revisione di alcune parti mobili, e si stima un intervento lungo circa un mese e mezzo.
‘Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco’, quindi. Finora gli annunci sono stati infatti sistematicamente smentiti dalla burocrazia. Ma non bisogna dimenticare l’altra variabile: la società Borsalino. Questi giorni sono i giorni dell’udienza in Appello a Torino per il ricorso presentato dalla società Borsalino contro la sentenza di fallimento del dicembre scorso, dell’annunciato ricorso di Haeres Equita contro la revoca del contratto di affitto (che scade il primo giugno) decisa dai curatori fallimentari e della sempre più tesa contrapposizione fra Camperio e gli stessi curatori, Stefano Ambrosini e Paola Barisone. Questi ultimi hanno parlato di maggio come del mese in cui potrebbe iniziare la procedura di gara per cedere la Borsalino (Ambrosini ha manifestato, anche di fronte ai lavoratori, la volontà di concluderla entro la fine del 2018). Ma per ora il marchio, anche se sottoposto a sequestro cautelativo con tanto di sette indagati per bancarotta (Camperio, gli amministratori della società e tre funzionari del Mediocredito da cui è stato acquistatoper 17,5 milioni), è ancora nelle mani di Camperio. E una azienda senza il marchio Borsalino vale quasi nulla.
Sullo sfondo resta la vicenda del museo, di cui al momento, fra società e Camperio, nessuno pare occuparsi.