Elezioni, il giorno dopo. Una notte insonne per tutti gli addetti ai lavori della politica, quella tra domenica e lunedì. E ieri una giornata tra affermazioni di entusiasmo per i vincitori, e frasi di rito sulla necessità di un ripensamento critico per gli sconfitti.
E’ evidente che in provincia il centro destra (a traino Lega: primo partito non solo nell’alessandrino, ma in tutta la regione, con pesante ‘opa’ sulle regionali 2018), è il vero vincitore delle urne, mentre è altrettanto palese che il centro sinistra subisce una pesantissima sconfitta, mentre i 5 Stelle ottengono un risultato percentualmente importante, intorno al 25%, ma certamente non ‘sfondano’, come invece è successo nel sud del Paese.
Ma ecco tutti (o quasi, salvo riconteggi dei resti dell’ultima ora) gli eletti di casa nostra.
Nessun dubbio, fin da ieri, sul versante dei collegi uninominali, dove i due vincitori sono entrambi di centro destra: si tratta di Riccardo Molinari (segretario nazionale della Lega in Piemonte, e assessore con deleghe ‘pesanti’ in comune ad Alessandria) e di Massimo Berutti, già sindaco di Tortona, e attualmente consigliere regionale di Forza Italia.
Molinari sarà deputato (e, in caso di governo di centro destra, non si esclude per lui, da anni stretto collaboratore di Matteo Salvini, qualche incarico di responsabilità), Berutti senatore.
“La Lega – afferma Molinari – è il primo partito ad Alessandria, in tutto il Piemonte 2 e comunque saldamente in testa nella coalizione di centrodestra nel Piemonte 1. Abbiamo ottenuto un risultato storico e siamo la prima forza politica in Piemonte. Noi ci abbiamo sempre creduto… Grazie a chi ci ha creduto con me, anche nei momenti più bui e duri, ma soprattutto grazie ai miei concittadini e conterranei, che mi hanno scelto come rappresentante di questo Territorio in Parlamento, con un consenso che in un collegio “rosso” come il mio, nessuno avrebbe mai potuto pronosticare. Un cittadino su due mi ha dato fiducia, non la tradirò e farò tutto quanto è nelle mie forze per meritarmela ogni giorno”. “Il mio impegno a Roma non potrà che essere a tempo pieno”, aggiunge Molinari, che nelle prossime settimane si confronterà con il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, per trovare la soluzione più efficace per la squadra di Palazzo Rosso.
Altrettanto soddisfatto Massimo Berutti, che nel collegio senatoriale di Alessandria Asti ha ‘sbaragliato’ la concorrenza, tra gli altri, del senatore uscente del PD Daniele Borioli.
“Porterò a Roma – sottolinea Berutti – la mia passione per il nostro territorio, e cercherò nei prossimi cinque anni di far sentire la voce del collegio Alessandria Asti, e le esigenze della nostra comunità”. Nessun dubbio, da parte di Berutti, sul fatto che il Governo sarà di centro destra: “siamo l’unica soluzione possibile, dobbiamo pensare al futuro del paese, in termini di stabilità e prospettive di ripartenza e crescita”.
Le dimissioni del senatore Berutti dal consiglio regionale del Piemonte apriranno le porte di Palazzo Lascaris al primo dei non eletti, ossia Luca Rossi, attualmente consigliere comunanale a Valenza e a Palazzo Ghilini. Poi, tra un anno, già si preannuncia affollato e molto competitivo il ‘parterre’ degli aspiranti consiglieri regionali di Forza Italia: ma ci sarà modo di riparlarne.
Per completare il quadro del centro destra, a ‘staccare’ il biglietto per Roma saranno sicuramente, sul fronte Lega alla Camera, anche l’ex sindaco di Fubine, Lino Pettazzi, e il medico tortonese Rossana Boldi, in passato già per due legislature in Senato. Ormai certa anche l’elezione di Osvaldo Napoli (Forza Italia), politico torinese di lungo corso, candidato nell’alessandrino ma che nulla ha a che fare con il nostro territorio. NIente da fare invece per Ugo Cavallera, segretario provinciale di Forza Ialia, già per 25 anni consigliere e assessore regionale di centro destra.
Semaforo rosso anche per Gianni Barosini, segretario regionale Udc, oltre che assessore ai Lavori Pubblici al comune di Alessandria: la ‘quarta gamba’ della coalizione del centro destra è rimasta al di sotto della fatidica soglia del 3%.
E il Movimento 5 Stelle? Il meccanismo del riparto proporzionale porterà in Senato l’alessandrina Susy Matrisciano. “Un sentito grazie a tutti i nostri 261.363 elettori – afferma Matrisciano – che ci hanno dato la loro fiducia premiandoci con questo ottimo risultato. Sono onorata di rappresentare il nostro territorio sui banchi del Senato ed altrettanto motivata a portarvi le istanze del MoVimento 5 Stelle.
Da oggi inizierò questo duro lavoro su una base solida e su gruppi territoriali radicati che ci hanno permesso di essere la prima forza politica in tre dei sette centri zona della provincia. Infine un grazie sentito a tutti gli attivisti e portavoce piemontesi che mi hanno supportata con grande impegno in questa impegnativa campagna elettorale”.
A commentare ‘a caldo’ per il Movimento è anche il valenzano Gian Luca Loreggia: “Non possiamo che essere entusiasti del risultato eccezionale del M5S a livello nazionale, dopo soli cinque anni di presenza e opposizione in Parlamento gli elettori ci chiedono di andare al Governo per cambiare il Paese e finalmente portare aria fresca nei Palazzi romani. A livello locale, l’essere la prima forza politica valenzana sia alla Camera (2668 voti 24,78%) che al Senato (2484 voti 24,67%), grazie anche ai due candidati Paolo Mosca ed Ezio Conti, ci riempe di orgoglio. Crediamo che anche il buon lavoro svolto, la presenza tra i cittadini, e le proposte portate a Palazzo Pellizzari abbiano contribuito a questo risultato storico e cercheremo di continuare di essere all’altezza della fiducia espressa”.
Nel centro sinistra la delusione è ‘cocente’, anche se la sconfitta tutt’altro che inattesa. Mentre molti esponenti del Partito Democratico scelgono per ora il silenzio, il senatore uscente Daniele Borioli non si sottrae, su facebook, a rapide ma chiare considerazioni: “Ancora a caldo, dopo questa brutta sconfitta, ringrazio gli elettori che mi hanno votato. Non ho intenzione di disarmare. Ricostruire un centrosinistra plurale, riformista e vincente sarà l’impegno cui mi dedicherò, dopo qualche giorno di riposo”.
Più analitico il segretario provinciale del PD Fabio Scarsi, che parla senza mezzi termini di sconfitta radicale: “Ieri il PD ha subito una sconfitta di proporzioni enormi. Ma la profondità di questa sconfitta non sta semplicemente nei numeri, di per sè impietosi. Più rilevante è che l’incapacità di dare una risposta alle cause della sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016 abbia aperto un enorme spazio politico nel nostro campo di azione naturale, ora efficacemente e stabilmente occupato da altri. Perso quello spazio, recuperare e trovare ambiti di crescita sarà un’impresa titanica, che richiederà una capacità di elaborazione e proposta politica e una credibilità enormi, che in questo momento paiono mancarci in radice. In marcia, subito; ci attende una lunga e assai impegnativa traversata del deserto”.
Ce l’ha fatta, sul filo di lana e dopo lunghe ore con il fiato sospeso, Federico Fornaro, esponente ‘di punta’ di Liberi e Uguali con Pietro Grasso: il suo partito ha superato, sia pur di poco, la soglia del 3%, e certamente il risultato è ampiamente inferiore alle attese. Ma Fornaro, dopo un’importante esperienza quinquennale in Senato, riesce ad ottenere i voti necessari, e si appresta ad una seconda legislatura romana, questa volta sugli scranni della Camera dei deputati.«E’ una grande soddisfazione che voglio condividere con le decine di volontari e di militanti che in questa difficile campagna elettorale mi hanno sostenuto con passione e entusiasmo – afferma Fornaro -. Ci attendono mesi non facili, ma continuerà con ancora più determinazione il mio impegno al servizio del nostro territorio e nella costruzione di una sinistra protagonista del cambiamento nel segno dell’uguaglianza».