Fiume Tanaro e pescatori #2 [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

 

Per cercare di mantenere la forma fisica (quella poca che resta!), spesso vado a camminare in zone periferiche della città – le meno inquinate dai gas di scarico degli automezzi – ed in quei momenti di leggerissima attività fisica lascio andare i pensieri senza guinzaglio. Allora si affacciano alla mente riflessioni di ogni tipo, concetti, cose più o meno intelligenti e… utopie.

La scorsa settimana, camminando lungo la sponda del fiume Tanaro, ho pensato in particolare ad una delle migliaia di antiche cartoline della mia collezione. Una cartolina molto caratteristica.1

Fiume Tanaro e pescatori #2 [Un tuffo nel passato] CorriereAl 1

Si può osservare una veduta del Tanaro in un periodo di piena (come recita la didascalia che si legge al verso), sulla cui sponda si trova addirittura un gregge di pecore al pascolo. Anche le erbe dell’argine potevano costituire il necessario nutrimento per gli ovini.

Guardando con attenzione si vede che le acque hanno già raggiunto un livello considerevole, e lo si evince in particolare osservando il ponte della ferrovia con i piloni quasi completamente sommersi. Qualche persona curiosa, protetta dal parapioggia, staziona sulla riva osservando il livello del fiume che ha già superato i consueti limiti dell’alveo.

La cartolina è certamente insolita, in quanto poco rappresentativa della città ed allo stesso tempo è curiosa, per il fatto che racchiuda – oltre che una piena, circostanza insolita – anche un mondo irripetibile e molto lontano dal nostro non solo per dimensione temporale.

Fiume Tanaro e pescatori #2 [Un tuffo nel passato] CorriereAl 2

Cartolina curiosa anche per il testo che custodisce. Un certo contrasto infatti è generato dal raffronto della grafia – tutt’altro che insicura – con le parole, che invece si mostrano goffe e sgrammaticate.

I destinatari e l’indirizzo dell’oggetto postale sono qui elencati: Signora Emilia Pettoleti (…) / Enrica Nardi – Pettoleti / Cap. A. Nardi (…) / Leggione Carrabinieri Reali / Napoli.

Il testo è qui, fedelmente trascritto:

Il suo Attenddenthe si ricorda sempre di Lui e ci bacia collettivamente le mani ecc… Suo Servitore Mario e famigliari”.

Il breve scritto termina con le firme, che – con qualche difficoltà – si interpretano così.

Anna / Cabiria Emiglietta e cicisbeo!” (Ancora un’altra scritta, per nulla comprensibile, si trova accanto alle firme appena sopra riportate).

Il testo di questa cartolina del 1930 risulta molto divertente ed involontariamente ironico agli occhi di noi contemporanei.

Chi ama Alessandria come l’amo io sa quanto si soffra nel vedere le cose che non vanno e quanto si vorrebbe aiutarla (con idee e anche fisicamente) a riscattarsi e per far sì che possa diventare esempio per le altre città e per l’Italia intera.

Utopia, certamente si tratta di utopia! esclamerebbero tanti scettici, ascoltando queste opinioni.

Il bello è che io in queste idee ci creda e senta la necessità di condividerle, volendo sperare di trovare qualcuno che possa, magari, metterle a frutto.

Non voglio, in questa sede, tessere gli elogi o parlare dei problemi degli anni a cui la cartolina fa riferimento, mi piacerebbe però però provare a formulare alcune riflessioni.

Il Tanaro mi fa tornare alla mente ricordi e racconti dei vecchi ortolani, gli abitanti del sobborgo Orti, i quali, in tempi lontani – proprio grazie al fiume Tanaro – potevano accrescere le misere risorse dovute alla povertà. A quel tempo ognuno si arrangiava come poteva per cercare di sopravvivere o per vivere un poco meglio.

Tanti di quegli ortolani si dedicavano alla pesca e – grazie a questa attività – riuscivano a raggranellare qualche moneta o potevano permettersi pesce fresco (e non ancora inquinato) sulla tavola. Molti praticavano anche una sorta di pesca alternativacatturando rami o addirittura – meglio ancora – tronchi di alberi che andavano alla deriva, trasportati dalla corrente.

Una lunga lenza con in fondo, ben legata, una sorta di ancoretta a quattro bracci veniva abilmente lanciata verso il largo, nella speranza di agganciare il legno e – con quella – far accostare il naufrago alla riva.

Molti sono i rifiuti che il Tanaro, soprattutto durante periodi di piena fa suoi e porta con sé nel suo percorso, oggi come ieri. Rifiuti utili o potenzialmente tali ed altri inutili o addirittura dannosi.

Ormai più nessuno va a pesca di legna da ardere e tantomeno interesserebbe prendere oggetti che la corrente accompagna fino nel Po (Son sicuro che nascerebbe ad hoc un nuovo balzello riguardante questa attività, seppure utile all’ambiente).

Queste storie, per qualcuno forse noiose, hanno generato in me ragionamenti che non credo siano del tutto strampalati.

Partendo dal Tanaro i miei pensieri sono finiti… in mare.

Fiume Tanaro e pescatori #2 [Un tuffo nel passato] CorriereAlIl grande problema del mare e dei suoi abitanti (oltre che per noi umani) è la sostanziosa quantità di plastica che ormai è presente ovunque, nei suoi abissi e su tutte le sue sponde. Plastica dannosa che ormai è stata rilevata anche a livello molecolare nelle creature marine e che costantemente causa la moria di tartarughe, di cetacei e di molte altre specie viventi.2

Quindi, da questo, sorge spontanea una domanda.

Che cosa si può fare per interrompere questa cascata di rifiuti in mare? Moltissime sono le iniziative da attuare. Certamente favorendo in ogni modo (a livello globale) la produzione di materiali biodegradabili al posto di quelli non ecologici.

È materia trattata proprio in questi giorni da televisioni e da giornali con riferimento anche alle borse biodegradabili diventate obbligatorie per l’acquisto di frutta e verdura. Io però, fra le tante ipotesi, avrei in mente anche altre soluzioni collaterali che potrebbero portare grandissimo beneficio alla città e al cittadino (di Alessandria ma anche di tutte le altre città). Per questo motivo spero che chi di dovere possa leggere queste mie brevi note e riflettere in proposito.

Partirei proprio da questa città per lanciare un’idea, forse un poco rivoluzionaria, che mi frulla per la testa già da qualche tempo. Mi piacerebbe che esperti del settore prendessero in considerazione queste mie parole e ne potessero realmente mettere in pratica i benefici da me auspicati. Ecco cosa penso si potrebbe fare.

AMAG Ambiente gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti; indipendentemente da questo ci sono immondizie di ogni tipo in tante strade e lungo i marciapiedi (colpa di cittadini che non meritano di vivere nella società civile).

Il Comune di Alessandria (e/o AMAG) potrebbe incentivare la raccolta dei quattro principali prodotti riciclabili, ad opera di chi lo volesse fare, pagando a peso il quantitativo di volta in volta conferito. Il valore dovrebbe essere calcolato partendo anche dal prezzo di mercato dei vari elementi.

Vetro, carta, plastica e metallo sono spesso abbandonati lungo i marciapiedi, nei fossi delle strade intercomunali e in ogni dove. I quattro diversi tipi di materiali potrebbero essere stoccati e poi rivenduti come materie prime a ditte che già ne fanno uso per gli scopi più appropriati.

In questo modo la grande mole di “immondizia” (non del tutto inutile, bensì riciclabile) scomparirebbe dalle strade.

Spazzatura che sparirebbe forse anche dai cassonetti relativi a quelle tipologie e da quelli pertinenti i rifiuti indifferenziati – qualora ne contenessero – a totale beneficio dell’ambiente.

Ritengo che con la messa in pratica di questa idea si potrebbero raggiungere notevoli e diversi obiettivi.

1) In primis sparirebbero dalle strade della città latine (metallo), bottiglie (vetro e plastica) e carta/cartone.

2) Molte persone, raccogliendo e conferendo questi prodotti, potrebbero raggranellare almeno i soldi per il pane senza dover rovistare nei cassonetti o chiedere l’elemosina davanti ai supermercati e ai negozi.

3) Il Comune beneficerebbe di un sensibile abbattimento dei costi per la raccolta dei rifiuti rinegoziando gli importi da sborsare per questo servizio, dal momento che con l’attuazione di quanto suggerito si ridurrebbe la mole di ciò che deve essere smaltito.

4) Ultimo ma non ultimo potremo avere certamente un mare più pulito, in proporzione al numero e alla grandezza delle città disposte ad abbracciare questo progetto.

Questa non è certamente la sede più adatta per organizzare un tavolo di lavoro sull’argomento. La mia è soltanto una modesta (ma a mio avviso importante) proposta che andrebbe studiata nel minimo dettaglio. Certamente accanto alla raccolta dei rifiuti gravitano tali e tanti interessi personali e di parte che sarà forse difficile riuscire ad intaccare il sistema esistente. Io però ci credo e ci spero.

Parallelamente occorrerebbe pensare al riutilizzo dei recipienti come si faceva fino a circa una trentina di anni fa. Latte, vino, birra, acqua e altri prodotti dovrebbero tornare ad essere posti sul mercato rigorosamente col sistema del vuoto a rendere.

Saranno poi le varie imprese a decidere se riutilizzare i contenitori di ritorno dopo la doverosa sterilizzazione o se raccoglierli e stoccarli per poi rivenderli alle ditte che li ricicleranno.

Non credo che in questa sorta di pacifica rivoluzione – che auspico – possano esserci categorie di lavoratori a rischio impiego; dovrebbe esserci invece soltanto una ridistribuzione di compiti con benefici per tutti e soprattutto per il pianeta.

Forse le mie parole hanno origine nel Paese chiamato Utopia ma se “Volere è potere” credo che con il ragionamento e con il confronto si possa arrivare a trovare soluzioni tali che possano servire a migliorare la qualità della vita e a portare benessere.

Forse, spero un giorno non troppo lontano, tutti potranno tornare a godere di mari senza rifiuti e di un ambiente più sano.

 

1 Cartolina pubblicata sul volume Album Alessandrino / Cartoline e Cronache d’epoca : Operazione nostalgia n. 1 / Tony Frisina ; prefazione di Giovanni Sisto. – Castelnuovo Scrivia : Maxmi, stampa 1992.

2 http://tg24.sky.it/ambiente/2017/01/23/Inquinamento-plastica-sky-mare-da-salvare.html