Giovanna Baraldi, direttore generale dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, non è più fra i manager della sanità. Nella tarda serata di lunedì è stato pubblicato sul sito del ministero l’elenco nazionale degli idonei al conferimento dell’incarico di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del servizio sanitario nazionale. In tutto sono 758 (di cui 209 donne) i candidati risultati idonei al termine del lungo lavoro della Commissione del Ministero della Sanità che ha lavorato dal 4 settembre all’8 febbraio. E Giovanna Baraldi non compare, mentre altri altri manager hanno superato l’esame. Così fra i piemontesi inseriti nell’elenco nazionale compare Gilberto Gentili, direttore dell’Asl Al, insieme ad alcuni dirigenti che hanno lavorato in provincia di Alessandria: Gianni Bonelli (Asl di Biella), Flavio Boraso (direttore generale Asl Torino 3), Nicola Giorgione (direttore di presidio all’ospedale San Giovanni Bosco), Ida Grossi (direttore generale Asl Asti), Stefano Manfredi (direttore generale Asl di Lecco).
Il processo di accorpamento dell’azienda ospedaliera e dell’Asl di Alessandria, avviato con la delibera della giunta regionale che con il mese di marzo passerà all’esame del Consiglio piemontese, prevede che vi sia un direttore unico. Chi? Ovviamente è presto per dirlo, anche se per la gestione della fase transitoria era stato ipotizzato un prolungamento degli incarichi fino al 31 dicembre (verrà nominato un commissario o un incarico speciale?). La nuova azienda sanitaria alessandrina infatti diventerà operativa il primo gennaio 2019. Intanto già oggi la Regione Piemonte dovrebbe annunciare le prime mosse in quanto con il mese di aprile scadono i mandati dei direttori delle strutture piemontesi e la selezione deve essere avviata subito.
Come saranno i prossimi mesi per l’ospedale di Alessandria? Sicuramente quanto meno complessi. Fra le scadenze più vicine c’è l’avvio della nuova terapia intensiva, a fianco del blocco operatorio aperto sopra il Pronto soccorso, oltre al completamento di un poliambulatorio interno, mentre sono aperti alcuni procedimenti per la nomina di almeno una parte di dirigenti medici il cui posto è vacante. Ma quello che rimane ancora in discreta misura incerto è il processo avviato per il riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico). Avviato originariamente con decisione e con il coinvolgimento delle istituzioni locali e una positiva apertura della Regione Piemonte, adesso è avvolto dalle nebbie. Vi sarebbe stata, il condizionale è d’obbligo perché dalla direzione generale non filtra alcuna informazione, una strana modifica in corso d’opera e il progetto di Irccs sarebbe virato verso ematologia (campo dove in Piemonte peraltro opera da anni in modo egregio l’istituto di Candiolo), mentre l’ipotesi di base, che sarebbe condivisa anche a livello regionale, puntava sul potenziamento della ricerca sui mesoteliomi e su un centro studi collegato alle patologie ambientali che potrebbe rappresentare, questo sì, una realtà unica non solo in Piemonte. Chi ha pensato di modificare l’obiettivo originario? Perché? Certo, è il commento raccolto in alcuni ambienti regionali, niente è sostanzialmente compromesso. Però bisogna procedere in modo compatto, chiaro e univoco perché i passaggi per il riconoscimento sono ancora moltissimi. Un passo importante sarà la nomina del direttore unico. Un primo elemento di chiarezza dopo una fase di confusione che alla sanità alessandrina non ha fatto bene.