Ma si concluderà prima la vicenda fallimentare dell’azienda Borsalino (e del relativo marchio), oppure quella del nuovo Museo Borsalino?
In una nazione che non ha molta dimestichezza con i tempi rapidi della giustizia, appare molto probabile, a oggi, che invece sia questa destinata a vincere con molte lunghezze di distacco nei confronti di un progetto culturale che non è ancora arrivato a un solo significativo giro di boa. I lavori al piano terra di Palazzo Borsalino (eseguiti dall’impresa Consorzio edili affini monferrino per 323.000 euro) sarebbero conclusi. Usiamo il condizionale perché l’area è inaccessibile e anche le richieste di sopralluoghi da parte della Commissione consiliare Cultura sono sempre state respinte: “Il dirigente comunale responsabile del procedimento ci vieta l’ingresso” ha detto più volte Carmine Passalacqua, presidente della Commissione di Palazzo Rosso. Il 15 settembre è la data che gli uffici comunali indicano come termine dei lavori. Da quel momento dovevano passare i fatidici ’90 giorni’, come dice la burocrazia, per il collaudo (normativo e fisico) e le certificazioni. L’area poi è stat “consegnata al Servizio patrimonio e, a sua volta, trasferita al Servizio cultura che deve seguire la fase di trasloco dei cappelli e dei mobili della Sala Campioni all’interno del nuovo spazio museale. Così è andata, più o meno.
Allora ci sono certezze? No. “Il museo verrà inaugurata a fine 2017” veniva ripetuto come un mantra dall’amministrazione comunale di centrosinistra guidata da Rita Rossa, prima delle elezioni. E a pochi giorni dal voto, ecco che Vittoria Oneto, assessore alla Cultura, nel salone della Fondazione Cra afferma, durante la presentazione (per forza virtuale) della futura area espositiva che “fra poco verranno trasferiti i mobili della Sala Campioni”. Mobili che ancora venerdì (abbiamo superato la metà di febbraio) erano sigillati all’interno della degli spazi al primo piano di Palazzo Borsalino. Spazi che il Dipartimento di Giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali sta aspettando da un tempo infinito per potere finalmente realizzare le aule, compresa quella ‘magna’ di cui ha disperato bisogno per fare fronte all’aumento delle attività didattiche.
Mentre l’Università del Piemonte Orientale ha dato il via libera ai seicentomila euro necessari per la ristrutturazione che compete all’ateneo, a Palazzo Rosso, oggi guidato dalla maggioranza di centrodestra con il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco, non si capisce cosa stia effettivamente accadendo. Da un lato viene, di fatto, impedito ai consiglieri di vedere con i propri occhi lo stato dell’arte dei locali, dall’altro nel mese di dicembre viene affidato per 31.000 euro l’incarico professionale del ‘Progetto di allestimento museale del Museo del Cappello Borsalino con supporti multimediali’ all’architetto Riccardo Roveda dello Studio Casali Roveda di Verona, mentre risale a ottobre l’affidamento “alla ditta Fratelli Signini di Signini Davide & C Snc l’incarico di trasferimento e ripristino funzionale degli arredi lignei del Museo del Cappello nella nuova sede del museo a pianoterra per un importo di 32.700 euro”.
Morale: il trasferimento è ancora da fare e se non vi saranno miracoli in corso d’opera l’Università del Piemonte Orientale perderà ancora un anno prima di realizzare le nuove aule, con la didattica che combatterà con spazi insufficienti quasi come all’epoca (e sono passati vent’anni) del riconoscimento dell’Ateneo. Se è così che la pubblica amministrazione locale vuole contribuire a fare di Alessandria una città universitaria, non si lamenti però se gli equilibri del Piemonte Orientale pendono verso altri centri.
In relazione al progetto del museo, c’è poi da registrare la recente lettera aperta del gruppo consiliare Pd – Lista Rossa che dopo avere affermato che “l’amministrazione comunale deve lavorare con convinzione alla riapertura al pubblico del rimodernato Museo Borsalino che sarà significativamente allestito al piano terra della sede originale della manifattura”, aggiunge che “il nuovo allestimento del Museo è previsto nel 2018 e in questo senso sarebbe utile istituire un gruppo di lavoro, un piccolo ma adeguato comitato scientifico, che sappia aggiungere contenuti futuri al progetto già presente e finanziato sia dalla Regione Piemonte che dalla Compagnia di San Paolo”. Quindi conclude parlando di un primo “step costruito dal Comune di Alessandria con Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Università del Pimonte Orientale, Fondazione Crt e azienda Borsalino. Allestire e gestire in modo moderno il Museo Borsalino sarebbe il miglior strumento per avvalorare la necessità, per qualunque nuova e definitiva proprietà dell’azienda, di confermare Alessandria come anima e cuore del rilancio del marchio e della produzione”.
Al momento di definitivo sull’azienda e sul marchio non c’è ancora nulla, tranne il percorso in tribunale. Il futuro della produzione è ovviamente legato all’esito della procedura fallimentare e della proprietà del marchio. E del museo per ora non esistono che locali vuoti a piano terra e la sala esposizioni ancora da smontare. L’ottimismo sarà anche “il profumo della vita”, per dirla con Tonino Guerra, però ad Alessandria è davvero dura.