Allucinazioni [Il Superstite 367]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

 

La mia vita, soprattutto quella che di tanto in tanto collide con l’arte, è stata caratterizzata dalle allucinazioni. Non proprio quelle che caratterizzano la sindrome schizofrenica (altrimenti sarei messo male), ma le visioni in quanto metafora. Da poco affacciato al mondo della musica militante e della composizione, scrissi una canzone con una profonda anima rock che s’intitolava, appunto, Allucinazioni. Rock certo, ma trovandoci nel 1968, con una sana atmosfera lisergica e psichedelica. Il testo non era equivocabile:

 

Mi alzo al mattino – e scendo dal letto – e non so quel che farò – vedo soltanto colori, visioni… ALLUCINAZIONI.

Poi corro in strada – incontro a te – e tu aspetti me – vedo il suo viso fra tanti colori… ALLUCINAZIONI.

Dopo tanta metrica, partiva una svisatona in Mi maggiore che poteva durare anche 20 minuti perché quelli erano tempi, appunto, psichedelici. La facevamo spesso in serata con i Privilege e incappavamo sempre in qualcuno che ci chiedeva se era dei New Trolls (perché alla lontana ricordava Visioni, analogia del titolo a parte). Dopo tre o quattro volte, sconsolato, rispondevo di sì, è dei New Trolls, così è se vi pare. Che palle a essere confusi pur con dei grandissimi.

Allucinazioni [Il Superstite 367] CorriereAl 1

Lo scorso anno, in Novembre, ho partecipato a un ameno convegno torinese dal titolo Visioni e io, tra i vari interventi, proprio di quello ho parlato, per la precisione della “Gente Ombra, ovvero Visioni nella Coda dell’Occhio”, ma non posso dilungarmi di più perché trattasi di relazione secretata per i futuri atti.  Per capirci, in un arco di mezzo secolo le allucinazioni, filosoficamente parlando, sono entrate più volte nel mio lavoro perché mi ha sempre più che sfiorato il dubbio che noi non “vediamo” la realtà. Che il mondo non è esattamente quello che ci appare. In primo luogo perché i sensi umani sono in grado di recepire solo una parte di quello che chiamiamo “realtà” (per es. solo una piccola porzione delle onde luminose e sonore può essere registrata dai canali della vista e dell’udito). Poi perché ogni senso è in grado di darci solo un certo tipo di informazioni della realtà che ci circonda, ad es. sensazioni solo visive o uditive o olfattive La chiudo qui perché il discorso è complesso e non è sede. Ma la chiudo soprattutto perché ho speso più di una cartella per introdurre il lavoro di un amico che si chiama Germano Innocenti, poeta e critico cinematografico, che ha appena pubblicato una raccolta di testi dal titolo, indovinate un po’, Allucinazioni. Poesie sulle zone di confine, visioni fulminanti, sguardi perduti tra le dimensioni.

Allucinazioni [Il Superstite 367] CorriereAl 2

Premesso che io non sono né un esperto né un cultore (a parte le poesie di Mario Mantelli che adoro visceralmente per le epoche rievocate), le “allucinazioni” di Germano Innocenti mostrano l’immediata secchezza del racconto breve oltre a una contiguità tematica che sento molto “mia”, per capirci. Prendete ad esempio questa che s’intitola La casa della fine del mondo, che con questo titolo è la prima che mi sono letto:

 

Vivo al piano di sopra della casa della fine del mondo

e la sento far tardi.

Ogni volta che ritorna mi sveglia.

Inizialmente non dormivo e l’odiavo.

Ora non dormo se non torna.

Non passa notte che non mi svegli.

Se non lo fa sto male.

Dormo poco ma quel poco mi basta per sognarmi.

 

O, se amate il gotico, la bitonale Notte delle streghe / giorno dei morti, di cui, data la lunghezza, pubblico un piccolo estratto.

 

Allucinazioni [Il Superstite 367] CorriereAl

La notte delle streghe si salda, allucinatoriamente, al giorno dei morti: torte con candele color carne discendenti da infiniti fili di ragnatele, nebbia di zucchero filato sulle tombe a terra, fiori di carta, fiori di meringa, dolcetti variopinti, sentieri di dobloni di cioccolata, croci cimiteriali ornate di nastrini, foto funebri in stile pop art, scheletri pirata inchiodati a cappelle di famiglia con trionfi di ulne e teschi caramellati.

Ovunque è morte di zucchero.

Ovunque è ombra commestibile.

Come leggiamo nel blog di Francesco Castellani  https://newsumbriablog.wordpress.com/, il libro è stato scritto tra  il 2007 e il 2013:  “le Allucinazioni sono una serie di visioni lisergiche idealmente situate fra le Illuminazioni di Rimbaud e le aperture liriche dell’immaginario di autori come Henry Miller o Céline. Nella ricerca della sensazione, oltre il verso tradizionale, il flusso di coscienza scardina l’ordine logico del discorso destrutturando le regole, sintattiche e non, conducendo il lettore in una sorta di abbandono mistico”.  Bellissimo testo di Edizioni Ensemble, adatto anche e soprattutto a chi ama il brivido esistenziale.